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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per furto aggravato. L’ordinanza sottolinea come la genericità e l’assertività dei motivi di appello, sia sulla motivazione che sulla pena, violino i requisiti formali richiesti dalla legge, impedendo un esame nel merito.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione ribadisce i requisiti di specificità

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sui requisiti formali dell’atto di impugnazione. Quando un appello non è sufficientemente specifico, il rischio concreto è che venga dichiarato un ricorso inammissibile, precludendo ogni possibilità di revisione della sentenza. L’ordinanza in esame analizza un caso di furto aggravato, ma i principi espressi hanno una valenza generale per chiunque si approcci al processo penale.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna per concorso in furto aggravato, commesso con violenza sulle cose. La sentenza, emessa in primo grado, era stata integralmente confermata dalla Corte d’Appello. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, affidandolo a due motivi principali: un presunto vizio di motivazione della sentenza d’appello e una violazione di legge nella determinazione della pena.

La Decisione della Corte: un Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato l’istanza, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle accuse, ma si ferma a un livello precedente, quello dei requisiti formali dell’atto di impugnazione. Secondo i giudici, i motivi presentati dal ricorrente erano talmente generici e assertivi da non rispettare le prescrizioni del codice di procedura penale, in particolare dell’articolo 581. Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: la Genericità dei Motivi di Ricorso

La Corte ha analizzato separatamente i due motivi di ricorso, riscontrando in entrambi una carenza fondamentale: la specificità. Un’impugnazione non può limitarsi a una critica astratta, ma deve indicare con precisione gli errori della sentenza che si contesta.

Il Primo Motivo: il Vizio di Motivazione

Il ricorrente lamentava che la Corte d’Appello avesse motivato la sua decisione semplicemente richiamando la sentenza di primo grado. La Cassazione ha definito questa doglianza ‘estremamente generica e assertiva’. Per essere valido, il ricorso avrebbe dovuto indicare gli elementi specifici e i passaggi logici della sentenza impugnata che si ritenevano errati. In assenza di tali indicazioni, il giudice dell’impugnazione non è messo nelle condizioni di comprendere le censure e di esercitare il proprio controllo. Non basta affermare che la motivazione è carente; bisogna spiegare dove e perché.

Il Secondo Motivo: il Trattamento Sanzionatorio

Anche il secondo motivo, relativo alla quantificazione della pena, è stato giudicato generico. La Cassazione ha ricordato un principio consolidato: la graduazione della pena rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito, che la esercita sulla base dei criteri indicati dagli articoli 132 e 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere del colpevole, etc.). Questo potere discrezionale può essere sindacato in sede di legittimità solo se la motivazione è manifestamente illogica o assente. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva adeguatamente giustificato il calcolo della pena, rendendo il motivo di ricorso infondato e, soprattutto, non consentito in quella sede.

Le Conclusioni: Requisiti Essenziali per un Ricorso Efficace

Questa ordinanza ribadisce un concetto cruciale: la redazione di un atto di impugnazione è un’attività tecnica che richiede rigore e precisione. Un ricorso inammissibile non è solo una sconfitta processuale, ma anche una preclusione alla giustizia nel merito. La decisione evidenzia che per superare il vaglio di ammissibilità, i motivi di ricorso devono essere specifici, critici e pertinenti. Devono dialogare con la sentenza impugnata, smontandone i passaggi argomentativi ritenuti viziati, e non limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni già respinte o a formulare critiche astratte. In definitiva, la specificità non è un mero formalismo, ma la condizione essenziale per consentire al giudice superiore di svolgere la sua funzione di controllo e garantire un processo equo.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché entrambi i motivi presentati erano estremamente generici e assertivi, privi dei requisiti di specificità richiesti dall’art. 581, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale. Non indicavano gli elementi concreti su cui si basava la censura.

È possibile contestare in Cassazione la quantità della pena decisa dal giudice?
No, di norma non è possibile. La graduazione della pena è un’attività discrezionale del giudice di merito. Può essere contestata in Cassazione solo se la motivazione a supporto è totalmente assente o manifestamente illogica, cosa che non si è verificata in questo caso.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente dopo la dichiarazione di inammissibilità?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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