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Ricorso inammissibile: quando l’appello è ripetitivo

Un soggetto ha impugnato una sentenza della Corte d’Appello per reati come la frode informatica. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi addotti erano una mera ripetizione di argomentazioni già valutate e respinte nel precedente grado di giudizio, senza una critica specifica alla sentenza impugnata. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali, di una sanzione pecuniaria e al risarcimento delle spese legali delle parti civili.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Motivi Ripetitivi

Quando si impugna una sentenza, specialmente davanti alla Corte di Cassazione, non è sufficiente essere in disaccordo con la decisione. È necessario presentare argomenti solidi e, soprattutto, pertinenti. Un caso recente ci offre una lezione chiara su cosa accade quando un appello si limita a ripetere le stesse argomentazioni già respinte: viene dichiarato un ricorso inammissibile. Analizziamo insieme questa ordinanza per capire i principi procedurali in gioco.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di un individuo da parte della Corte d’Appello di Roma. Ritenendo la sentenza ingiusta, l’imputato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione. I motivi del ricorso erano molteplici e complessi: si contestava un vizio di motivazione riguardo al reato di frode informatica (art. 640 ter c.p.), la violazione di principi costituzionali (artt. 24 e 27 Cost.) e di norme procedurali (art. 533 c.p.p.), nonché l’illogicità della motivazione su altri aspetti della decisione.

In sostanza, la difesa ha tentato di smontare la sentenza d’appello su più fronti, sperando di ottenere un annullamento o una revisione del giudizio.

La Decisione della Corte: Focus sul Ricorso Inammissibile

Nonostante la varietà delle censure sollevate, la Corte di Cassazione ha tagliato corto, dichiarando il ricorso inammissibile. La Corte non è entrata nel merito delle singole questioni sollevate (frode informatica, principi costituzionali, etc.), perché ha riscontrato un vizio preliminare e fatale nell’impostazione stessa dell’appello.

Il punto cruciale è che i motivi presentati erano basati su “ragioni riproduttive”. Questo significa che l’appellante non ha fatto altro che riproporre le stesse identiche argomentazioni che aveva già avanzato davanti alla Corte d’Appello e che quest’ultima aveva già esaminato e motivatamente respinto. È mancata quella che i giudici definiscono una “necessaria critica delle argomentazioni poste alla base della sentenza impugnata”.

Perché un Motivo Ripetitivo Causa l’Inammissibilità?

Il giudizio in Cassazione non è un terzo grado di merito. La Suprema Corte ha il compito di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza precedente, non di riesaminare da capo i fatti. Per questo, chi ricorre in Cassazione ha l’onere di confrontarsi specificamente con la decisione che contesta, spiegando perché e dove i giudici d’appello avrebbero sbagliato nel loro ragionamento giuridico. Limitarsi a ripetere le proprie tesi, ignorando le risposte già fornite dalla Corte d’Appello, rende il ricorso inutile e, quindi, inammissibile.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni dell’ordinanza sono concise ma estremamente chiare. La Corte ha rilevato che le censure erano state “adeguatamente vagliati e disattesi con corretti argomenti giuridici dal giudice di merito”. Il ricorso, pertanto, non superava la soglia di ammissibilità perché non si confrontava con la ratio decidendi della sentenza d’appello. In parole povere, l’appellante ha parlato “contro” la sentenza, ma non “alla” sentenza, non riuscendo a incrinarne la struttura logico-giuridica.

Le Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: l’importanza della specificità dei motivi di ricorso. Presentare un ricorso inammissibile non è solo un’occasione persa, ma comporta anche conseguenze economiche significative. In questo caso, il ricorrente è stato condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche a versare una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende e a rifondere le spese legali sostenute dalle parti civili, per un importo di 2.000 euro. Questo caso serve da monito: un’impugnazione deve essere un dialogo critico con la decisione precedente, non un monologo che ripete argomenti ormai superati dal giudizio di merito.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi presentati dall’appellante erano una semplice ripetizione delle argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza contenere una critica specifica e nuova al ragionamento della sentenza impugnata.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali, a versare una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende e a rimborsare le parti civili per le loro spese di rappresentanza e difesa, liquidate in 2.000 euro oltre accessori di legge.

Cosa significa che i motivi di un ricorso sono “riproduttivi”?
Significa che i motivi non introducono nuovi profili di critica giuridica o logica contro la sentenza che si sta impugnando, ma si limitano a riproporre le stesse censure e tesi difensive che sono già state presentate e motivatamente respinte nel precedente grado di giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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