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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché i motivi proposti erano una mera ripetizione di quelli già presentati in appello, senza una critica specifica alla sentenza impugnata. Il caso sottolinea il principio fondamentale secondo cui ogni impugnazione deve contenere una critica argomentata e puntuale contro la decisione che si contesta, altrimenti non può essere esaminata nel merito. La ricorrente, condannata per furto aggravato, è stata anche condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Ribadisce la Necessità di una Critica Specifica

Presentare un ricorso in Cassazione non è un’azione da prendere alla leggera. La recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce un principio fondamentale della procedura penale: un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile quando l’atto di impugnazione si limita a riproporre le stesse doglianze già respinte in appello, senza un confronto critico e puntuale con la motivazione della sentenza impugnata. Analizziamo questa decisione per capire le sue implicazioni pratiche per la difesa tecnica.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Asti e successivamente confermata dalla Corte di Appello di Torino. L’imputata era stata ritenuta colpevole del reato di furto aggravato in concorso e condannata a dieci mesi di reclusione e 300 euro di multa.

Avverso la sentenza di secondo grado, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su quattro distinti motivi:
1. Errata applicazione della norma sul concorso di persone nel reato.
2. Violazione delle norme sulla validità della querela.
3. Mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.
4. Omessa applicazione di una sanzione sostitutiva alla detenzione.

L’Analisi della Corte e il ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione, tuttavia, non è entrata nel merito di nessuna di queste questioni. Gli Ermellini hanno dichiarato il ricorso inammissibile nella sua interezza. La ragione è tanto semplice quanto cruciale: i motivi presentati erano una mera reiterazione delle critiche già sollevate con l’atto di appello e già esaminate e respinte, con congrua e logica motivazione, dalla Corte territoriale.

Secondo la Suprema Corte, la funzione tipica dell’impugnazione è quella di una “critica argomentata” avverso il provvedimento che si contesta. Questo significa che l’appellante non può limitarsi a ripetere le proprie tesi, ma deve confrontarsi specificamente con le ragioni esposte dal giudice precedente, indicando perché tali ragioni sarebbero errate in fatto o in diritto.

La Funzione dell’Impugnazione

La Corte ha ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità. Un atto di impugnazione, per non essere dichiarato inammissibile, deve contenere:
* Le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che sostengono la richiesta.
* Un confronto puntuale e specifico con le argomentazioni della sentenza impugnata, evidenziando i punti di dissenso.

Quando un ricorso, come nel caso di specie, ignora completamente la motivazione della sentenza di secondo grado e si limita a riproporre le stesse argomentazioni, perde la sua funzione essenziale. Non si tratta più di una critica al provvedimento, ma di una semplice riproposizione di tesi già valutate. Questo vizio procedurale ne determina l’inevitabile inammissibilità.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla necessità di garantire l’efficienza del processo e la serietà delle impugnazioni. Permettere ricorsi meramente ripetitivi significherebbe appesantire il sistema giudiziario con atti che non apportano alcun nuovo elemento di valutazione giuridica. La giurisprudenza citata nell’ordinanza (tra cui Cass. n. 8700/2013 e Cass. n. 27816/2019) è costante nel definire inammissibile il ricorso che “riproduce e reitera gli stessi motivi prospettati con l’atto di appello e motivatamente respinti in secondo grado, senza confrontarsi criticamente con gli argomenti utilizzati nel provvedimento impugnato”.

Le conclusioni

La decisione in commento rappresenta un monito importante. La redazione di un atto di impugnazione richiede un’analisi approfondita non solo del caso, ma soprattutto delle motivazioni della sentenza che si intende contestare. È imperativo che i motivi di ricorso non siano generici o ripetitivi, ma che attacchino in modo mirato e argomentato il ragionamento del giudice precedente. In caso contrario, il rischio concreto è una declaratoria di ricorso inammissibile, con la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata quantificata in 3.000,00 euro.

Perché un ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano una semplice ripetizione delle argomentazioni già sollevate e respinte nel precedente grado di giudizio (appello), senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata.

Cosa si intende per “critica argomentata” in un atto di impugnazione?
Per “critica argomentata” si intende la presentazione di motivi specifici che contestano puntualmente le argomentazioni giuridiche e fattuali della sentenza impugnata, indicando le ragioni del proprio dissenso. Non è sufficiente riproporre le medesime tesi già esposte.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che la Corte non esamini il merito del ricorso. Inoltre, la parte ricorrente viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso 3.000,00 euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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