LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

Un contribuente, condannato per un reato fiscale relativo a un’ingente evasione, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione lamentando unicamente l’eccessività della pena. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile a causa della sua genericità, poiché non argomentava in modo specifico né si confrontava con la motivazione della sentenza precedente, basata sulla gravità del fatto. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione boccia l’appello generico sulla pena

Presentare un ricorso in Cassazione richiede precisione e argomentazioni specifiche. Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce che una semplice lamentela sull’eccessività della pena, senza un’analisi critica della sentenza impugnata, porta a un ricorso inammissibile. Questa decisione sottolinea un principio fondamentale del nostro sistema processuale: non basta lamentarsi, bisogna dimostrare perché il giudice precedente ha sbagliato. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso e le sue importanti implicazioni.

I Fatti del Caso

Un imprenditore è stato condannato in primo e secondo grado per un reato fiscale previsto dall’art. 5 del D.Lgs. 74/2000. La condanna era a un anno e quattro mesi di reclusione, motivata dalla Corte d’Appello sulla base della notevole entità dell’imposta evasa, quantificata in quasi 750.000 euro. Ritenendo la pena sproporzionata, l’imputato ha deciso di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo: l’eccessività della sanzione inflitta.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno stabilito che l’atto di impugnazione era viziato da genericità. Il ricorrente si era limitato a una “mera doglianza” sulla misura della pena, senza fornire elementi concreti sulla propria condotta o personalità, e soprattutto senza confrontarsi criticamente con le motivazioni addotte dalla Corte d’Appello. Quest’ultima, infatti, aveva adeguatamente giustificato la pena sottolineando la gravità del fatto, desunta dall’enorme importo dell’evasione fiscale. Tale valutazione, secondo la Cassazione, non è manifestamente illogica e, pertanto, non può essere riesaminata in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto e il ricorrente condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni dietro un Ricorso Inammissibile

La Corte ha ribadito un principio consolidato: per contestare la misura della pena non è sufficiente affermare che essa sia ‘eccessiva’. È necessario, invece, sviluppare un’argomentazione specifica che illustri le ragioni per cui la valutazione del giudice di merito sarebbe errata, tenendo conto dei parametri dell’art. 133 del codice penale (gravità del reato e capacità a delinquere del reo). Il ricorso deve contenere una critica puntuale e ragionata della sentenza impugnata, dimostrando l’illogicità o la contraddittorietà del percorso motivazionale seguito dal giudice precedente. In assenza di ciò, il ricorso si trasforma in una richiesta di nuova valutazione del merito, attività preclusa alla Corte di Cassazione. Un altro punto cruciale evidenziato nell’ordinanza riguarda gli effetti dell’inammissibilità sulla prescrizione. I giudici hanno ricordato che un ricorso inammissibile non instaura un valido rapporto processuale, impedendo così alla Corte di rilevare un’eventuale causa di estinzione del reato, come la prescrizione, maturata dopo la sentenza di secondo grado.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia serve da monito per chi intende impugnare una sentenza di condanna. La redazione di un ricorso per Cassazione deve essere meticolosa e giuridicamente fondata. Limitarsi a contestazioni generiche, specialmente in merito alla quantificazione della pena, è una strategia destinata al fallimento, che comporta non solo la conferma della condanna ma anche l’aggiunta di ulteriori oneri economici. La decisione conferma che il giudizio di legittimità non è un terzo grado di merito, ma un rigoroso controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione. Pertanto, ogni motivo di ricorso deve essere specifico, pertinente e autosufficiente per non incorrere in una declaratoria di inammissibilità.

Perché un ricorso basato solo sulla ‘eccessività della pena’ può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso è dichiarato inammissibile se la lamentela è generica, ovvero se si limita a una mera doglianza sulla misura della pena senza fornire un’illustrazione specifica della condotta e della personalità dell’imputato e senza un confronto critico con la motivazione della sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La declaratoria di inammissibilità comporta, secondo l’art. 616 del codice di procedura penale, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

L’inammissibilità del ricorso impedisce di considerare la prescrizione del reato?
Sì. Secondo la Corte, l’inammissibilità originaria del ricorso impedisce la costituzione di un valido rapporto processuale e, di conseguenza, preclude la possibilità per il giudice di rilevare e dichiarare un’eventuale causa di estinzione del reato, come la prescrizione, che sia intervenuta dopo la decisione impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati