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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per furto ed evasione. I motivi, incentrati sulle attenuanti, sono stati giudicati generici e ripetitivi, mancando un confronto critico con la sentenza d’appello. La decisione conferma che un appello non può limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni già respinte.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Ribadisce i Requisiti di Specificità

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del diritto processuale penale: un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta di motivi d’appello generici e non specificamente critici verso la decisione impugnata. Questa ordinanza offre uno spunto cruciale per comprendere come redigere un atto di impugnazione efficace e quali errori evitare per non vedersi chiudere le porte del giudizio di legittimità.

Il Contesto del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un imputato in primo e secondo grado per una serie di reati, tra cui evasione e furto aggravato. La Corte di Appello di Firenze aveva confermato la sentenza del Tribunale, condannando l’individuo a una pena detentiva e a una multa.

Insoddisfatto della decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, articolando la sua difesa su due punti principali:

1. Un presunto vizio di motivazione riguardo alla mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche in prevalenza sulle aggravanti contestate.
2. Un ulteriore vizio di motivazione per il mancato riconoscimento di una specifica circostanza attenuante, legata alla lieve entità del danno patrimoniale.

L’Analisi del Ricorso Inammissibile da Parte della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. La decisione si fonda su una critica netta alla modalità con cui sono stati formulati i motivi di ricorso, ritenuti non idonei a superare il vaglio di legittimità.

La Genericità del Primo Motivo

Per quanto riguarda il primo motivo, relativo al bilanciamento delle circostanze, i giudici supremi hanno sottolineato che la valutazione della prevalenza o equivalenza tra attenuanti e aggravanti è una tipica valutazione di merito, affidata alla discrezionalità del giudice. Tale valutazione sfugge al controllo della Cassazione, a meno che non sia il frutto di un ragionamento palesemente illogico o arbitrario. Nel caso di specie, la Corte di Appello aveva fornito una motivazione coerente e priva di vizi logici per giustificare il diniego della prevalenza delle attenuanti, rendendo il motivo di ricorso un tentativo inaccettabile di ottenere un nuovo giudizio di fatto.

La Ripetitività del Secondo Motivo

Ancora più netto è stato il giudizio sul secondo motivo. La Corte ha rilevato come questo non fosse altro che una mera riproposizione delle stesse argomentazioni già presentate e respinte con adeguata motivazione dalla Corte di Appello. La funzione del ricorso per cassazione non è quella di reiterare doglianze già esaminate, ma quella di muovere una critica specifica e argomentata contro le ragioni della decisione impugnata.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ribadito un principio consolidato: l’atto di impugnazione deve contenere un confronto puntuale e critico con le argomentazioni del provvedimento che si contesta. Non è sufficiente limitarsi a lamentare una presunta carenza o illogicità della motivazione in termini generici. Occorre indicare specificamente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che sostengono la richiesta, dimostrando perché la motivazione del giudice precedente sia errata.

Quando un motivo di ricorso, come nel caso esaminato, si limita a ripetere le stesse censure già motivatamente respinte nel grado precedente, esso perde la sua funzione essenziale, che è quella di una critica argomentata. Di conseguenza, si destina inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità. Questo vizio procedurale impedisce alla Corte di esaminare il merito della questione, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame è un monito importante per gli operatori del diritto. La redazione di un atto di impugnazione, specialmente in sede di legittimità, richiede rigore e specificità. Non basta essere in disaccordo con una sentenza; è necessario smontare analiticamente la sua motivazione, evidenziandone i vizi logici o le violazioni di legge. Un ricorso che si limiti a essere una copia di precedenti scritti difensivi è destinato a essere dichiarato inammissibile, con un aggravio di spese per l’assistito e la cristallizzazione della decisione impugnata. La specificità non è un mero formalismo, ma l’essenza stessa del diritto di impugnazione.

Perché un ricorso per cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se i motivi presentati sono generici, non si confrontano criticamente con la motivazione della sentenza impugnata o si limitano a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nel precedente grado di giudizio, senza indicare specifiche ragioni di diritto o vizi logici.

È sufficiente riproporre gli stessi motivi dell’appello in Cassazione?
No, non è sufficiente. La Cassazione ha chiarito che il ricorso che riproduce e reitera gli stessi motivi già prospettati in appello e motivatamente respinti in secondo grado è inammissibile, in quanto manca il necessario confronto critico con gli argomenti utilizzati nel provvedimento impugnato.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
All’inammissibilità del ricorso segue, per legge, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro in favore della Cassa delle ammende, come nel caso di specie, fissata a 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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