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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per furto aggravato. La decisione si fonda sulla natura generica e riproduttiva dei motivi d’appello, che non presentavano una critica specifica alla sentenza impugnata, ma si limitavano a reiterare censure già valutate e respinte nel merito. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: l’importanza della specificità nei motivi d’appello

Quando si presenta un’impugnazione avverso una sentenza di condanna, non è sufficiente esprimere un generico dissenso. È fondamentale articolare critiche precise e puntuali. In caso contrario, il rischio è quello di incappare in una dichiarazione di ricorso inammissibile, come stabilito dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza in esame. Questa decisione ribadisce un principio cruciale del nostro sistema processuale: l’atto di appello deve contenere una critica specifica alle argomentazioni della sentenza impugnata, e non limitarsi a riproporre le stesse difese già respinte.

I fatti del processo

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte di Appello di Perugia. L’imputato era stato ritenuto colpevole del delitto di furto aggravato, ai sensi degli articoli 624 e 625 del codice penale. Non rassegnato alla doppia condanna, l’imputato decideva di presentare ricorso per cassazione, affidando le sue speranze all’ultimo grado di giudizio.

I motivi del ricorso e il ricorso inammissibile

L’imputato ha basato il suo ricorso su due distinti motivi. Il primo contestava un presunto vizio di motivazione in relazione alla valutazione delle prove (art. 192 c.p.p.). Il secondo, invece, lamentava una violazione di legge e un ulteriore vizio di motivazione riguardo alla sussistenza della circostanza aggravante contestata (art. 625, comma 1, n. 7 c.p.). Tuttavia, questi motivi non hanno superato il vaglio preliminare della Suprema Corte, portando a una pronuncia di ricorso inammissibile.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso inammissibile per una ragione chiara e consolidata in giurisprudenza: la genericità e la natura riproduttiva dei motivi presentati. I giudici hanno osservato che le censure sollevate dal ricorrente non erano altro che una pedissequa ripetizione di argomentazioni già ampiamente esaminate e respinte dalla Corte di Appello.

L’atto di impugnazione, per essere ammissibile, deve instaurare un dialogo critico con la sentenza che si contesta. Deve evidenziare specifici errori, omissioni o illogicità nel ragionamento del giudice di merito. Al contrario, un ricorso che si limita a riproporre le stesse doglianze, senza confrontarsi con le risposte già fornite nella sentenza d’appello, si rivela sterile e, di conseguenza, inammissibile. La Corte ha richiamato precedenti pronunce, tra cui una delle Sezioni Unite, che sottolineano come l’atto d’impugnazione debba avere un contenuto essenziale di critica specifica per superare il vaglio di ammissibilità.

Le conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione è un monito sull’importanza della tecnica redazionale degli atti di impugnazione. Non basta essere in disaccordo con una sentenza; è necessario dimostrare, con argomenti pertinenti e specifici, perché quella decisione sarebbe errata. Un ricorso inammissibile non solo chiude definitivamente la vicenda processuale, ma comporta anche conseguenze economiche per il ricorrente. In questo caso, oltre al pagamento delle spese processuali, l’imputato è stato condannato a versare una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questo provvedimento riafferma che l’accesso alla giustizia, specialmente nei gradi più alti, richiede rigore, precisione e una reale capacità di confrontarsi criticamente con le decisioni giudiziarie.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile quando manca dei requisiti di legge, ad esempio se i motivi sono generici, non criticano specificamente la sentenza impugnata, o si limitano a riproporre questioni già valutate e respinte nei precedenti gradi di giudizio.

Cosa significa che i motivi di ricorso sono ‘riproduttivi’ di censure già esaminate?
Significa che il ricorrente, nel suo atto di appello, non introduce nuovi argomenti o critiche specifiche alla decisione impugnata, ma si limita a ripetere le stesse obiezioni e difese che erano già state presentate, valutate e rigettate dal giudice del grado precedente.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile per il ricorrente?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, a titolo di sanzione per aver adito la Corte con un ricorso non meritevole di esame nel merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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