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Ricorso inammissibile: quando l’appello è infondato

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per lesioni personali. L’appello era basato su presunte violazioni procedurali, smentite dagli atti, e sulla mancata concessione delle attenuanti generiche, ritenuta una valutazione di merito non sindacabile in sede di legittimità. La Corte ha quindi condannato il ricorrente al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Analisi di un Caso di Lesioni Personali

Presentare un ricorso in Cassazione richiede motivi solidi e ben argomentati, specialmente in materia penale. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci offre l’occasione per approfondire il concetto di ricorso inammissibile, illustrando come la mancanza di fondamento nelle doglianze possa portare non solo al rigetto, ma anche a conseguenze economiche per il ricorrente. Il caso in esame riguarda un appello contro una condanna per lesioni personali, respinto per motivi sia procedurali che di merito.

I Fatti del Processo

Un individuo, condannato in primo grado per il delitto di lesioni personali ai sensi dell’art. 582 del codice penale, vedeva confermata la sua responsabilità anche dalla Corte d’Appello. Non rassegnato alla decisione, decideva di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a due specifici motivi di contestazione.

L’Appello e i Motivi del Ricorso

Il ricorrente basava la sua difesa su due pilastri principali:

1. Violazione delle norme processuali: Sosteneva la nullità della sentenza d’appello per una presunta violazione delle norme che garantiscono la partecipazione dell’imputato al processo. In particolare, lamentava una violazione dell’articolo 178, lettera C), del codice di procedura penale.
2. Mancata applicazione delle attenuanti generiche: Contestava la decisione dei giudici di merito di non concedergli le circostanze attenuanti generiche, che avrebbero potuto comportare una riduzione della pena.

La Decisione della Cassazione: un Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, con una sintetica ma chiara ordinanza, ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. Questa decisione si fonda su una valutazione di manifesta infondatezza di entrambi i motivi proposti dal ricorrente.

Analisi del Primo Motivo: la presunta violazione processuale

La Corte ha smontato la prima doglianza definendola “del tutto indimostrata” e, anzi, “smentita dagli atti processuali”. È emerso infatti che l’imputato aveva esplicitamente rinunciato a partecipare all’udienza di appello. Una comunicazione inviata successivamente alla Corte, presumibilmente per giustificare un legittimo impedimento, è stata ritenuta irrilevante perché trasmessa oltre un mese dopo la data dell’udienza stessa. La lamentela era, quindi, priva di qualsiasi fondamento fattuale e giuridico.

Analisi del Secondo Motivo: le attenuanti generiche

Anche il secondo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la valutazione sulla concessione o meno delle attenuanti generiche è una prerogativa del giudice di merito. In sede di legittimità, la Corte non può entrare nel merito di tale decisione, ma può solo verificare che la motivazione sia logica, coerente e non viziata da palesi errori. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione congrua per negare le attenuanti, rendendo la contestazione non ammissibile in Cassazione.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Suprema Corte è lapidaria. Per il primo punto, la prova documentale (la rinuncia a comparire) ha reso inconsistente la lamentela di violazione procedurale. Per il secondo, la Corte ha ricordato che il giudice di merito, nel negare le attenuanti, non è tenuto a esaminare ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole, ma è sufficiente che motivi la sua scelta basandosi sugli elementi ritenuti decisivi. La motivazione della Corte d’Appello era stata ritenuta adeguata, chiudendo così ogni spazio per una rivalutazione in sede di legittimità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione evidenzia due aspetti fondamentali. In primo luogo, non si possono invocare violazioni procedurali quando i fatti, documentati negli atti, dimostrano il contrario. In secondo luogo, il giudizio della Cassazione è un controllo di legittimità, non un terzo grado di merito: le valutazioni discrezionali del giudice, come quelle sulle attenuanti generiche, se correttamente motivate, non sono sindacabili. La dichiarazione di inammissibilità ha comportato per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, a dimostrazione che un ricorso infondato non è privo di conseguenze.

È possibile contestare una violazione procedurale se si è rinunciato a partecipare all’udienza?
No, secondo l’ordinanza, se dagli atti processuali risulta una chiara rinuncia dell’imputato a partecipare all’udienza, una successiva lamentela per violazione delle norme sulla partecipazione è del tutto indimostrata e infondata.

La Corte di Cassazione può riesaminare la decisione di un giudice di non concedere le attenuanti generiche?
No, la contestazione sulla mancata applicazione delle attenuanti generiche non è consentita in sede di legittimità. La Cassazione può solo verificare che la motivazione del giudice di merito sia logica e non palesemente contraddittoria, ma non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice precedente.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, come in questo caso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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