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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

Due imputati per furto aggravato presentano ricorso in Cassazione, ma la Corte lo dichiara ricorso inammissibile. La Suprema Corte stabilisce che i motivi, essendo una mera riproposizione di quelli già respinti in appello senza un confronto critico con la sentenza impugnata, rendono l’impugnazione generica e quindi non esaminabile nel merito, con condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Spiega i Limiti dell’Impugnazione

Nel complesso mondo della procedura penale, l’atto di impugnazione rappresenta un diritto fondamentale. Tuttavia, tale diritto non è privo di limiti e formalità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto cruciale: la differenza tra una critica argomentata e una mera ripetizione di doglianze, delineando i confini che portano a un ricorso inammissibile. Questo provvedimento offre una lezione preziosa sull’importanza di confrontarsi puntualmente con le motivazioni della sentenza che si intende contestare.

I Fatti del Caso: Dal Furto Aggravato al Ricorso in Cassazione

La vicenda processuale ha origine da una condanna per furto aggravato emessa dal Tribunale di primo grado. La Corte d’Appello, in un secondo momento, confermava integralmente la decisione. In particolare, un imputato veniva condannato a quattro anni e sei mesi di reclusione per due episodi di furto aggravato, mentre una seconda imputata riceveva una pena di cinque mesi per il suo coinvolgimento in uno degli episodi.

Contro la sentenza d’appello, entrambi gli imputati, tramite il loro difensore, proponevano ricorso per cassazione. I motivi addotti erano distinti: il primo imputato lamentava una presunta violazione di legge relativa alla partecipazione del Pubblico Ministero alle udienze; la seconda, invece, contestava il mancato riconoscimento di una circostanza attenuante legata al suo presunto minimo contributo al reato.

La Decisione della Corte di Cassazione: Una Netta Dichiarazione di Inammissibilità

La Corte di Cassazione ha esaminato i ricorsi e li ha dichiarati entrambi inammissibili. La decisione non è entrata nel merito delle questioni sollevate (la partecipazione del P.M. o l’attenuante), ma si è fermata a un livello preliminare, quello procedurale. La Corte ha stabilito che i ricorsi non possedevano i requisiti minimi per poter essere esaminati. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro ciascuno alla Cassa delle ammende.

Le motivazioni: perché un ricorso inammissibile non può essere esaminato?

Il cuore della decisione risiede nella motivazione con cui la Suprema Corte ha giustificato l’inammissibilità. I giudici hanno osservato che i motivi presentati in Cassazione erano una semplice riproposizione delle stesse critiche già sollevate nell’atto di appello. Tali critiche erano state già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello con una motivazione logica e congrua.

Secondo la Cassazione, la funzione tipica dell’impugnazione è quella di una critica argomentata avverso il provvedimento che si contesta. Questo significa che l’appellante non può limitarsi a ripetere le proprie ragioni, ma deve confrontarsi specificamente con le argomentazioni usate dal giudice precedente per respingerle. Deve indicare puntualmente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che fondano il proprio dissenso rispetto alla motivazione della sentenza impugnata.

Un ricorso che, come nel caso di specie, si limita a riproporre le medesime considerazioni, senza criticare e smontare il ragionamento del giudice d’appello, è considerato generico. Manca del suo contenuto essenziale: il confronto puntuale con la decisione contestata. Di conseguenza, un tale ricorso non assolve alla sua funzione e viene dichiarato inammissibile.

Le conclusioni: L’Importanza della Critica Argomentata nell’Impugnazione

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chiunque si approcci al processo penale. Un atto di impugnazione non è un’occasione per ripetere all’infinito le proprie tesi, ma un esercizio di critica logico-giuridica. È necessario analizzare a fondo la sentenza che si contesta, individuarne i passaggi argomentativi e costruire una critica specifica che ne dimostri l’erroneità o l’illogicità. In assenza di questo confronto critico e specifico, il ricorso si svuota della sua funzione e si espone a una inevitabile dichiarazione di inammissibilità, con le conseguenti sanzioni economiche. La decisione serve da monito: la forma e la sostanza di un’impugnazione sono inscindibili per garantire l’accesso effettivo alla giustizia.

Quando un ricorso per cassazione viene considerato ‘generico’ e quindi inammissibile?
Un ricorso è considerato generico, e quindi inammissibile, quando si limita a riprodurre e reiterare gli stessi motivi già presentati con l’atto di appello, senza confrontarsi criticamente con gli argomenti utilizzati nel provvedimento impugnato per respingerli.

Qual è la funzione essenziale di un atto di impugnazione secondo la Corte?
La funzione essenziale dell’impugnazione è quella della critica argomentata al provvedimento che si contesta. Ciò richiede un confronto puntuale con le argomentazioni della sentenza impugnata, indicando specificamente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che fondano il dissenso.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta, per legge, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata fissata in 3.000,00 euro per ciascun ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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