LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile a causa della genericità assoluta dei motivi presentati. L’impugnazione riguardava una condanna per il reato di resistenza, ma non contestava in modo specifico le motivazioni della Corte d’Appello. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3000 euro.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile per Genericità: la Cassazione fa il Punto

Quando si impugna una sentenza, non è sufficiente esprimere un generico dissenso. È necessario formulare critiche specifiche e puntuali. In caso contrario, si rischia una declaratoria di ricorso inammissibile, con conseguente condanna alle spese. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ribadisce questo principio fondamentale, offrendo uno spunto di riflessione sull’importanza della tecnica redazionale negli atti giudiziari.

Il Caso: un Appello contro la Condanna per Resistenza

La vicenda trae origine da una condanna per il reato di resistenza. L’imputato, ritenuto colpevole sia in primo grado che in appello, decideva di presentare ricorso per Cassazione. I motivi del ricorso si concentravano sulla presunta insussistenza dell’elemento della minaccia, considerato costitutivo del reato contestato.

Tuttavia, secondo la Suprema Corte, le doglianze formulate dal ricorrente non superavano il vaglio preliminare di ammissibilità. L’atto di impugnazione è stato infatti giudicato vago e astratto, incapace di confrontarsi in modo costruttivo con le argomentazioni della sentenza della Corte d’Appello.

La Decisione della Cassazione: un Ricorso Inammissibile per Genericità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione risiede nella “genericità assoluta” del motivo dedotto. I giudici hanno osservato come la Corte d’Appello avesse correttamente e congruamente respinto il gravame, operando un legittimo rinvio alle motivazioni della sentenza di primo grado, proprio a fronte della genericità dell’atto d’appello.

In sostanza, se l’atto di impugnazione non attacca specificamente i punti della decisione che intende criticare, il giudice del gravame può legittimamente confermare la decisione precedente richiamandone le argomentazioni.

Le Conseguenze Economiche della Inammissibilità

A seguito della declaratoria di inammissibilità, la Corte ha applicato quanto previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale. Il ricorrente è stato condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria rappresenta un deterrente contro la proposizione di impugnazioni palesemente infondate o, come in questo caso, formulate in modo processualmente non corretto.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Il cuore della motivazione della Corte risiede nel principio secondo cui l’impugnazione deve contenere una critica specifica e argomentata alla decisione impugnata. Un ricorso che si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte, senza confrontarsi con le ragioni addotte dal giudice precedente, è destinato a essere dichiarato inammissibile. Nel caso di specie, il ricorrente non è riuscito a dimostrare le presunte lacune o illogicità nella motivazione della Corte d’Appello, la quale aveva adeguatamente giustificato la sussistenza dell’elemento della minaccia nel reato di resistenza. La genericità dell’appello ha quindi legittimato la Corte territoriale a confermare la sentenza di primo grado tramite rinvio, e la stessa genericità ha causato l’inevitabile inammissibilità del ricorso in Cassazione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza sottolinea un’importante lezione pratica per chi opera nel diritto: la redazione di un atto di impugnazione richiede precisione, specificità e un confronto diretto con la motivazione del provvedimento che si intende contestare. Proporre un ricorso inammissibile non solo è inutile ai fini della difesa, ma espone il proprio assistito a conseguenze economiche significative. La decisione rafforza il ruolo della Corte di Cassazione come giudice di legittimità, il cui compito non è riesaminare i fatti, ma verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica delle motivazioni dei giudici di merito. Pertanto, un’impugnazione efficace deve essere costruita come un dialogo critico con la sentenza precedente, non come una mera riproposizione di tesi già vagliate e respinte.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato giudicato affetto da ‘genericità assoluta’ perché i motivi presentati non si confrontavano specificamente con le argomentazioni della sentenza della Corte d’Appello, risultando vaghi e astratti.

Quali sono le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

È legittimo che una Corte d’Appello confermi una sentenza di primo grado semplicemente richiamandone le motivazioni?
Sì, secondo questa ordinanza è un ‘legittimo rinvio’. Una Corte d’Appello può richiamare gli argomenti della sentenza di primo grado quando l’atto di appello è generico e non solleva critiche specifiche e pertinenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati