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Ricorso inammissibile: quando l’appello è una copia

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. Il motivo è che l’atto di ricorso si limitava a ripetere le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata. Questa decisione sottolinea l’importanza di presentare motivi di impugnazione specifici e argomentati, pena la condanna al pagamento di spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 30 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione boccia l’appello ‘fotocopia’

Quando si decide di impugnare una sentenza, è fondamentale presentare argomenti nuovi e specifici. Limitarsi a riproporre le stesse doglianze già respinte in un grado di giudizio precedente può portare a una dichiarazione di ricorso inammissibile, con conseguente condanna a pesanti sanzioni. È quanto ribadito dalla Corte di Cassazione in una recente ordinanza, che analizziamo nel dettaglio.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna per Guida in Stato di Ebbrezza al Ricorso in Cassazione

Il caso nasce dalla condanna di un automobilista da parte del Tribunale e, successivamente, della Corte d’Appello per il reato di guida in stato di ebbrezza, aggravato dall’aver causato un incidente stradale. La pena inflitta era di quaranta giorni di arresto e 1.600 euro di ammenda. Non soddisfatto della decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione. Il motivo del ricorso era uno solo: la presunta erronea applicazione della circostanza aggravante, sostenendo che non ne ricorressero i presupposti.

La Decisione della Corte: Focus sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato l’atto e ha preso una decisione netta: il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Questa decisione non è entrata nel merito della questione sollevata (cioè se l’aggravante fosse applicabile o meno), ma si è fermata a un livello precedente, quello procedurale. La Corte ha rilevato un vizio fondamentale nell’impostazione del ricorso, tale da impedirne l’analisi.

La Funzione dell’Impugnazione secondo la Legge

Per comprendere la decisione, è essenziale capire quale sia la funzione di un’impugnazione. Secondo la giurisprudenza costante, e come ricordato nell’ordinanza, l’impugnazione non è una semplice richiesta di riesame, ma una ‘critica argomentata’ al provvedimento che si contesta. Ciò significa che l’appellante deve indicare in modo specifico le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che sostengono la sua richiesta, confrontandosi puntualmente con le motivazioni addotte dal giudice precedente.

Il Problema del Ricorso Ripetitivo

Nel caso specifico, i giudici di legittimità hanno osservato che il ricorso presentato era, di fatto, una semplice riproposizione delle medesime critiche già avanzate nell’atto di appello avverso la sentenza di primo grado. L’imputato non si era confrontato con le argomentazioni con cui la Corte d’Appello aveva respinto le sue doglianze, ma si era limitato a reiterarle. Questo comportamento svuota l’impugnazione della sua funzione essenziale, trasformandola in un tentativo sterile di ottenere un terzo grado di giudizio di merito, che non è consentito in sede di legittimità.

Le Motivazioni: Perché un Ricorso ‘Fotocopia’ è Destinato al Fallimento?

La motivazione della Corte si fonda su un principio cardine del diritto processuale penale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio sui fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge (legittimità). Quando un ricorso si limita a ripetere argomenti già vagliati e respinti dalla Corte d’Appello, senza attaccare specificamente la logica e la correttezza giuridica delle motivazioni di quest’ultima, viene meno la sua stessa ragione d’essere. La Corte Suprema ha sottolineato che un atto di impugnazione deve instaurare un dialogo critico con la decisione impugnata. Se questo dialogo manca, e ci si limita a riproporre le stesse lamentele, l’atto è privo della specificità richiesta dalla legge e deve essere dichiarato inammissibile.

Conclusioni: L’Importanza della Critica Argomentata nell’Impugnazione

Questa ordinanza serve da monito: la redazione di un atto di impugnazione, specialmente un ricorso per cassazione, richiede rigore e specificità. Non è sufficiente essere in disaccordo con una sentenza; è necessario smontare analiticamente le ragioni del giudice, evidenziando errori di diritto o vizi logici nella motivazione. Un ricorso inammissibile non solo preclude ogni possibilità di successo, ma comporta anche conseguenze economiche significative, come la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso ammontava a 3.000 euro.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando non rispetta i requisiti di legge, ad esempio quando si limita a ripetere i medesimi motivi già presentati e respinti in appello, senza confrontarsi criticamente e specificamente con le motivazioni della sentenza impugnata.

Qual è la funzione tipica di un atto di impugnazione secondo la Cassazione?
La funzione tipica è quella di una ‘critica argomentata’ contro il provvedimento che si contesta. L’atto deve contenere l’indicazione specifica delle ragioni di diritto e degli elementi di fatto che sostengono la richiesta, instaurando un confronto puntuale con le argomentazioni del giudice precedente.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta, per legge, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende (nel caso di specie, 3.000 euro), salvo la presenza di eccezionali ragioni di esonero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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