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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per reati legati agli stupefacenti. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi di appello, che non contenevano una critica specifica alla sentenza impugnata, ma si limitavano a contestare la valutazione della pena, giustificata dai giudici di merito sulla base dei precedenti penali dell’imputato. Viene quindi confermato il principio secondo cui il ricorso in Cassazione non può limitarsi a una riproposizione dei motivi di appello, ma deve contenere una critica puntuale delle argomentazioni della corte inferiore.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti dell’Appello Generico

Presentare un ricorso in Cassazione richiede precisione e una critica puntuale della sentenza impugnata. Un ricorso inammissibile è l’esito che attende chi si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello, senza un’analisi critica delle motivazioni del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di questo principio, sottolineando i requisiti di specificità che ogni ricorso deve possedere per superare il vaglio di legittimità.

Il Contesto del Caso Giudiziario

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per un reato previsto dall’art. 73, comma 4, del d.P.R. 309/1990, una fattispecie di minore gravità legata agli stupefacenti. La condanna, inizialmente pronunciata dal GUP del Tribunale di Lanciano, era stata integralmente confermata dalla Corte d’Appello di L’Aquila.

Non soddisfatto della decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando principalmente il trattamento sanzionatorio ricevuto. In particolare, le critiche si concentravano sul diniego delle circostanze attenuanti generiche e sulla dosimetria della pena, ritenuta eccessiva.

L’Analisi della Corte: Perché il ricorso è inammissibile?

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile con una motivazione netta, basata sull’articolo 606, comma 3, del codice di procedura penale. I giudici hanno evidenziato come i motivi presentati fossero privi della necessaria analisi critica delle argomentazioni che la Corte d’Appello aveva posto a fondamento della sua decisione.

La Genericità dei Motivi

Il primo punto cruciale è la genericità. La Cassazione, richiamando consolidati principi giurisprudenziali (tra cui la nota sentenza Galtelli delle Sezioni Unite), ha ribadito che un ricorso non può limitarsi a una sterile riproposizione delle questioni già sollevate in appello. È indispensabile che l’atto di impugnazione si confronti direttamente con la motivazione della sentenza impugnata, evidenziandone le presunte criticità, illogicità o violazioni di legge. In questo caso, il ricorrente non ha mosso critiche specifiche al ragionamento dei giudici di secondo grado.

La Valutazione del Trattamento Sanzionatorio

Il secondo aspetto riguarda l’oggetto delle doglianze: il trattamento sanzionatorio. La Corte ha osservato che la decisione dei giudici di merito di negare le attenuanti generiche e di stabilire la pena era ampiamente giustificata. La motivazione faceva leva sulla “negativa personalità dell’imputato”, desunta dalla presenza di precedenti penali. Questo tipo di valutazione rientra nel giudizio di fatto, che è di esclusiva competenza dei giudici di merito e non può essere riesaminato in sede di legittimità, a meno di una motivazione manifestamente illogica o assente. Inoltre, la Corte ha sottolineato che la pena inflitta era comunque prossima al minimo edittale, rendendo le lamentele ancora meno fondate.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha basato la sua decisione sulla distinzione fondamentale tra giudizio di fatto e giudizio di legittimità. La quantificazione della pena e la concessione delle attenuanti sono decisioni discrezionali del giudice di merito, che devono essere motivate. In questo caso, la motivazione esisteva ed era logica: i precedenti penali dell’imputato costituivano un elemento valido per giustificare una certa severità nel trattamento sanzionatorio. Tentare di contestare questa valutazione in Cassazione equivale a chiedere un nuovo giudizio sul fatto, operazione preclusa in quella sede. La declaratoria di inammissibilità è stata quindi una conseguenza diretta della natura del ricorso, che non presentava vizi di legittimità ma mirava a una rivalutazione del merito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame ribadisce un insegnamento fondamentale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione. Non è sufficiente essere in disaccordo con una sentenza; è necessario dimostrare, con argomentazioni giuridiche specifiche e pertinenti, perché quella sentenza viola la legge o presenta un vizio logico nella sua motivazione. Un ricorso generico, che non si confronta con le ragioni della decisione impugnata, è destinato a essere dichiarato inammissibile. Ciò comporta non solo la definitività della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è proposto per motivi non specifici o generici, che non contengono una necessaria analisi critica delle argomentazioni poste a base della decisione impugnata, ma si limitano a riproporre le stesse questioni già decise nei gradi precedenti.

È possibile contestare in Cassazione la quantità della pena decisa dal giudice di merito?
La valutazione sulla dosimetria della pena e sulla concessione delle attenuanti è un giudizio di fatto, riservato ai giudici di merito. Può essere contestata in Cassazione solo se la motivazione è completamente assente, manifestamente illogica o contraddittoria, ma non se si tratta di un semplice disaccordo con la valutazione effettuata.

Quali sono le conseguenze di una dichiaratoria di inammissibilità del ricorso?
La dichiaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro in favore della Cassa delle ammende. Inoltre, la sentenza impugnata diventa definitiva e irrevocabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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