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Ricorso inammissibile: quando l’appello è infondato

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per tentato esercizio arbitrario delle proprie ragioni. I motivi dell’appello sono stati ritenuti generici, mai sollevati in precedenza e manifestamente infondati. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato a pagare le spese processuali e una sanzione alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Conseguenze di Motivi Generici e Tardivi

Quando si presenta un ricorso in Cassazione, la specificità e la pertinenza dei motivi sono fondamentali. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile non solo venga respinto, ma comporti anche significative conseguenze economiche per il ricorrente. Il caso analizzato riguarda una condanna per tentato esercizio arbitrario delle proprie ragioni, originata da una disputa apparentemente banale sulla collocazione di alcuni vasi.

I Fatti di Causa

La vicenda giudiziaria trae origine da un conflitto tra vicini. Un soggetto, per tutelare quello che riteneva un proprio diritto, aveva agito per la rimozione di alcuni vasi posizionati vicino all’ingresso dell’abitazione della persona offesa. Inizialmente contestato come violenza privata (art. 610 c.p.), il reato è stato riqualificato sin dal primo grado di giudizio in tentato esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle cose, ai sensi degli artt. 56 e 393 del codice penale. Dopo la conferma della condanna in Corte d’Appello, l’imputato ha presentato ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Corte

L’imputato ha basato il suo ricorso su due argomenti principali:

1. L’assenza di un titolo legittimo in capo alla persona offesa per agire a tutela del proprio diritto, mettendo in discussione la sua facoltà di chiedere la rimozione dei vasi.
2. La non configurabilità del reato contestato, sostenendo la generica infondatezza dell’ipotesi delittuosa.

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, dichiarando il ricorso totalmente inammissibile.

Analisi della Cassazione sul Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha smontato le argomentazioni della difesa con precisione procedurale. Riguardo al primo punto, i giudici hanno rilevato che la questione sulla legittimità della persona offesa a pretendere la tutela non era mai stata sollevata nel precedente grado di giudizio (l’appello). Presentare un motivo per la prima volta in Cassazione lo rende inammissibile. Ad ogni modo, la Corte ha aggiunto che la doglianza era anche manifestamente infondata, poiché la tutela possessoria è garantita a prescindere da eventuali autorizzazioni amministrative all’occupazione di suolo pubblico, che non possono mai ledere i diritti di terzi.

Anche il secondo motivo è stato giudicato manifestamente infondato, in quanto la difesa si era limitata a una deduzione generica senza argomentare specificamente perché il reato non sussistesse nel caso concreto.

La Condanna alle Spese e il Ruolo della Parte Civile

Un aspetto interessante dell’ordinanza riguarda la condanna alle spese. Di norma, quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato a pagare le spese processuali e una somma alla Cassa delle ammende. Se la parte civile si è costituita e ha svolto un’attività difensiva, il ricorrente deve rifonderle anche le spese legali.

In questo caso, tuttavia, la Corte ha specificato che la parte civile si era limitata a chiedere la conferma della sentenza impugnata, senza contrastare in modo specifico i motivi del ricorso. Poiché non è stata svolta un’effettiva attività difensiva diretta a contrastare le pretese avversarie, la Corte non ha disposto la condanna al pagamento delle spese in favore della parte civile, ma ha condannato il ricorrente al solo pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su principi cardine del processo penale. In primo luogo, il principio di devoluzione, secondo cui il giudice d’appello (e a maggior ragione quello di legittimità) può decidere solo sulle questioni specificamente sollevate con i motivi di impugnazione. Introdurre nuovi argomenti in Cassazione è proceduralmente scorretto e conduce all’inammissibilità. In secondo luogo, i motivi di ricorso devono essere specifici e non generici. Non basta affermare l’insussistenza di un reato; è necessario indicare con precisione le ragioni di fatto e di diritto che supportano tale tesi. Infine, la decisione riafferma la distinzione tra tutela petitoria (basata sulla proprietà o altro diritto reale) e tutela possessoria, chiarendo che quest’ultima protegge la situazione di fatto, ovvero il controllo materiale sul bene.

Conclusioni

Questa ordinanza sottolinea l’importanza di una strategia difensiva attenta e precisa sin dai primi gradi di giudizio. Presentare un ricorso inammissibile in Cassazione non è una mossa priva di conseguenze: comporta non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo di versare una somma significativa alla Cassa delle ammende. Per gli avvocati, è un monito a formulare motivi di impugnazione specifici, pertinenti e già dibattuti nei precedenti gradi, evitando argomentazioni generiche o tardive che non hanno alcuna possibilità di essere accolte.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
La Corte di Cassazione lo ha dichiarato inammissibile principalmente per due ragioni: un motivo era stato sollevato per la prima volta in quella sede, rendendolo proceduralmente inammissibile, mentre l’altro era stato formulato in modo troppo generico e ritenuto manifestamente infondato.

È possibile contestare in Cassazione il diritto della persona offesa ad agire se non lo si è fatto in Appello?
No. Secondo quanto stabilito in questa ordinanza, un motivo di ricorso che non è stato precedentemente sottoposto al giudice dell’appello (gravame) non può essere presentato per la prima volta in Cassazione e, pertanto, risulta inammissibile.

Perché il ricorrente non è stato condannato a pagare le spese legali alla parte civile?
Nonostante il ricorso sia stato dichiarato inammissibile, la condanna alle spese in favore della parte civile non è stata disposta perché quest’ultima non ha svolto un’attività difensiva attiva e specifica per contrastare i motivi del ricorso, ma si è limitata a chiedere la conferma della sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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