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Ricorso inammissibile: quando l’appello è ripetitivo

Un uomo, condannato per spaccio, presenta ricorso in Cassazione lamentando una pena eccessiva e la confisca di denaro. La Corte dichiara il ricorso inammissibile perché i motivi erano una mera ripetizione di quelli già respinti in appello, senza una critica specifica alla sentenza impugnata. La decisione sottolinea che l’impugnazione deve essere un confronto argomentato con la decisione precedente, non una sua riproposizione.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Perché Ripetere gli Stessi Motivi è una Strategia Fallimentare

Presentare un ricorso in Cassazione rappresenta l’ultima via per contestare una condanna, ma per essere efficace, deve rispettare requisiti ben precisi. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come un’impugnazione generica e ripetitiva porti inevitabilmente a una dichiarazione di ricorso inammissibile. Questo concetto è fondamentale per comprendere la funzione stessa del giudizio di legittimità: non un terzo grado di giudizio sui fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione del diritto.

Il Percorso Giudiziario: dalla Condanna alla Cassazione

Il caso analizzato riguarda un individuo condannato in primo grado e in appello per reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti. La pena inflitta era di quattro anni e otto mesi di reclusione, oltre a una multa di 22.000 euro e alla confisca di una cospicua somma di denaro trovata in suo possesso. L’imputato, tramite il suo difensore, ha deciso di giocare l’ultima carta, proponendo ricorso alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso: una Sfida alla Sentenza d’Appello

I motivi presentati dall’imputato erano principalmente due:

1. Vizio di motivazione e violazione di legge sulla pena: Si lamentava l’eccessiva entità della sanzione e il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, considerate un diritto quasi automatico.
2. Violazione di legge sulla confisca: Si contestava la legittimità della confisca del denaro, sostenendo che non vi fossero prove sufficienti per ritenerlo provento dell’attività illecita.

In apparenza, si tratta di doglianze comuni. Tuttavia, la loro formulazione è stata la chiave della loro rovina processuale.

La Decisione della Cassazione e il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha stroncato le speranze del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile in ogni sua parte. Questa decisione non entra nel merito delle questioni, ma si ferma a un livello preliminare, sancendo che l’atto di impugnazione non aveva i requisiti minimi per essere esaminato. Di conseguenza, la condanna è diventata definitiva e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di un’ulteriore somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Corte: perché il ricorso è inammissibile

La Corte ha spiegato in modo cristallino le ragioni della sua decisione, fornendo importanti principi di diritto processuale.

Per quanto riguarda la determinazione della pena, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: il giudice di merito non è tenuto a fornire una motivazione analitica e dettagliata quando la pena si attesta su valori medi o vicini al minimo edittale. Un obbligo di motivazione rafforzata sorge solo quando la sanzione si avvicina al massimo previsto dalla legge. Allo stesso modo, la negazione delle attenuanti generiche era stata giustificata in modo logico e coerente dalla Corte d’Appello, basandosi sulla personalità negativa dell’imputato e sui suoi numerosi precedenti penali specifici. Una valutazione di merito, insindacabile in sede di legittimità.

Il punto cruciale, però, riguarda il secondo motivo, quello sulla confisca. La Corte ha rilevato che il ricorso si limitava a riprodurre e reiterare le stesse identiche argomentazioni già presentate con l’atto di appello. L’imputato non si era confrontato criticamente con la motivazione della sentenza di secondo grado, che aveva spiegato perché quella somma di denaro, nascosta in casa, fosse da considerarsi provento di spaccio. In pratica, ha ignorato le risposte del giudice d’appello, riproponendo le stesse domande. Questo comportamento processuale svuota il ricorso della sua funzione essenziale, che è quella di una critica argomentata al provvedimento impugnato. Un ricorso che non si confronta con la decisione che contesta è un atto sterile, destinato all’inammissibilità.

Conclusioni: Lezioni Pratiche dall’Ordinanza

Questa ordinanza ci insegna una lezione fondamentale: l’impugnazione, specialmente in Cassazione, non è una semplice riproposizione delle proprie tesi. È un dialogo a distanza con il giudice che ha emesso la decisione precedente. È necessario smontare punto per punto la sua motivazione, evidenziarne le contraddizioni, le illogicità o le violazioni di legge. Limitarsi a ripetere le proprie ragioni, ignorando quelle della controparte giudiziaria, equivale a presentare un atto privo di specificità, che non adempie alla sua funzione e che, come in questo caso, viene rigettato senza nemmeno essere esaminato nel merito. Per un avvocato, questo significa che ogni impugnazione deve essere un lavoro sartoriale, cucito su misura sulla sentenza che si intende demolire.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile per genericità?
Un ricorso è dichiarato inammissibile quando si limita a riprodurre e reiterare gli stessi motivi già prospettati in appello e motivatamente respinti, senza confrontarsi criticamente con le argomentazioni utilizzate nella sentenza impugnata. Deve essere una critica specifica al provvedimento, non una semplice riproposizione delle proprie tesi.

Il giudice deve sempre motivare in modo approfondito la quantità della pena inflitta?
No. Una motivazione specifica e dettagliata è richiesta solo quando la pena è quantificata in misura prossima al massimo edittale o comunque superiore alla media. Per pene medie o vicine al minimo, è sufficiente che la scelta sia implicitamente basata sui criteri generali previsti dalla legge.

Su quali basi possono essere negate le circostanze attenuanti generiche?
Possono essere negate sulla base di una valutazione del giudice di merito che, con motivazione logica e coerente con le emergenze processuali, evidenzi elementi negativi. Nel caso specifico, la negazione è stata giustificata dalla personalità negativa dell’imputato, desunta dai suoi numerosi e specifici precedenti penali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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