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Ricorso inammissibile: quando l’appello è ripetitivo

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile poiché i motivi presentati dall’imputato erano una mera ripetizione di quelli già respinti dalla Corte d’Appello. L’ordinanza sottolinea che un ricorso, per essere valido, deve contenere una critica argomentata e specifica della sentenza impugnata, e non limitarsi a riproporre le stesse difese. La decisione conferma la condanna per estorsione e altri reati, evidenziando l’importanza del principio di specificità dei motivi di ricorso.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione boccia i motivi ripetitivi

Quando si presenta un ricorso alla Suprema Corte di Cassazione, non è sufficiente essere in disaccordo con la sentenza precedente. È necessario formulare critiche precise, argomentate e pertinenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio fondamentale, dichiarando un ricorso inammissibile perché i motivi presentati non erano altro che una copia di quelli già esaminati e respinti in appello. Analizziamo insieme questa decisione per capire quali sono i requisiti di un ricorso efficace e quali errori evitare.

I Fatti del Processo

Il caso nasce da una condanna in primo grado e confermata in appello per reati gravi, tra cui estorsione e tentata estorsione. L’imputato, non soddisfatto della decisione della Corte d’Appello di Roma, decide di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a cinque distinti motivi. Con questi, contestava la sua responsabilità penale, l’applicazione di una circostanza aggravante, la mancata procedibilità per un reato di diffamazione e, infine, il diniego delle circostanze attenuanti generiche.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 45761/2024, ha tagliato corto, dichiarando il ricorso interamente inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a un livello procedurale, sanzionando il modo in cui l’atto di impugnazione è stato redatto. L’imputato è stato inoltre condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Perché un ricorso è inammissibile se ripetitivo?

La Corte ha spiegato in modo dettagliato le ragioni della sua decisione, che si basano su principi consolidati della procedura penale.

La pedissequa reiterazione dei motivi

I primi due motivi del ricorso, relativi alla responsabilità per estorsione, sono stati giudicati una ‘pedissequa reiterazione’ di quanto già argomentato in appello. In altre parole, l’avvocato si è limitato a ‘copiare e incollare’ le stesse argomentazioni, senza formulare una critica specifica contro le motivazioni della sentenza d’appello. La Cassazione ricorda che il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio sui fatti, ma di un controllo sulla legittimità della decisione. Un ricorso deve quindi attaccare le ragioni specifiche per cui il giudice d’appello ha respinto le tesi difensive, non semplicemente riproporle.

La mancanza di correlazione e specificità

Anche il motivo sulla diffamazione è stato giudicato inammissibile per un vizio simile. Il ricorrente non ha creato una ‘correlazione’ tra le sue argomentazioni e quelle della sentenza impugnata. In pratica, ha ignorato le risposte che il giudice d’appello aveva già fornito su quel punto. Secondo l’art. 591 c.p.p., la mancanza di specificità dei motivi è una causa diretta di inammissibilità. Non basta essere generici, bisogna essere puntuali e pertinenti.

La discrezionalità del giudice sulle attenuanti generiche

Infine, la Corte ha respinto il motivo sul diniego delle circostanze attenuanti generiche, definendolo ‘manifestamente infondato’. La giurisprudenza costante afferma che il giudice di merito, nel decidere se concedere o meno le attenuanti, ha un ampio potere discrezionale. Non è tenuto ad analizzare ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole, ma è sufficiente che motivi la sua scelta basandosi sugli elementi ritenuti più rilevanti e decisivi, come ha fatto la Corte d’Appello nel caso di specie.

Le Conclusioni: Lezioni Pratiche dalla Sentenza

Questa ordinanza offre importanti lezioni pratiche. Innanzitutto, un ricorso in Cassazione deve essere un atto ‘chirurgico’, che individua e contesta specifici errori di diritto o vizi di motivazione della sentenza precedente. Non può essere un semplice sfogo o la riproposizione di difese già fallite. In secondo luogo, evidenzia le conseguenze di un’impugnazione presentata senza rispettare i requisiti di legge: non solo viene dichiarata inammissibile, ma comporta anche una condanna al pagamento di ulteriori spese e sanzioni. Per affrontare con successo il giudizio di legittimità, è indispensabile una difesa tecnica che sappia dialogare criticamente con la decisione impugnata, anziché ignorarla.

Cosa significa ‘ricorso inammissibile per pedissequa reiterazione dei motivi’?
Significa che il ricorso viene respinto senza essere esaminato nel merito perché si limita a ripetere esattamente gli stessi argomenti già presentati e respinti nel precedente grado di giudizio (l’appello), senza formulare una critica specifica e argomentata contro le motivazioni della sentenza impugnata.

Per appellarsi in Cassazione, è sufficiente non essere d’accordo con la sentenza d’appello?
No, non è sufficiente. Il ricorso per Cassazione non è un terzo processo sui fatti. È un giudizio di legittimità. Per essere ammissibile, il ricorso deve denunciare specifici errori di diritto o vizi logici nella motivazione della sentenza precedente, non limitarsi a riproporre la propria versione dei fatti.

Perché la Corte ha confermato il diniego delle circostanze attenuanti generiche?
La Corte ha confermato il diniego perché la decisione del giudice d’appello era motivata in modo logico e coerente. La concessione delle attenuanti generiche è una scelta discrezionale del giudice di merito, il quale non è obbligato a considerare tutti gli elementi addotti dalle parti, ma solo quelli che ritiene decisivi per la sua valutazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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