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Ricorso inammissibile: quando l’appello è una copia

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché l’imputato, condannato per non essersi identificato dopo un incidente stradale, ha riproposto gli stessi motivi d’appello senza confrontarsi criticamente con la sentenza di secondo grado, venendo meno alla funzione dell’impugnazione.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e il Divieto di “Copia-Incolla”

Presentare un atto di impugnazione è un’arte che richiede precisione, argomentazione e, soprattutto, un confronto critico con la decisione che si intende contestare. Quando questa dialettica viene a mancare, il rischio concreto è quello di vedersi dichiarare il ricorso inammissibile. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di questo principio, sottolineando come la mera riproposizione dei motivi di appello nel ricorso per cassazione sia una strategia destinata al fallimento. Analizziamo insieme il caso e le sue importanti implicazioni.

I Fatti: Un Incidente e un Allontanamento Discusso

La vicenda trae origine da un incidente stradale in cui un automobilista investiva due persone anziane. Dopo il sinistro, l’uomo si fermava e attendeva l’arrivo dell’ambulanza per prestare i primi soccorsi. Tuttavia, prima che le autorità potessero procedere alla sua identificazione, egli si allontanava dal luogo dell’incidente con la scusa di dover spostare la propria autovettura, senza poi fare più ritorno. Questo comportamento ha portato alla sua condanna in primo e secondo grado per la violazione dell’art. 189 del Codice della Strada, che punisce l’omissione di soccorso e l’inottemperanza all’obbligo di fermarsi e identificarsi dopo un incidente con danni alle persone.

L’Iter Giudiziario e l’Approdo in Cassazione

La Corte d’Appello confermava la sentenza di primo grado, ritenendo provata la responsabilità penale dell’imputato. La difesa, non soddisfatta della decisione, proponeva ricorso per cassazione, lamentando un’erronea applicazione della legge penale. Il nucleo della difesa si basava su argomentazioni già presentate e respinte nel giudizio d’appello, senza aggiungere nuovi elementi critici nei confronti della sentenza impugnata.

La Decisione sul Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione non è entrata nel merito delle argomentazioni difensive, ma si è fermata a un livello procedurale, rilevando un vizio fondamentale nella struttura stessa dell’atto di impugnazione. L’inammissibilità ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Suprema Corte: La Funzione Critica dell’Impugnazione

Le motivazioni della Cassazione sono lapidarie e si fondano su un principio consolidato della procedura penale: l’impugnazione non è una semplice richiesta di un nuovo giudizio, ma una critica argomentata e specifica al provvedimento che si contesta. Il ricorso deve instaurare un dialogo serrato con le motivazioni della sentenza impugnata, evidenziandone le presunte falle logiche o le violazioni di legge.

Nel caso di specie, il ricorrente si è limitato a riproporre pedissequamente le stesse doglianze già sollevate in appello, senza confrontarsi con le risposte che la Corte territoriale aveva fornito. I giudici di legittimità hanno ribadito che un ricorso che ignora la motivazione della sentenza di secondo grado e si limita a reiterare le critiche alla sentenza di primo grado perde la sua funzione essenziale. Esso non critica il provvedimento che dovrebbe contestare (la sentenza d’appello), ma quello precedente, già superato dal secondo grado di giudizio. Questo modo di procedere trasforma l’atto in un’istanza generica e aspecifica, che non rispetta i requisiti degli articoli 581 e 591 del codice di procedura penale, destinandosi così all’inammissibilità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

Questa pronuncia rappresenta un monito fondamentale per ogni difensore. La redazione di un atto di impugnazione, specialmente in Cassazione, non può prescindere da un’analisi meticolosa e critica della sentenza che si intende attaccare. Non è sufficiente avere delle buone ragioni; è indispensabile articolarle in modo che si confrontino punto per punto con il ragionamento del giudice precedente, smontandone la logica e dimostrandone l’erroneità. Un ricorso che assomiglia a un ‘copia-incolla’ dell’atto di appello non solo è inutile, ma è dannoso, poiché conduce a una declaratoria di inammissibilità e a ulteriori sanzioni economiche per l’assistito.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile se, invece di confrontarsi criticamente con le motivazioni della sentenza di appello, si limita a riprodurre e reiterare gli stessi motivi già prospettati e respinti nel precedente grado di giudizio, venendo meno alla sua funzione tipica.

Qual è la funzione essenziale di un atto di impugnazione secondo la Corte?
La funzione essenziale dell’impugnazione è quella della critica argomentata avverso il provvedimento cui si riferisce. L’atto deve contenere un confronto puntuale con le argomentazioni della sentenza contestata, indicando specificamente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che fondano il dissenso.

Quali sono le conseguenze per chi propone un ricorso dichiarato inammissibile?
Alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso segue, per legge, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito nel provvedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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