Ricorso Inammissibile: Analisi di una Decisione della Cassazione sul Reato di Evasione
L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come la Corte di Cassazione gestisce un ricorso inammissibile, specialmente quando i motivi presentati sono considerati manifestamente infondati. Il caso riguarda un individuo condannato per il reato di evasione, il cui tentativo di contestare la sentenza di secondo grado si è scontrato con la rigorosa valutazione della Suprema Corte sulla coerenza e logicità della decisione impugnata.
I fatti del caso
Un soggetto, precedentemente condannato dalla Corte d’Appello di Catanzaro con una sentenza del 14 giugno 2023, ha proposto ricorso per cassazione. L’accusa a suo carico era quella di evasione, un reato che si configura quando una persona si sottrae a una misura restrittiva della libertà personale legittimamente imposta.
Il ricorrente ha tentato di contestare la decisione dei giudici di merito, ma il suo ricorso è stato sottoposto al vaglio della Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione.
La decisione della Corte di Cassazione e il ricorso inammissibile
Con ordinanza del 22 aprile 2024, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza del ricorrente, ma si concentra sulla validità stessa dell’impugnazione presentata. La Corte ha ritenuto che il ricorso fosse privo dei requisiti minimi per essere esaminato.
La critica all’appello del ricorrente
Il punto centrale della decisione è che il ricorso non presentava una ‘necessaria critica analisi’ delle argomentazioni della Corte d’Appello. In altre parole, il ricorrente non è riuscito a smontare efficacemente il ragionamento logico e lineare seguito dai giudici di secondo grado per affermare la sua colpevolezza per il reato di evasione. Un ricorso in Cassazione non può limitarsi a riproporre le stesse difese già respinte, ma deve individuare vizi specifici (di legge o di motivazione) nella sentenza impugnata.
Le motivazioni della Corte Suprema
La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando la manifesta infondatezza del ricorso. I giudici supremi hanno constatato che la sentenza della Corte d’Appello era basata su una motivazione ‘lineare e logica’, che dimostrava in modo convincente la sussistenza di tutti gli elementi costitutivi del reato di evasione. Di fronte a una motivazione così solida, il ricorso è apparso privo di consistenza e non meritevole di un esame più approfondito. La Suprema Corte, pertanto, ha ritenuto che l’impugnazione non superasse il vaglio preliminare di ammissibilità.
Le conclusioni e le implicazioni pratiche
La dichiarazione di inammissibilità ha comportato due conseguenze economiche significative per il ricorrente. In primo luogo, è stato condannato al pagamento delle spese processuali. In secondo luogo, è stato condannato a versare la somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria è prevista dalla legge per scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori, che sovraccaricano inutilmente il sistema giudiziario. La decisione ribadisce un principio fondamentale: per accedere al giudizio di Cassazione, è indispensabile formulare censure specifiche e pertinenti, capaci di incrinare la struttura logico-giuridica della sentenza impugnata.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha riscontrato che non conteneva una critica analitica adeguata delle argomentazioni della sentenza impugnata, la quale era invece basata su una motivazione lineare e logica.
Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. In questo caso specifico, la somma è stata fissata in tremila euro.
Cosa ha ritenuto la Corte riguardo alla sentenza di appello impugnata?
La Corte di Cassazione ha ritenuto che la decisione della Corte d’Appello fosse supportata da una motivazione lineare e logica, e che avesse correttamente identificato la sussistenza degli elementi costitutivi del reato di evasione. Di conseguenza, ha giudicato le critiche mosse dal ricorrente come infondate.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 35918 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 35918 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 22/04/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a CROTONE il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 14/06/2023 della CORTE APPELLO di CATANZARO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Visti gli atti e la sentenza impugnata;
esaminato l’unico motivo del ricorso;
Ritenuto che lo stesso non appare scandito dalla necessaria critica analisi delle argomentazioni poste a base della decisione impugnata.
In ogni caso è, all’evidenza, infondato, quando si abbia riguardo alla lineare e logica motivazione con cui la decisione di appello, ritiene sussistenti gli elementi costitutivi del reato di evasione.
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 22 aprile 2024
Il Consigliefe estensore
Il Presi ente