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Ricorso inammissibile: quando l’appello è ripetitivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile perché l’imputato si è limitato a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello in un caso di spaccio di stupefacenti. La decisione sottolinea che un’impugnazione, per essere valida, deve contenere una critica specifica e argomentata alla sentenza impugnata, non una semplice reiterazione di motivi preesistenti. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Sconfessa l’Appello ‘Fotocopia’

Quando si presenta un ricorso in Cassazione, non basta avere delle ragioni, bisogna anche saperle esporre nel modo corretto. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come un’impugnazione possa fallire non per l’infondatezza delle richieste, ma per un vizio di forma che la rende un ricorso inammissibile. Il caso in esame riguarda un imputato che ha visto il suo appello respinto perché si è limitato a riproporre le stesse identiche doglianze già esaminate e rigettate nel grado precedente.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale ha origine con una condanna emessa dal G.I.P. del Tribunale di Ravenna nel 2018. Un individuo veniva ritenuto colpevole del reato previsto dall’articolo 73 del Testo Unico sugli Stupefacenti (D.P.R. 309/1990) e condannato a una pena di un anno e otto mesi di reclusione, oltre a una multa di 6.666,00 euro. La sentenza veniva confermata nel 2022 dalla Corte di Appello di Bologna.

Non rassegnato, l’imputato, tramite il suo difensore, decideva di portare il caso davanti alla Corte di Cassazione. I motivi del ricorso erano specifici: si contestava l’erronea applicazione della legge riguardo alla recidiva (reiterata, specifica e infraquinquennale) e si lamentava il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

La Decisione della Cassazione: il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha tagliato corto, dichiarando il ricorso inammissibile. La ragione non risiede nel merito delle questioni sollevate (recidiva e attenuanti), ma in un difetto fondamentale dell’atto di impugnazione stesso. I giudici hanno osservato che il ricorso era una mera riproposizione delle critiche già avanzate nell’atto di appello, senza un reale confronto con le motivazioni con cui la Corte territoriale le aveva respinte.

In pratica, l’imputato non ha criticato la sentenza d’appello, ma ha semplicemente ripresentato le sue ragioni come se quella sentenza non fosse mai stata scritta. Questo comportamento processuale svuota di significato la funzione stessa dell’impugnazione.

Le Motivazioni della Corte

La Corte Suprema ha ribadito un principio cardine del nostro sistema processuale: la funzione tipica dell’impugnazione è la critica argomentata avverso il provvedimento che si contesta. Tale critica deve realizzarsi attraverso motivi specifici, che indichino le ragioni di diritto e gli elementi di fatto a sostegno della richiesta. L’elemento essenziale è il confronto puntuale con le argomentazioni del provvedimento impugnato.

Se un ricorso, come nel caso di specie, ignora completamente la motivazione della sentenza di secondo grado e si limita a riprodurre i motivi d’appello, viene meno la sua unica funzione. Non si tratta più di una critica al provvedimento, ma di un tentativo di ottenere un terzo grado di giudizio sul merito, cosa non consentita in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorso che reitera gli stessi motivi già motivatamente respinti in appello, senza confrontarsi criticamente con gli argomenti del giudice precedente, è destinato a essere dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La decisione della Cassazione ha avuto due conseguenze immediate per il ricorrente: la condanna al pagamento delle spese processuali e il versamento di una somma di 3.000,00 euro alla Cassa delle ammende. Dal punto di vista pratico, questa ordinanza è un monito importante: un ricorso per cassazione non è una semplice ripetizione. Richiede un lavoro di analisi critica della sentenza impugnata, evidenziandone i vizi logici o giuridici in modo specifico e pertinente. Proporre un ricorso ‘fotocopia’ non solo è inutile ai fini di ottenere una riforma della decisione, ma comporta anche ulteriori costi economici per l’imputato.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché si limitava a riproporre le stesse identiche considerazioni critiche già espresse nell’atto di appello, senza confrontarsi in modo specifico con la motivazione della sentenza di secondo grado che le aveva respinte.

Qual è la funzione essenziale di un atto di impugnazione secondo la Corte?
Secondo la Corte di Cassazione, la funzione essenziale e tipica dell’impugnazione è quella di una critica argomentata rivolta contro il provvedimento che si intende contestare. Questo richiede un confronto puntuale con le argomentazioni della decisione impugnata, indicando specifiche ragioni di diritto e di fatto a sostegno delle proprie richieste.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
In seguito alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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