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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché basato su motivi generici e manifestamente infondati. Il ricorrente aveva tentato di proporre una diversa interpretazione dei fatti, un’operazione non consentita in sede di legittimità. La decisione sottolinea che l’appello deve contestare la logica giuridica della sentenza precedente, non limitarsi a riproporre una narrazione alternativa. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione chiarisce i limiti dell’appello

Quando si presenta un ricorso alla Corte di Cassazione, è fondamentale comprendere i limiti del suo giudizio. Un recente provvedimento ha ribadito un principio cardine: non è possibile chiedere alla Suprema Corte di riesaminare i fatti come se fosse un terzo grado di giudizio. Il caso in esame dimostra chiaramente come un ricorso inammissibile per genericità e manifesta infondatezza porti non solo al rigetto, ma anche a sanzioni economiche. Analizziamo la vicenda per capire quali sono gli errori da evitare.

I fatti del caso

La vicenda nasce dal ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello di Messina. La condanna riguardava la violazione dell’art. 47 dell’Ordinamento Penitenziario, una norma che disciplina misure alternative alla detenzione. L’imputato, nel suo ricorso, non contestava la violazione della legge in sé, ma proponeva una “diversa lettura” degli eventi, in particolare riguardo agli orari di uscita, controllo e rientro presso la propria abitazione. In sostanza, cercava di convincere la Cassazione che la sua versione dei fatti fosse più credibile di quella accertata dai giudici di merito.

La decisione della Corte: il ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri: la genericità e la manifesta infondatezza dei motivi presentati. I giudici hanno sottolineato come le argomentazioni del ricorrente si risolvessero in una “proposizione meramente assertiva” che si contrapponeva a una motivazione della sentenza d’appello definita “logicamente ineccepibile”. La Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di una terza istanza di giudizio sui fatti, ma di un “sindacato di legittimità”, ovvero un controllo sulla corretta applicazione delle norme giuridiche.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che la ricostruzione delle modalità e della durata dell’allontanamento dall’abitazione era stata effettuata dai giudici di merito attraverso una “puntuale analisi delle evidenze di fatto”. La motivazione della sentenza d’appello era stata giudicata logica, congruente e completa. Di fronte a tale accertamento, il tentativo del ricorrente di offrire una semplice rilettura degli orari è stato considerato del tutto estraneo al perimetro del giudizio di legittimità.

I giudici hanno chiarito che un ricorso, per essere ammissibile, deve individuare vizi logici o giuridici nel ragionamento del giudice precedente, non limitarsi a proporre una narrazione alternativa dei fatti sperando in una nuova valutazione. Poiché i motivi del ricorso erano generici e palesemente infondati, non potevano essere esaminati nel merito. Di conseguenza, la Corte ha proceduto con la declaratoria di inammissibilità.

Le conclusioni

La decisione ha comportato conseguenze significative per il ricorrente. Oltre alla conferma della condanna, è stato obbligato a pagare le spese processuali e a versare una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questo provvedimento serve da monito: un ricorso in Cassazione deve essere tecnicamente impeccabile e focalizzato su questioni di diritto. Tentare di ottenere una nuova valutazione dei fatti è una strategia destinata al fallimento, che comporta unicamente un aggravio di costi. La sentenza d’appello, se ben motivata e logicamente coerente, diventa insindacabile nel merito davanti alla Suprema Corte.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per la genericità e la manifesta infondatezza dei motivi, i quali si limitavano a una proposizione meramente assertiva e non contestavano efficacemente la motivazione logica e coerente della sentenza d’appello.

Qual era l’argomento principale del ricorrente?
Il ricorrente proponeva una diversa interpretazione degli orari di uscita, controllo e rientro nella propria abitazione, tentando di ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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