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Ricorso inammissibile: quando mancano i fatti

Un soggetto, condannato per reati legati agli stupefacenti a seguito di un patteggiamento in appello, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando la mancata verifica di cause di non punibilità. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che il motivo di appello era generico e privo di qualsiasi riferimento a elementi fattuali concreti che avrebbero giustificato tale verifica, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Necessità di Fatti Concreti

Nel processo penale, l’impugnazione di una sentenza è un diritto fondamentale, ma deve essere esercitato secondo regole precise. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci ricorda un principio cardine: un ricorso, per essere esaminato, deve basarsi su elementi specifici e non su critiche generiche. In caso contrario, il rischio è una declaratoria di ricorso inammissibile, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria. Analizziamo insieme questa ordinanza per capirne le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso in Analisi

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo per reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti, commessi in continuazione tra loro. La pena era stata determinata in secondo grado a seguito di un ‘concordato in appello’, una sorta di accordo tra accusa e difesa sulla pena da applicare, ratificato dalla Corte d’Appello. Nonostante l’accordo, l’imputato ha deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando un presunto ‘vizio di motivazione’. Nello specifico, sosteneva che la Corte d’Appello avesse omesso di verificare l’eventuale presenza di cause di non punibilità, come previsto dall’articolo 129 del codice di procedura penale.

Il Principio di Diritto e il Ricorso Inammissibile

Il cuore della questione risiede nella natura del ricorso per cassazione. La Suprema Corte non è un terzo grado di giudizio dove si riesaminano i fatti, ma un giudice di legittimità, il cui compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Per questo motivo, un ricorso inammissibile è quello che non rispetta i canoni imposti dalla legge. Quando un ricorrente lamenta un vizio di motivazione, non può limitarsi a una critica astratta e generica. Deve, al contrario, indicare con precisione quali elementi fattuali, già presenti agli atti, il giudice di merito avrebbe ignorato o mal interpretato e perché tale omissione avrebbe portato a una decisione errata.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso presentato dall’imputato inammissibile. I giudici hanno evidenziato come il motivo di ricorso fosse del tutto generico. L’appellante si era limitato a denunciare una mancata verifica da parte della Corte d’Appello, senza però fornire alcuna indicazione concreta sugli elementi di fatto che avrebbero dovuto imporre tale controllo. In altre parole, non è stato specificato quale causa di non punibilità (ad esempio, la prescrizione) sarebbe potuta sussistere e sulla base di quali prove. La doglianza, quindi, è stata ritenuta una formula di stile, priva di reale contenuto e non idonea a innescare il sindacato di legittimità.

Le Motivazioni dietro l’Inammissibilità del Ricorso

La motivazione della Suprema Corte è chiara e didattica. Viene ribadito che l’obbligo del giudice di dichiarare d’ufficio determinate cause di non punibilità, anche dopo un accordo sulla pena, presuppone che gli elementi per farlo emergano chiaramente dagli atti processuali. Se il ricorrente intende lamentare un’omissione su questo punto, ha l’onere di indicare in modo specifico e puntuale quali fossero tali elementi. In assenza di questa specificazione, la censura si risolve in una doglianza astratta e, come tale, non consentita. La Corte ha inoltre sottolineato che la presentazione di un ricorso con tali carenze denota una colpa da parte del ricorrente, giustificando la condanna al pagamento non solo delle spese processuali, ma anche di una somma in favore della Cassa delle Ammende.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre una lezione importante per chi opera nel diritto: la precisione e la concretezza sono requisiti essenziali nella redazione degli atti di impugnazione. Presentare un ricorso basato su critiche generiche non solo è inutile ai fini del processo, ma si rivela anche dannoso per l’assistito, che si vedrà condannato a ulteriori pagamenti. La decisione rafforza il principio di autosufficienza del ricorso, secondo cui l’atto deve contenere tutti gli elementi necessari per permettere al giudice di decidere senza dover consultare altri documenti. In definitiva, un appello efficace è un appello ben argomentato e fondato su fatti concreti, non su mere supposizioni.

Perché un ricorso per cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se non rispetta i requisiti di legge. Nel caso specifico, è stato ritenuto tale perché il motivo era formulato in modo generico e non conteneva l’indicazione di elementi fattuali specifici che avrebbero dovuto essere presi in considerazione dal giudice di merito.

Cosa significa lamentare la mancata verifica delle cause di non punibilità?
Significa sostenere che il giudice non ha controllato, come invece dovrebbe fare, se esistessero circostanze che impediscono l’applicazione di una pena (ad esempio, la prescrizione del reato). Tuttavia, per essere valida, questa lamentela deve indicare quali fatti concreti, presenti nel fascicolo, avrebbero dovuto portare il giudice a effettuare tale verifica.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
Oltre alla conferma della condanna, chi presenta un ricorso inammissibile viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso 3.000 euro) da versare alla Cassa delle Ammende, a causa della propria colpa nell’aver avviato un’impugnazione priva dei presupposti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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