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Ricorso inammissibile: quando l’appello è ripetitivo

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un uomo condannato per detenzione di un ingente quantitativo di stupefacenti. Il ricorso è stato giudicato tale perché i motivi presentati erano una semplice ripetizione di quelli già respinti dalla Corte d’Appello, risultando quindi non specifici. Questa decisione conferma la condanna e comporta per il ricorrente il pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, evidenziando l’importanza di formulare censure nuove e argomentate nei ricorsi.

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Pubblicato il 28 luglio 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Motivi di Appello Ripetitivi

Nel processo penale, l’atto di impugnare una sentenza è un diritto fondamentale, ma deve essere esercitato secondo regole precise. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce quando un appello rischia di trasformarsi in un ricorso inammissibile, specialmente se ci si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte. Questo caso, relativo a una condanna per detenzione di stupefacenti, offre uno spunto essenziale per comprendere l’importanza della specificità dei motivi di ricorso.

I Fatti del Caso: Detenzione di Stupefacenti in una Masseria

Il caso ha origine dalla condanna di un uomo a seguito di un giudizio abbreviato. L’imputato era stato ritenuto responsabile del reato di detenzione illecita di un notevole quantitativo di marijuana, circa 2,3 chilogrammi, corrispondenti a oltre 8.000 dosi singole. La sostanza era stata rinvenuta, abilmente occultata, all’interno di un’abitazione presso una masseria nella campagna pugliese, a disposizione dell’imputato.

La droga era stata suddivisa e nascosta in due punti diversi: una parte in un mobiletto nella stanza centrale e un’altra all’interno di un divano letto. La Corte d’Appello aveva confermato la responsabilità penale, basando la sua decisione su acquisizioni probatorie ritenute definite e significative.

L’Appello e il Ricorso in Cassazione

L’imputato, non rassegnandosi alla condanna, ha proposto ricorso per Cassazione. La sua linea difensiva si fondava su una versione alternativa dei fatti: sosteneva che la sostanza stupefacente fosse stata occultata da terze persone a sua insaputa. Tuttavia, questa tesi era già stata presentata e rigettata dalla Corte d’Appello, che l’aveva giudicata priva di riscontri fattuali e illogica alla luce del materiale probatorio raccolto.

Il punto cruciale è che il ricorso presentato alla Suprema Corte non ha introdotto nuovi elementi critici contro la sentenza di secondo grado, ma si è limitato a una “pedissequa reiterazione” dei motivi già discussi e disattesi.

La Decisione della Corte: un Ricorso Inammissibile per Genericità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile definendolo “manifestamente infondato”. I giudici hanno sottolineato come la pronuncia impugnata fosse sorretta da una motivazione appropriata, logica e giuridicamente corretta. Il ricorso, invece, è stato considerato palesemente fondato su doglianze che si risolvevano nella mera ripetizione dei motivi d’appello.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha spiegato che, per essere ammissibile, un ricorso deve assolvere a una funzione di critica argomentata avverso la sentenza oggetto di impugnazione. Quando i motivi sono solo apparenti e non specifici, come nel caso di una semplice riproposizione di censure già esaminate e respinte, il ricorso perde la sua funzione tipica. Citando una precedente sentenza (Sez. 6, n. 20377 del 11/03/2009), la Corte ha ribadito che un’impugnazione di questo tipo non può essere accolta.

La Corte d’Appello, si legge nell’ordinanza, aveva già motivatamente spiegato e rigettato la versione alternativa dell’imputato, evidenziandone la mancanza di qualsiasi riscontro. Pertanto, il tentativo di riproporla identica in Cassazione si è rivelato una strategia processuale inefficace e controproducente.

Le Conclusioni: Le Conseguenze dell’Inammissibilità

La dichiarazione di inammissibilità ha avuto conseguenze concrete e onerose per il ricorrente. Ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, l’uomo è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende. Questa decisione finale sottolinea un principio fondamentale: il diritto di impugnazione non è un’opportunità per ripetere all’infinito le proprie ragioni, ma richiede la formulazione di critiche specifiche, pertinenti e, possibilmente, nuove rispetto a quanto già vagliato nei precedenti gradi di giudizio. In assenza di ciò, il rischio di un ricorso inammissibile e delle relative sanzioni economiche è molto elevato.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è manifestamente infondato o manca dei requisiti di legge, come nel caso in cui i motivi presentati siano una mera ripetizione di quelli già dedotti e respinti nel precedente grado di giudizio, senza formulare una critica specifica e argomentata alla sentenza impugnata.

Cosa significa che i motivi di appello sono una ‘pedissequa reiterazione’?
Significa che le argomentazioni presentate nel ricorso sono una copia letterale e acritica di quelle già esposte alla Corte d’Appello. Questo comportamento processuale rende i motivi non specifici e solo apparenti, perché non assolvono alla funzione di critica puntuale della decisione che si intende impugnare.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
A norma dell’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, tremila euro) da versare alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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