Ricorso Inammissibile: La Cassazione Sancisce i Limiti dell’Appello Generico
Quando si presenta un appello, specialmente dinanzi alla Corte di Cassazione, la precisione è tutto. Un recente provvedimento ha ribadito un principio fondamentale: un ricorso inammissibile perché generico non solo non viene esaminato nel merito, ma comporta anche conseguenze economiche per chi lo propone. Analizziamo questa ordinanza per comprendere i requisiti di un ricorso efficace e le insidie da evitare.
Il Contesto del Procedimento
Il caso nasce da una condanna per furto aggravato, ai sensi degli articoli 624 e 625 del codice penale, emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte di Appello di Palermo. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione di secondo grado, ha deciso di presentare ricorso per cassazione, affidando le sue speranze all’ultimo grado di giudizio.
L’Appello e il Vizio di Motivazione
Il ricorrente ha basato la sua impugnazione su un presunto ‘vizio di motivazione’ della sentenza della Corte di Appello. Questo significa che, secondo la difesa, i giudici di secondo grado non avrebbero adeguatamente spiegato le ragioni logiche e giuridiche alla base della loro decisione di conferma della condanna. Tuttavia, come vedremo, non è sufficiente lamentare un vizio: è necessario articolarlo in modo specifico e pertinente.
La Decisione sul Ricorso Inammissibile della Cassazione
La Suprema Corte ha stroncato sul nascere le pretese del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza dell’imputato, ma si ferma a un livello precedente, quello procedurale. L’atto di appello non possedeva i requisiti minimi richiesti dalla legge per poter essere esaminato.
Le Motivazioni dietro un Ricorso Inammissibile
La Corte ha fornito una motivazione chiara e netta per la sua decisione. Il ricorso è stato definito ‘assolutamente generico’. In pratica, mancava di:
1. Confronto con la decisione impugnata: L’atto non analizzava specificamente le argomentazioni della Corte di Appello per confutarle punto per punto.
2. Critica necessaria: Non era presente una critica strutturata e argomentata delle fondamenta logico-giuridiche della sentenza di secondo grado.
3. Ragioni di diritto e di fatto: Il ricorso era privo delle specifiche ragioni legali e degli elementi fattuali che, secondo la difesa, avrebbero dovuto portare a una decisione differente, come esplicitamente richiesto dall’articolo 581 del codice di procedura penale.
La Corte ha richiamato un importante precedente delle Sezioni Unite (sentenza n. 8825 del 2016), che ha consolidato il principio secondo cui la genericità dei motivi rende l’appello inammissibile. Di conseguenza, alla declaratoria di inammissibilità è seguita la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Conclusioni: Lezioni Pratiche dalla Sentenza
Questa ordinanza offre un monito fondamentale per chiunque intenda impugnare un provvedimento giudiziario. Non è sufficiente manifestare un generico dissenso con la decisione. È indispensabile redigere un atto di appello specifico, dettagliato e che si confronti criticamente con la sentenza che si intende contestare, pena la dichiarazione di inammissibilità. La specificità non è un mero formalismo, ma l’essenza stessa del diritto di difesa, che deve essere esercitato con competenza e rigore tecnico per avere una possibilità di successo.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
La Corte di Cassazione lo ha ritenuto inammissibile perché era assolutamente generico, non si confrontava con la decisione impugnata, mancava di una critica specifica alle argomentazioni della Corte d’Appello e non indicava le ragioni di diritto e i dati di fatto a sostegno delle richieste.
Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.
Cosa richiede la legge per presentare un ricorso valido in Cassazione?
In base a quanto stabilito dall’art. 581 del codice di procedura penale e confermato dalla giurisprudenza, un ricorso deve essere specifico, contenere un confronto critico con la sentenza impugnata e indicare chiaramente le ragioni di fatto e di diritto che lo sostengono.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 30107 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 30107 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 17/04/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a PALERMO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 02/02/2023 della CORTE APPELLO di PALERMO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
MOTIVI DELLA DECISIONE
Con la sentenza in epigrafe, la Corte di appello di Palermo ha confermato la sentenza di condanna resa dal Tribunale di Palermo nei confronti di COGNOME per il reato di cui agli artt. 624 e 625 n. 2 e n. 7 cod. pen.
L’imputato ricorre per la cassazione della sentenza della Corte di appello pe vizio di motivazione.
Il ricorso è inammissibile, in quanto assolutamente generico, privo di confronto con la decisione impugnata, non scandito da necessaria critica alle argomentazioni poste a fondamento della decisione (Sez. U. n. 8825 del 27/10/2016, COGNOME) e privo delle ragioni di diritto e dei dati di fatto che dev sorreggere le richieste (così come previsto dall’art. 581 cod. proc. pen.).
Alla declaratoria di inammissibilità segue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 17 aprile 2024
Il Consigliere estensore
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Il Preiete