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Ricorso inammissibile: quando l’appello è infondato

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. L’imputato, condannato per porto di oggetti atti a offendere, aveva chiesto l’applicazione della particolare tenuità del fatto. La Corte ha confermato la decisione di merito, sottolineando la pericolosità della condotta e i numerosi precedenti penali dell’imputato, che escludono la possibilità di applicare l’art. 131-bis c.p.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e la Particolare Tenuità del Fatto

Quando un ricorso inammissibile viene presentato alla Corte di Cassazione, le conseguenze possono essere significative. La Suprema Corte, con una recente ordinanza, ha chiarito i contorni della manifesta infondatezza e dell’aspecificità del ricorso, specialmente in relazione alla richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Analizziamo una decisione che offre importanti spunti sulla valutazione della pericolosità della condotta e sul peso dei precedenti penali.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato dalla Corte d’Appello alla pena di quattro mesi e venti giorni di arresto, oltre a un’ammenda di 1.000 euro, per il reato previsto dall’art. 4 della Legge n. 110/1975, ovvero il porto di armi od oggetti atti ad offendere. La condanna di secondo grado riformava parzialmente quella di primo grado. L’imputato, non soddisfatto della decisione, decideva di proporre ricorso per cassazione, affidandosi al proprio difensore.

Il Motivo del Ricorso: Violazione di Legge e Tenuità del Fatto

Il nucleo centrale del ricorso si basava sulla presunta violazione di legge da parte della Corte d’Appello. Secondo la difesa, i giudici di secondo grado si erano limitati a ripetere le argomentazioni del tribunale nel respingere la richiesta di assoluzione ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale (particolare tenuità del fatto), senza un’autonoma e approfondita valutazione. L’obiettivo era ottenere il riconoscimento che il fatto, per le sue modalità, fosse da considerarsi talmente lieve da non meritare una sanzione penale.

La Decisione della Cassazione: Un Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri: la manifesta infondatezza e l’aspecificità dei motivi presentati. In sostanza, la Suprema Corte ha ritenuto che l’atto di impugnazione non fosse idoneo a superare il vaglio di ammissibilità, non solo per il modo in cui era stato formulato, ma anche per la palese inconsistenza delle sue argomentazioni.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha articolato la propria decisione sulla base di diverse considerazioni cruciali.

In primo luogo, il ricorso è stato giudicato aspecifico perché si limitava a riproporre le stesse doglianze già avanzate in appello, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata. Un ricorso in Cassazione deve attaccare specificamente le ragioni della decisione che contesta, non può essere una mera riproduzione di argomenti precedenti.

Nel merito, la Corte ha sottolineato come la motivazione della Corte d’Appello fosse congrua e non illogica. I giudici di secondo grado avevano correttamente evidenziato la pericolosità intrinseca della condotta dell’imputato, il quale portava con sé ben due oggetti pericolosi: uno qualificabile come strumento da punta e taglio e un altro chiaramente utilizzabile per l’offesa alla persona.

L’elemento decisivo, tuttavia, è stato il profilo soggettivo dell’imputato. La Corte ha dato grande peso ai numerosi precedenti penali a suo carico, alcuni dei quali per reati caratterizzati dall’uso della violenza. Questi precedenti, secondo i giudici, non erano semplici macchie sulla fedina penale, ma indicatori di una chiara inclinazione a delinquere. Tale inclinazione è, per legge, una delle cause ostative all’applicazione del beneficio della particolare tenuità del fatto previsto dall’art. 131-bis c.p. La condotta, quindi, non poteva essere considerata un episodio isolato e di minima gravità, ma andava inserita in un contesto di abituale illegalità.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce alcuni principi fondamentali del diritto processuale e penale. Innanzitutto, un ricorso, per essere ammissibile, deve essere specifico e dialogare criticamente con la sentenza che intende demolire. La semplice riproposizione di motivi già respinti porta quasi inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.

In secondo luogo, la valutazione sulla particolare tenuità del fatto non è un mero automatismo legato alla pena edittale del reato, ma un giudizio complesso che tiene conto sia della gravità oggettiva della condotta, sia della personalità dell’autore. La presenza di precedenti penali specifici e indicativi di una tendenza a commettere reati rappresenta un ostacolo quasi insormontabile per ottenere tale beneficio. La decisione conferma che la giustizia penale deve valutare non solo il singolo fatto, ma anche il contesto e il percorso di vita del soggetto che lo ha commesso, specialmente quando si tratta di concedere istituti premiali.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza e aspecificità, in quanto si limitava a ripetere le argomentazioni già presentate in appello, senza confrontarsi specificamente con la motivazione della sentenza impugnata.

Per quale motivo non è stata applicata la particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
La particolare tenuità del fatto non è stata applicata perché la condotta è stata ritenuta pericolosa (l’imputato portava due oggetti atti ad offendere) e, soprattutto, perché l’imputato aveva numerosi precedenti penali, anche per reati violenti, che dimostravano una sua inclinazione a delinquere, condizione che osta all’applicazione del beneficio.

Quali sono state le conseguenze economiche della dichiarazione di inammissibilità?
L’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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