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Ricorso inammissibile: quando l’appello è una copia

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché l’imputato si è limitato a riproporre le stesse argomentazioni del precedente grado di giudizio, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza d’appello. La Corte ribadisce che l’impugnazione deve consistere in una critica argomentata al provvedimento e non in una mera ripetizione di doglianze già respinte, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Perché Copiare i Motivi d’Appello non Funziona in Cassazione

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultima possibilità per contestare una sentenza di condanna. Tuttavia, non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. È un esame di legittimità, e per questo richiede un approccio tecnico e specifico. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un errore comune che porta a un ricorso inammissibile: la semplice riproposizione dei motivi già presentati in appello. Analizziamo questa decisione per capire perché una critica mirata alla sentenza impugnata è essenziale.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna alla Rideterminazione della Pena

La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Pescara per un reato di furto in abitazione (art. 624-bis c.p.). In seguito, la Corte di Appello di L’Aquila, in parziale riforma della prima sentenza, ha concesso all’imputato un’attenuante, rideterminando la pena in un anno, due mesi e sette giorni di reclusione, oltre a una multa di 400 euro.

Nonostante questa parziale vittoria, l’imputato ha deciso di proseguire la sua battaglia legale, proponendo ricorso per cassazione. La sua contestazione si concentrava su due punti: l’eccessiva quantificazione della sanzione e il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche nella loro massima estensione.

Il Ricorso in Cassazione: Una Strategia Che Porta a un Esito Scontato

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato un unico motivo di ricorso, lamentando la violazione di legge e la mancanza di motivazione da parte della Corte di Appello. Tuttavia, l’analisi della Suprema Corte ha rivelato un vizio fondamentale che ha reso l’impugnazione inefficace fin dall’inizio.

I giudici di legittimità hanno infatti osservato che il ricorso non era altro che una pedissequa reiterazione delle critiche già sollevate con l’atto di appello. Invece di contestare specificamente le argomentazioni con cui la Corte territoriale aveva giustificato la propria decisione, la difesa si era limitata a riproporre le stesse doglianze, ignorando completamente la logica e congrua motivazione della sentenza di secondo grado.

La funzione dell’impugnazione e il vizio del ricorso inammissibile

La Cassazione ha colto l’occasione per ribadire un principio cardine del diritto processuale penale. La funzione tipica di un’impugnazione non è quella di lamentarsi genericamente di una decisione sfavorevole, ma di sferrare una “critica argomentata” al provvedimento che si intende contestare. Questo significa che l’atto di ricorso deve necessariamente contenere un confronto puntuale con le motivazioni della sentenza impugnata, indicando in modo specifico le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che ne dimostrerebbero l’erroneità.

Le Motivazioni della Cassazione: Il Principio del Confronto Critico

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile proprio perché mancava questo confronto critico. Se il motivo di ricorso, come nel caso di specie, si limita a copiare e incollare i motivi di appello senza interagire con la risposta fornita dal giudice del gravame, esso perde la sua unica funzione e si destina inevitabilmente all’inammissibilità. La Corte ha richiamato la sua consolidata giurisprudenza (cfr., ex plurimis, Sez. 6, n. 8700 del 21/01/2013), secondo cui è inammissibile il ricorso per cassazione che riproduce e reitera gli stessi motivi già motivatamente respinti in secondo grado.

Le Conclusioni: Le Conseguenze Pratiche di un Ricorso Inammissibile

La dichiarazione di inammissibilità non è priva di conseguenze. Oltre a rendere definitiva la condanna stabilita dalla Corte di Appello, essa comporta, per legge, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, la Corte ha condannato l’imputato al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione serve da monito: il ricorso in Cassazione è uno strumento serio che deve essere utilizzato con perizia tecnica, non un tentativo generico di ottenere una revisione del merito. La mancata elaborazione di una critica specifica e pertinente alla sentenza di appello costituisce un errore procedurale che il sistema sanziona severamente.

Perché un ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché si è limitato a riproporre gli stessi motivi già presentati nell’atto di appello, senza confrontarsi criticamente con le argomentazioni contenute nella sentenza impugnata.

Qual è la funzione essenziale di un atto di impugnazione secondo la Corte?
La funzione essenziale è quella di sviluppare una critica argomentata avverso il provvedimento che si contesta, indicando specificamente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che fondano il dissenso rispetto alla motivazione del giudice precedente.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
La persona che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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