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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per una contravvenzione al Codice della Strada. Il motivo risiede nella genericità dell’impugnazione, che si limitava a riproporre argomenti già respinti in appello, senza un confronto critico con la motivazione della sentenza. La decisione sottolinea che la definitività della precedente violazione, presupposto per la condanna penale, era stata correttamente accertata dai giudici di merito. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Genericità Costa Cara

Presentare un’impugnazione contro una sentenza di condanna è un diritto fondamentale, ma deve rispettare precise regole formali e sostanziali. Un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta del mancato rispetto di tali regole, come dimostra una recente ordinanza della Corte di Cassazione. Il caso in esame riguarda un automobilista condannato per una contravvenzione al Codice della Strada e offre uno spunto prezioso per comprendere perché non basta semplicemente dissentire da una decisione, ma è necessario argomentare in modo specifico e pertinente.

I Fatti del Caso

Un automobilista veniva condannato sia in primo grado sia in appello per la contravvenzione prevista dall’art. 7, comma 15-bis, del Codice della Strada. La norma punisce penalmente chi, essendo già stato sanzionato in via amministrativa per la stessa infrazione nei due anni precedenti, la commette nuovamente. Il fatto contestato risaliva al 16 aprile 2019, mentre una precedente violazione era stata registrata il 21 gennaio 2019.

Contro la sentenza della Corte di Appello di Palermo, l’imputato proponeva ricorso per cassazione tramite il suo difensore, sollevando due motivi: un presunto vizio di motivazione e una violazione di legge. In sostanza, sosteneva che non fossero stati accertati tutti gli elementi costitutivi del reato e che mancasse la prova della definitività della precedente sanzione amministrativa, requisito essenziale per la condanna penale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a un livello preliminare, giudicando l’impugnazione non idonea a essere esaminata. La conseguenza per il ricorrente è stata non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo di pagare le spese del procedimento e una sanzione di 3.000 euro in favore della cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Perché il Ricorso è Inammissibile?

La Corte ha basato la sua decisione su un principio consolidato della procedura penale: i motivi di ricorso non possono essere generici o meramente ripetitivi. I giudici hanno osservato che l’imputato non aveva svolto un confronto critico con la motivazione della sentenza d’appello.

I punti chiave della motivazione sono i seguenti:

* Mancanza di confronto critico: Il ricorrente si è limitato a riproporre le stesse lamentele (doglianze) già presentate e respinte dalla Corte di Appello. Un ricorso per cassazione, invece, deve attaccare specificamente le argomentazioni giuridiche usate dai giudici di secondo grado per giustificare la loro decisione.
* Logicità della sentenza d’appello: La Corte di Cassazione ha ritenuto la motivazione della Corte di Appello “diffusa, logica e congrua”, oltre che corretta dal punto di vista giuridico. In particolare, i giudici di merito avevano specificamente accertato la definitività della precedente violazione, elemento che il ricorrente contestava.
* Divieto di censure di merito: I motivi presentati erano, di fatto, tentativi di ottenere dalla Cassazione una nuova valutazione dei fatti, cosa che non rientra nei poteri del giudice di legittimità. La Suprema Corte può valutare solo la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non riesaminare le prove.

Conclusioni: Le Conseguenze Pratiche

Questa ordinanza ribadisce una lezione fondamentale per chiunque intenda impugnare una sentenza: un ricorso deve essere specifico, puntuale e critico nei confronti della decisione che si contesta. Limitarsi a ripetere argomenti già disattesi, senza spiegare perché la motivazione del giudice d’appello sia errata, equivale a presentare un ricorso inammissibile. Le conseguenze non sono solo la conferma della condanna, ma anche un aggravio di spese. La decisione sottolinea l’importanza di affidarsi a una difesa tecnica che sappia strutturare un’impugnazione in modo efficace, concentrandosi sui vizi di legittimità e non su una sterile riproposizione di questioni di fatto.

Per quale motivo la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Risposta: Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici, riproducevano censure già esaminate e respinte nei gradi di merito e non contenevano una critica specifica e puntuale alla motivazione della sentenza impugnata.

Qual è la conseguenza economica per chi presenta un ricorso inammissibile in ambito penale?
Risposta: La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, 3.000 euro) a favore della cassa delle ammende.

È sufficiente riproporre le stesse argomentazioni dei gradi precedenti in un ricorso per cassazione?
Risposta: No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha chiarito che il ricorso deve contenere un confronto critico con la motivazione della sentenza di appello e non può limitarsi a riprodurre le stesse argomentazioni già valutate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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