LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando l’appello è infondato

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, stabilendo un principio fondamentale: se un motivo di appello è manifestamente infondato sin dall’origine, il successivo ricorso in Cassazione che lamenta la sua mancata valutazione è inammissibile per carenza di interesse. Il caso riguardava una richiesta di applicazione della continuazione tra reati, già motivatamente respinta in primo grado e riproposta in appello con argomentazioni generiche e congetturali.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Motivi d’Appello Infondati

Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce un importante principio procedurale: un ricorso inammissibile può essere la conseguenza diretta di un motivo d’appello originariamente debole e manifestamente infondato. Questa decisione sottolinea l’importanza di presentare impugnazioni specifiche e ben argomentate in ogni grado di giudizio, pena la preclusione di una successiva valutazione da parte della Suprema Corte.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna per detenzione di sostanze stupefacenti. L’imputato, condannato in primo grado dal Tribunale e la cui pena è stata parzialmente riformata in appello, ha presentato ricorso per cassazione. La doglianza principale riguardava il mancato riconoscimento, da parte della Corte d’Appello, della “continuazione” tra il reato oggetto del giudizio e altri reati per i quali aveva già riportato condanne definitive. L’obiettivo era ottenere un trattamento sanzionatorio complessivamente più favorevole.

La Questione Giuridica e il Ricorso in Appello

Il cuore della questione non risiede tanto nel merito della continuazione, quanto nella modalità con cui la richiesta è stata portata avanti nei gradi di giudizio. Il giudice di primo grado aveva già respinto la richiesta, motivando dettagliatamente la sua decisione. In particolare, aveva evidenziato la totale eterogeneità tra i reati precedenti (in gran parte contro il patrimonio) e l’attuale accusa di detenzione di stupefacenti. Inoltre, anche rispetto all’unica altra condanna per droga, era trascorso un arco temporale troppo ampio (un anno e undici mesi) per poter presumere un “medesimo disegno criminoso”.

Nonostante questa chiara motivazione, la difesa, nell’atto di appello, si era limitata a considerazioni generiche e congetturali, senza contestare specificamente il percorso logico-giuridico del primo giudice. Questa mancanza di specificità ha reso il motivo d’appello manifestamente infondato sin dall’origine.

La Valutazione del Ricorso Inammissibile da Parte della Cassazione

La Suprema Corte, nel dichiarare il ricorso inammissibile, ha evidenziato che la Corte d’Appello, pur non avendo esplicitamente trattato il motivo sulla continuazione, non ha commesso un errore. Infatti, il motivo era già di per sé inammissibile per come era stato formulato. Di conseguenza, anche il ricorso in Cassazione, che si doleva di tale omissione, risulta inammissibile per carenza di interesse. In altre parole, accogliere la doglianza non avrebbe portato ad alcun esito favorevole per il ricorrente, poiché la questione di fondo era già stata preclusa da un’impugnazione carente.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Le motivazioni della Corte si fondano su un consolidato orientamento giurisprudenziale (richiamando la sentenza n. 35949/2019). Il principio affermato è che non si può ricorrere in Cassazione lamentando la mancata considerazione di un motivo d’appello che era, fin dal principio, inammissibile per manifesta infondatezza. L’eventuale accoglimento del ricorso e il rinvio al giudice d’appello sarebbero inutili, poiché quel giudice non potrebbe fare altro che dichiarare, a sua volta, l’inammissibilità del motivo originario. Si tratta di un’applicazione del principio di economia processuale e di interesse ad agire: l’impugnazione è consentita solo se può portare a un risultato concreto e favorevole per chi la propone.

Conclusioni: L’Importanza della Specificità dei Motivi di Appello

La decisione in esame offre una lezione cruciale per la pratica forense: la specificità e la pertinenza dei motivi di appello sono requisiti non negoziabili. Limitarsi a riproporre richieste già motivatamente respinte, senza criticare puntualmente le argomentazioni del giudice precedente, equivale a presentare un’impugnazione destinata al fallimento. La Cassazione ribadisce così il suo ruolo di giudice di legittimità, che non può essere adito per rimediare a carenze argomentative che dovevano essere sanate nei gradi di merito. Un ricorso, per avere successo, deve basarsi su censure precise e non su mere congetture, altrimenti la sua sorte sarà segnata dall’inammissibilità.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile per carenza d’interesse?
Secondo la sentenza, un ricorso è inammissibile per carenza d’interesse quando contesta la mancata valutazione, da parte del giudice di secondo grado, di un motivo di appello che era a sua volta inammissibile fin dall’origine per manifesta infondatezza. L’eventuale accoglimento non porterebbe alcun vantaggio concreto al ricorrente.

Perché la richiesta di applicazione della continuazione è stata respinta?
La richiesta è stata respinta perché mancava il presupposto del “medesimo disegno criminoso”. Il giudice di primo grado ha evidenziato che la maggior parte delle condanne precedenti riguardava reati di natura completamente diversa (contro il patrimonio) e che, per l’unico precedente specifico, era trascorso un lasso di tempo troppo lungo (un anno e undici mesi) tra i due episodi delittuosi.

Cosa si intende per motivo di appello ‘manifestamente infondato’?
Si intende un motivo basato su argomentazioni generiche, congetturali e non specifiche, che non si confrontano criticamente con le ragioni esposte nella sentenza impugnata. In questo caso, la difesa non ha contestato puntualmente l’analisi del primo giudice sulla diversità dei reati e sulla distanza temporale, rendendo l’appello sul punto palesemente privo di fondamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati