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Ricorso inammissibile: quando l’appello è ripetitivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile perché l’imputato si era limitato a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata. La decisione ribadisce che ogni impugnazione deve contenere una critica specifica e argomentata del provvedimento che si contesta.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: perché la Cassazione rigetta gli appelli ripetitivi

Nel processo penale, l’impugnazione è uno strumento fondamentale per garantire la giustizia e la corretta applicazione della legge. Tuttavia, per essere efficace, un ricorso deve rispettare precise regole formali e sostanziali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per analizzare il concetto di ricorso inammissibile, spiegando perché la semplice riproposizione di argomenti già esaminati e respinti non è una strategia vincente. La decisione sottolinea l’importanza di una critica puntuale e argomentata contro la sentenza che si intende contestare.

Il caso in esame: un appello senza nuove argomentazioni

Il caso trae origine da una condanna per reati legati agli stupefacenti, confermata dalla Corte d’Appello di Ancona. L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per cassazione lamentando, con un unico motivo, il mancato riconoscimento di una circostanza attenuante comune. La difesa ha inoltre depositato una memoria scritta per insistere sull’accoglimento della richiesta.

Tuttavia, la Corte di Cassazione ha analizzato il ricorso e ha rilevato un vizio fondamentale: i motivi presentati erano una mera reiterazione delle stesse doglianze già sollevate nell’atto di appello. L’imputato non si era confrontato in modo critico con le argomentazioni con cui la Corte d’Appello aveva già rigettato le sue richieste, limitandosi a riproporle in modo identico.

La funzione dell’impugnazione secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha colto l’occasione per ribadire quale sia la funzione tipica di un atto di impugnazione. Citando un proprio precedente consolidato (Sez. 6, n. 8700 del 21/01/2013), ha ricordato che l’impugnazione deve consistere in una critica argomentata avverso il provvedimento che si contesta.

Questo significa che l’atto deve contenere, a pena di inammissibilità (ai sensi degli artt. 581 e 591 del codice di procedura penale), l’indicazione specifica delle ragioni di diritto e degli elementi di fatto che sorreggono la richiesta. Il contenuto essenziale di ogni appello è, quindi, il confronto puntuale e specifico con le argomentazioni della decisione impugnata, evidenziando le ragioni del proprio dissenso.

Le motivazioni del ricorso inammissibile

Nel caso specifico, la Corte ha stabilito che se il motivo di ricorso non si confronta con la motivazione della decisione impugnata, esso è destinato all’inammissibilità. Viene meno, infatti, l’unica funzione per cui l’impugnazione è prevista e ammessa dal sistema processuale: la critica costruttiva e motivata al provvedimento del giudice.

Di conseguenza, un ricorso per cassazione che si limita a riprodurre e reiterare gli stessi motivi già presentati con l’atto di appello, e che sono stati motivatamente respinti in secondo grado, non è valido. L’assenza di un confronto critico con gli argomenti utilizzati dal giudice d’appello rende l’atto privo della sua funzione essenziale e, pertanto, giuridicamente inefficace.

Le conclusioni

Questa ordinanza è un monito importante per la pratica legale. Dimostra che il successo di un ricorso, specialmente in sede di legittimità, non dipende dalla semplice insistenza su una tesi, ma dalla capacità di smontare analiticamente le argomentazioni della decisione avversata. È necessario dimostrare dove e perché il giudice precedente ha sbagliato nell’applicare la legge o nel valutare le prove, e non limitarsi a ripetere le proprie ragioni. La mancanza di questo confronto critico trasforma un diritto fondamentale, quale quello all’impugnazione, in un atto processuale sterile e destinato a un esito negativo.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è proposto con un motivo non deducibile in sede di legittimità, come nel caso in cui si limiti a reiterare le medesime considerazioni critiche già espresse nel precedente atto di appello, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata.

Qual è la funzione principale di un atto di impugnazione?
La funzione tipica dell’impugnazione è quella della critica argomentata avverso il provvedimento a cui si riferisce. Tale critica si realizza presentando motivi che indichino specificamente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che sorreggono ogni richiesta.

È sufficiente riproporre gli stessi motivi dell’appello nel ricorso per cassazione?
No, non è sufficiente. Un ricorso per cassazione che riproduce e reitera gli stessi motivi già prospettati con l’atto di appello e motivatamente respinti in secondo grado, senza confrontarsi criticamente con gli argomenti della sentenza impugnata, è inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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