LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. I motivi del ricorso sono stati giudicati generici, in quanto non contenevano una critica specifica e argomentata contro la sentenza di appello. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida alla redazione del ricorso: l’inammissibilità per genericità dei motivi

Presentare un ricorso in Cassazione richiede precisione e tecnica. Non è sufficiente manifestare un generico dissenso verso una sentenza sfavorevole; è necessario articolare critiche specifiche e puntuali. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile, a causa della genericità dei suoi motivi, porti non solo alla conferma della condanna ma anche a sanzioni economiche aggiuntive per il ricorrente.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di un automobilista per il reato di guida in stato di ebbrezza, ai sensi dell’art. 186, comma 2, lett. c) del Codice della Strada, la fattispecie più grave. La decisione del Tribunale di primo grado era stata interamente confermata dalla Corte d’Appello. Non rassegnato, l’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, lamentando una generica violazione di legge e un vizio di motivazione in relazione all’affermazione della sua responsabilità penale.

La Decisione della Corte: il ricorso inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del nostro sistema processuale: l’atto di impugnazione deve contenere una critica specifica alla decisione che si contesta. I Giudici hanno rilevato come i motivi presentati dall’imputato fossero del tutto generici, privi di un reale confronto con le argomentazioni della sentenza d’appello e senza una puntuale analisi critica delle ragioni che avevano portato alla sua condanna.

In sostanza, il ricorrente si era limitato a riproporre le proprie tesi difensive senza spiegare perché la motivazione della Corte d’Appello fosse errata, illogica o contraddittoria.

Le Motivazioni: la necessità di una critica specifica

La Corte ha ribadito un orientamento consolidato, richiamando anche una nota sentenza delle Sezioni Unite (sent. Galtelli del 2016). Per essere ammissibile, un ricorso non può limitarsi a una doglianza astratta, ma deve indicare con precisione il punto della decisione impugnata che si ritiene viziato e le ragioni giuridiche a sostegno della propria tesi. L’impugnazione non è un’occasione per un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione della sentenza precedente.

Nel caso specifico, i giudici di legittimità hanno ritenuto che il ragionamento della Corte d’Appello fosse coerente con le risultanze processuali e privo di vizi logici evidenti. Di fronte a una motivazione solida, un ricorso generico e non specifico non ha alcuna possibilità di essere accolto e, anzi, non supera nemmeno il vaglio preliminare di ammissibilità.

Conclusioni: le conseguenze pratiche di un ricorso inammissibile

Le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità sono severe. In primo luogo, la sentenza di condanna diventa definitiva a tutti gli effetti. In secondo luogo, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento. Infine, e questo è un aspetto economicamente rilevante, viene condannato anche al pagamento di una sanzione pecuniaria (nel caso di specie, tremila euro) in favore della Cassa delle Ammende. Questa sanzione ha lo scopo di disincentivare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori. La vicenda sottolinea l’importanza cruciale di affidarsi a un difensore esperto per la redazione di un ricorso, che sappia trasformare il dissenso del cliente in motivi di impugnazione tecnicamente validi e specifici.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando manca dei requisiti previsti dalla legge. Come nel caso esaminato, una delle cause più comuni è la genericità dei motivi, ovvero quando il ricorrente non formula una critica specifica e argomentata contro i punti della decisione che intende contestare.

Cosa significa che i motivi di un ricorso sono “generici”?
Significa che le lamentele sono vaghe, astratte e non si confrontano direttamente con la motivazione della sentenza impugnata. Un motivo generico non evidenzia un errore specifico (di diritto o di logica) commesso dal giudice precedente, ma si limita a riproporre le proprie tesi difensive senza attaccare il ragionamento della corte.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
Oltre alla condanna al pagamento delle spese processuali, il ricorrente la cui impugnazione è dichiarata inammissibile è condannato a versare una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende. In questo caso, la somma è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati