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Ricorso inammissibile: quando l’appello è infondato

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per evasione. I motivi, già respinti in appello e ritenuti generici, riguardavano la tenuità del fatto, le attenuanti e la recidiva. L’ordinanza conferma la condanna al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Analisi di una Decisione della Cassazione

Presentare un ricorso in Cassazione richiede precisione e argomentazioni specifiche. Quando i motivi sono generici o una mera riproposizione di censure già esaminate, il risultato è spesso un ricorso inammissibile. Con l’ordinanza n. 21249/2024, la Suprema Corte ribadisce questi principi fondamentali, offrendo importanti spunti sulla corretta redazione degli atti di impugnazione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello, che aveva confermato una condanna per il reato di evasione, previsto dall’art. 385 del codice penale. L’imputato, tramite il suo difensore, aveva sollevato tre principali motivi di doglianza:

1. Il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).
2. La mancata concessione delle attenuanti generiche e la conseguente eccessività della pena.
3. L’errata applicazione della recidiva.

La Corte di Cassazione è stata chiamata a valutare la fondatezza e, prima ancora, l’ammissibilità di tali motivi.

La Decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. Questa decisione non è entrata nel merito delle questioni sollevate, ma si è fermata a un livello procedurale, rilevando vizi che impedivano un esame approfondito. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, una sanzione tipica per i ricorsi temerari o manifestamente infondati.

Analisi del Ricorso Inammissibile: i Motivi della Cassazione

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni del ricorrente, evidenziandone la debolezza strutturale:

* Primo motivo (Tenuità del fatto): La Corte ha rilevato che questo motivo era ‘meramente riproduttivo’ di argomenti già presentati e respinti con motivazioni giuridicamente corrette dal giudice d’appello. In pratica, il ricorso non introduceva nuovi elementi o critiche specifiche alla sentenza impugnata, limitandosi a ripetere le stesse tesi.
* Secondo motivo (Attenuanti generiche): Anche questa doglianza è stata giudicata ‘manifestamente infondata’. La Corte ha spiegato che la mancata concessione delle attenuanti era implicitamente motivata dal rigetto della tesi sulla tenuità del fatto, poiché le argomentazioni a sostegno di entrambe le richieste erano identiche.
* Terzo motivo (Recidiva): Questo punto è stato definito ‘aspecifico’. La Corte ha osservato che la sentenza d’appello aveva fornito una motivazione logica e coerente sulla questione della recidiva, con cui il ricorrente non si era confrontato in modo critico e puntuale.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un principio cardine del giudizio di legittimità: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti. Esso serve a controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Un ricorso è inammissibile quando non riesce a individuare vizi specifici della decisione precedente, ma si limita a riproporre le medesime difese già scartate, senza criticare in modo pertinente il ragionamento del giudice d’appello. In questo caso, ogni motivo di ricorso presentava un difetto che ne impediva l’esame: la riproduttività, la manifesta infondatezza e l’aspecificità. La Corte ha implicitamente sottolineato che non basta dissentire dalla decisione, ma è necessario dimostrare, con argomenti precisi, perché quella decisione sia giuridicamente errata o illogica.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è un monito sull’importanza della tecnica redazionale nei ricorsi per cassazione. Per evitare una declaratoria di inammissibilità e la conseguente condanna a spese e sanzioni pecuniarie, è essenziale che i motivi di ricorso siano specifici, critici e non una semplice fotocopia delle argomentazioni già respinte nei gradi di merito. Il ricorrente deve dialogare criticamente con la motivazione della sentenza impugnata, evidenziandone le presunte falle logiche o giuridiche. In assenza di questo confronto, il ricorso si rivela sterile e destinato a un esito negativo, confermando la decisione precedente e aggravando la posizione processuale del condannato.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i suoi motivi erano considerati generici, meramente riproduttivi di argomentazioni già respinte in appello e non si confrontavano specificamente con la logica della sentenza impugnata.

Cosa significa che un motivo di ricorso è ‘meramente riproduttivo’?
Significa che il motivo si limita a ripetere le stesse argomentazioni e difese già presentate e valutate nei precedenti gradi di giudizio, senza introdurre nuove critiche specifiche alla decisione della Corte d’Appello.

Qual è la conseguenza di un ricorso inammissibile?
La conseguenza è che la Corte di Cassazione non esamina il merito della questione. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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