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Ricorso inammissibile: quando manca la specificità

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per occupazione di suolo pubblico. La decisione si fonda sulla mancata specificità dei motivi: l’imputato non ha contestato le prove valorizzate nella sentenza d’appello (testimonianze e sopralluoghi), limitandosi a contrapporre altre dichiarazioni testimoniali senza argomentarne la prevalenza. La Suprema Corte ribadisce che per un ricorso valido è essenziale confrontarsi criticamente con le motivazioni del provvedimento impugnato.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Guida alla Specificità dei Motivi

Presentare un ricorso in Cassazione è un’operazione tecnica che richiede il rispetto di regole precise. Una di queste è il principio di specificità, che impone di non limitarsi a lamentare un’ingiustizia, ma di attaccare punto per punto le fondamenta logiche della sentenza che si contesta. Un’ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la violazione di questa regola porti a un ricorso inammissibile, con conseguente condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un cittadino condannato in Corte d’Appello per il reato di invasione di terreni, previsto dall’art. 633 del codice penale. L’accusa era di aver occupato una porzione di suolo pubblico con una recinzione e altre opere. L’imputato, nel suo ricorso per cassazione, ha contestato la sentenza sostenendo che i giudici di merito non avessero valutato correttamente le dichiarazioni dei suoi testimoni. Secondo la sua tesi, queste testimonianze avrebbero dimostrato che il reato era stato commesso dal precedente proprietario dell’immobile, e non da lui.

L’Ordinanza della Corte di Cassazione e il Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza dell’imputato, ma si concentra su un vizio procedurale fondamentale: la mancanza di correlazione tra i motivi del ricorso e le ragioni della sentenza impugnata. Il ricorrente si è limitato a contrapporre le dichiarazioni dei propri testimoni a quelle dei testimoni valorizzati dalla Corte d’Appello, senza però spiegare perché queste ultime fossero inattendibili o perché le proprie dovessero prevalere.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha evidenziato che la sentenza d’appello basava la sua decisione su elementi concreti e oggettivi. In particolare, faceva riferimento alle dichiarazioni di due testimoni e agli esiti di ripetuti sopralluoghi, l’ultimo dei quali, nel 2018, aveva accertato la presenza di una recinzione e altre opere su suolo pubblico. La Corte ha sottolineato che un ricorso inammissibile è tale non solo quando è vago, ma anche quando non si confronta con la struttura argomentativa della decisione che contesta. In altri termini, non basta dire “i miei testimoni dicono il contrario”, ma è necessario smontare la logica del giudice precedente, dimostrando l’inadeguatezza delle prove da lui scelte o la superiore forza probatoria di quelle trascurate. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva dato maggior peso alla rappresentazione oggettiva dei fatti emersa dai sopralluoghi delle forze di polizia, piuttosto che alle dichiarazioni rese dall’imputato o dai suoi testimoni. Il ricorrente avrebbe dovuto attaccare questo specifico punto, ma non lo ha fatto.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione. L’esito del giudizio di legittimità non dipende da una semplice rilettura delle prove, ma da un’analisi critica e puntuale della decisione impugnata. È indispensabile che il ricorso instauri un dialogo diretto con le motivazioni della sentenza, evidenziandone le crepe logiche, le violazioni di legge o i vizi di motivazione. In assenza di questo confronto critico, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile, con la conseguenza per il ricorrente di dover sostenere non solo le spese processuali, ma anche il pagamento di una sanzione a favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico ammontava a tremila euro.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile non solo quando risulta intrinsecamente vago e indeterminato, ma anche quando manca della necessaria correlazione con le ragioni poste a fondamento del provvedimento che si sta impugnando.

È sufficiente proporre testimonianze a proprio favore per contestare efficacemente una sentenza?
No, non è sufficiente. Secondo la Corte, il ricorrente ha l’onere di analizzare le prove valorizzate nella sentenza (in questo caso, le dichiarazioni di altri testi e gli esiti dei sopralluoghi) e di illustrare le ragioni della loro inadeguatezza o della prevalenza delle prove a proprio favore.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, stabilita discrezionalmente dal giudice, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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