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Ricorso inammissibile: quando l’appello è infondato

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per evasione. I motivi, basati su una presunta nullità della notifica e un errato calcolo della prescrizione, sono stati giudicati generici e manifestamente infondati. La decisione sottolinea che l’inammissibilità del ricorso preclude la possibilità di dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione maturata dopo la sentenza d’appello, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando l’errore di calcolo sulla prescrizione non salva

Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze di un ricorso inammissibile, specialmente quando i motivi presentati si rivelano palesemente infondati. Il caso analizzato offre spunti cruciali sulla validità delle notifiche al difensore d’ufficio e sul corretto calcolo dei termini di prescrizione, inclusa la loro sospensione. Vediamo nel dettaglio come la Suprema Corte ha affrontato la questione.

I Fatti del Caso

Un imputato, condannato in primo e secondo grado per il reato di evasione commesso nel luglio 2016, presentava ricorso per cassazione tramite il suo difensore. L’obiettivo era ottenere l’annullamento della sentenza della Corte di Appello di Napoli, basando l’impugnazione su due principali argomentazioni: un vizio procedurale e l’avvenuta estinzione del reato per prescrizione.

I Motivi del Ricorso

La difesa ha articolato il ricorso su due distinti motivi:

1. Nullità per Omessa Notifica

Si sosteneva la nullità delle sentenze di primo e secondo grado a causa della mancata notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari (ex art. 415-bis c.p.p.). Secondo la difesa, l’atto era stato notificato a un legale quando questi non era ancora stato formalmente nominato difensore di fiducia, invalidando così il procedimento.

2. Violazione di Legge per Mancata Declaratoria di Prescrizione

Il secondo motivo, ancora più centrale, riguardava l’estinzione del reato. La difesa calcolava che il termine massimo di prescrizione fosse scaduto il 19 gennaio 2024, data anteriore alla pronuncia della sentenza d’appello (22 marzo 2024). Di conseguenza, la Corte d’appello avrebbe dovuto dichiarare il reato estinto anziché confermare la condanna.

L’Analisi della Corte e il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambe le argomentazioni, dichiarando il ricorso inammissibile perché generico e manifestamente infondato. Questa decisione ha impedito alla Corte di entrare nel merito delle questioni e, soprattutto, di poter considerare l’eventuale prescrizione maturata successivamente.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha smontato punto per punto le tesi difensive.

In primo luogo, ha chiarito che la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini era perfettamente regolare. Al momento della notifica, l’avvocato in questione ricopriva il ruolo di difensore d’ufficio, poiché la nomina fiduciaria era stata formalizzata solo in un momento successivo. La notifica era quindi valida e legittima, rendendo il primo motivo di ricorso del tutto generico e non pertinente.

In secondo luogo, e con ancora maggiore enfasi, la Corte ha definito “manifestamente infondato” il calcolo della prescrizione. La difesa non aveva tenuto conto di un periodo di sospensione di 91 giorni (dal 19 gennaio 2024 al 19 aprile 2024), dovuto all’adesione dei difensori a un’astensione dalle udienze proclamata dall’Ordine degli Avvocati. Aggiungendo questo periodo, il termine di prescrizione non scadeva a gennaio, ma il 19 aprile 2024. Pertanto, al momento della sentenza d’appello, il reato non era ancora prescritto.

Le Conclusioni

La conseguenza principale di un ricorso inammissibile è drastica: esso impedisce l’instaurarsi di un valido rapporto processuale d’impugnazione. Ciò significa che la Corte non può esaminare cause di estinzione del reato, come la prescrizione, che siano maturate dopo la decisione impugnata. Poiché il ricorso era “geneticamente” viziato da motivi infondati, la sentenza della Corte d’Appello è divenuta definitiva, precludendo ogni ulteriore valutazione. Il ricorrente è stato quindi condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000,00 euro a favore della Cassa delle ammende, a causa della colpa ravvisata nella proposizione di un ricorso palesemente infondato.

Quando un ricorso in Cassazione è dichiarato inammissibile?
Secondo la sentenza, un ricorso è dichiarato inammissibile quando i suoi motivi sono generici, cioè non si confrontano specificamente con le motivazioni della sentenza impugnata, oppure quando sono manifestamente infondati, basandosi su presupposti giuridici o fattuali errati.

Come incide la sospensione dei termini sullo sciopero degli avvocati sulla prescrizione?
La sospensione dei termini a causa dell’astensione dalle udienze degli avvocati interrompe il decorso della prescrizione. Il periodo di sospensione (in questo caso, 91 giorni) viene sommato al termine originario, posticipando la data di estinzione del reato.

Cosa accade se il reato si prescrive dopo la sentenza d’appello ma il ricorso in Cassazione è inammissibile?
Se il ricorso viene dichiarato inammissibile, la Corte di Cassazione non può dichiarare l’estinzione del reato, anche se la prescrizione è maturata nel frattempo. L’inammissibilità del ricorso impedisce l’instaurazione di un valido giudizio di impugnazione, rendendo definitiva la sentenza precedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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