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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per furto. La decisione si fonda sulla genericità e ripetitività dei motivi di appello, che non si confrontavano criticamente con la sentenza impugnata, ribadendo l’importanza della specificità degli atti di impugnazione.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Spiega i Requisiti di Specificità dell’Appello

Presentare un’impugnazione è un diritto fondamentale nel nostro ordinamento, ma deve rispettare precise regole formali e sostanziali. Un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta del mancato rispetto di tali regole, come evidenziato da una recente ordinanza della Corte di Cassazione. Il caso in esame offre un chiaro esempio di come la genericità e la ripetitività dei motivi possano precludere l’accesso al giudizio di legittimità, con importanti conseguenze per l’imputato.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una condanna per il reato di furto, ex art. 624 del codice penale, emessa dal Tribunale di La Spezia. La sentenza di primo grado, che prevedeva una pena di sei mesi di reclusione e 180,00 euro di multa, è stata integralmente confermata dalla Corte d’Appello di Genova.

Contro la decisione di secondo grado, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione tramite il proprio difensore, articolando tre distinti motivi di censura.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha basato la sua difesa in Cassazione su tre argomenti principali:

1. Difetto di legittimazione della querelante: I primi due motivi, strettamente connessi, contestavano la validità della querela. Secondo la difesa, la Corte d’Appello avrebbe erroneamente ritenuto la persona offesa come “detentrice qualificata” della merce sottratta, mettendo in dubbio la sua legittimazione a sporgere querela.
2. Violazione di norme processuali: Con il terzo motivo, si lamentava l’inosservanza di norme procedurali la cui violazione avrebbe dovuto comportare l’inutilizzabilità di alcuni atti del processo.

Questi motivi miravano a scardinare la struttura accusatoria fin dalle sue fondamenta, mettendo in discussione la stessa procedibilità dell’azione penale.

La Decisione della Corte: Il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a un livello preliminare, ovvero alla valutazione della corretta formulazione dell’atto di impugnazione. Di conseguenza, la condanna è diventata definitiva e l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000,00 euro.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha fornito una spiegazione dettagliata delle ragioni che hanno portato alla dichiarazione di inammissibilità, offrendo importanti principi di diritto processuale.

La Critica alla Genericità e Ripetitività dei Motivi

Il cuore della decisione riguarda i primi due motivi di ricorso. I Giudici Supremi hanno osservato che tali censure erano una mera reiterazione delle argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte d’Appello. L’imputato, infatti, non si è confrontato criticamente con la motivazione della sentenza di secondo grado, che aveva già ampiamente spiegato perché la querela fosse da considerarsi valida.

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la funzione tipica dell’impugnazione è la “critica argomentata” al provvedimento che si contesta. Ciò richiede un confronto puntuale e specifico con le argomentazioni del giudice precedente, indicando le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che ne dimostrerebbero l’erroneità. Un ricorso che si limita a riproporre le stesse doglianze, senza attaccare la logica della decisione impugnata, perde la sua funzione e si destina a diventare un ricorso inammissibile.

L’Infondatezza della Terza Censura

Anche il terzo motivo è stato giudicato negativamente. La Corte lo ha definito “manifestamente infondato”, oltre che generico e aspecifico. In altre parole, la censura era formulata in modo così vago da non permettere alla Corte di comprendere appieno le ragioni di fatto e di diritto della doglianza, né di confrontarsi adeguatamente con le argomentazioni della sentenza d’appello.

Conclusioni: L’Importanza della Specificità nell’Impugnazione

Questa ordinanza sottolinea una lezione fondamentale per ogni operatore del diritto: un atto di impugnazione non può essere una semplice riproposizione di argomenti già spesi. Per essere efficace, deve contenere una critica specifica, argomentata e puntuale della decisione che si intende contestare. In assenza di questo confronto critico, il ricorso si svuota della sua funzione e viene inevitabilmente dichiarato inammissibile, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria, come stabilito nel caso di specie.

Perché un ricorso può essere dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Un ricorso è dichiarato inammissibile se i motivi presentati sono generici, ripetitivi di argomentazioni già respinte nei gradi precedenti, e non si confrontano criticamente con la motivazione della sentenza impugnata, come avvenuto nel caso di specie.

Cosa significa che un motivo di ricorso è “generico” o “aspecifico”?
Significa che il motivo non indica in modo specifico le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che lo sostengono, limitandosi a lamentare una presunta carenza o illogicità della motivazione senza un confronto puntuale con le argomentazioni del giudice.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
Secondo quanto stabilito nel provvedimento, la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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