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Ricorso inammissibile: quando manca la specificità

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile per i reati di furto e indebito utilizzo di carte di pagamento. La decisione si fonda sulla genericità e mancanza di specificità dei motivi, che si limitavano a riproporre le tesi d’appello senza una critica puntuale alla sentenza impugnata, configurandosi come un tentativo di rivalutazione del merito non consentito in sede di legittimità.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Specificità dei Motivi come Requisito Fondamentale

Nel complesso iter della giustizia penale, il ricorso per Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio, un momento cruciale in cui si può contestare una sentenza di condanna. Tuttavia, l’accesso a questa fase non è automatico né scontato. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per analizzare un ostacolo procedurale dirimente: il ricorso inammissibile per mancanza di specificità dei motivi. Questo principio, sancito dall’articolo 581 del codice di procedura penale, è fondamentale per garantire l’efficienza del sistema e il corretto funzionamento del giudizio di legittimità.

I Fatti del Processo

Il caso in esame ha origine da una sentenza della Corte di Appello che confermava la responsabilità penale di un individuo per i reati di furto (art. 624 c.p.) e di indebito utilizzo e falsificazione di carte di pagamento (art. 493-ter c.p.). Insoddisfatto della decisione, l’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, affidando le sue speranze di riforma della sentenza a due principali motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso

Il ricorrente basava la sua difesa su due argomenti principali:

1. Genericità della Motivazione: Il primo motivo contestava la correttezza della motivazione della sentenza d’appello, ritenendola generica e indeterminata riguardo agli elementi che provavano la sua colpevolezza.
2. Errato Bilanciamento delle Circostanze: Con il secondo motivo, si lamentava la decisione dei giudici di merito di considerare equivalenti le circostanze attenuanti generiche rispetto alle aggravanti contestate, chiedendo invece che le attenuanti venissero giudicate prevalenti.

Entrambi i motivi, tuttavia, si sono scontrati con il rigoroso filtro di ammissibilità della Suprema Corte.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, esaminando il ricorso, lo ha dichiarato inammissibile, fornendo chiarimenti preziosi sui limiti del proprio sindacato e sui requisiti di un’impugnazione valida.

La Mancanza di Specificità e il divieto di una nuova valutazione del merito nel ricorso inammissibile

Il fulcro della decisione risiede nel primo motivo. I giudici hanno stabilito che il ricorso era privo del requisito di specificità. In altre parole, le critiche mosse alla sentenza d’appello erano considerate “apparenti”. Il ricorrente non aveva instaurato un vero e proprio confronto critico con le argomentazioni complesse e dettagliate esposte dai giudici di merito, ma si era limitato a riproporre le stesse tesi già respinte in secondo grado.

La Corte ha ribadito un principio cardine: il giudizio di Cassazione è un sindacato di legittimità, non un terzo grado di merito. Non è possibile chiedere ai giudici supremi una “rivalutazione delle fonti probatorie” o una “alternativa ricostruzione dei fatti”. Il ricorso si trasformava, quindi, in un tentativo inammissibile di ottenere un nuovo giudizio sui fatti, compito che spetta esclusivamente ai tribunali di primo e secondo grado.

La Discrezionalità del Giudice di Merito nel Bilanciamento delle Circostanze

Anche il secondo motivo è stato ritenuto manifestamente infondato. La Cassazione ha ricordato che il giudizio di comparazione tra circostanze aggravanti e attenuanti è una valutazione tipicamente discrezionale del giudice di merito. Questa scelta può essere censurata in sede di legittimità solo se è il risultato di un “mero arbitrio o di ragionamento illogico”. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva motivato la scelta dell’equivalenza come la più idonea a garantire l’adeguatezza della pena. Tale motivazione, seppur sintetica, è stata considerata sufficiente e, pertanto, non sindacabile.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento è un monito fondamentale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione. Evidenzia come la redazione di un ricorso non possa essere una semplice ripetizione di argomenti già spesi. È necessario, invece, un’analisi puntuale e tecnica della sentenza impugnata, finalizzata a individuare specifici vizi di legittimità, come l’errata applicazione della legge o una manifesta illogicità della motivazione. Un ricorso inammissibile non è solo una sconfitta processuale, ma rappresenta anche la conseguenza di un’impostazione difensiva che non ha saputo rispettare i confini rigorosi del giudizio di legittimità.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Secondo l’ordinanza, un ricorso è inammissibile quando è privo dei requisiti di specificità previsti dall’art. 581 c.p.p., ovvero quando i motivi sono generici, non si confrontano criticamente con le argomentazioni della sentenza impugnata e tendono a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove e i fatti del processo?
No, la Corte chiarisce che il suo giudizio è un sindacato di legittimità. Non può procedere a una “rivalutazione delle fonti probatorie” o a una “alternativa ricostruzione dei fatti”, compiti che spettano esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello).

Il giudizio sul bilanciamento tra circostanze attenuanti e aggravanti può essere contestato in Cassazione?
L’ordinanza afferma che tale giudizio è una valutazione discrezionale tipica del giudice di merito. Può essere contestato in Cassazione solo se è frutto di “mero arbitrio o di ragionamento illogico”, ma non se la motivazione, come nel caso di specie, è sufficiente a giustificare la scelta (in questo caso, l’equivalenza tra le circostanze).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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