LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per minaccia aggravata. La decisione si basa sulla genericità dei motivi, che si limitavano a ripetere argomentazioni già respinte in appello, e sulla manifesta infondatezza della richiesta di applicazione della non punibilità per particolare tenuità del fatto, data la non occasionalità della condotta.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti dell’Appello

Presentare un ricorso in Cassazione richiede strategia e precisione. Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce ancora una volta i motivi che possono portare a una dichiarazione di ricorso inammissibile, sottolineando l’importanza di formulare censure specifiche e non meramente ripetitive. Il caso in esame riguarda un imputato condannato per minaccia aggravata, il cui tentativo di contestare la sentenza di secondo grado si è scontrato con i rigorosi paletti procedurali del giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo per il reato di minaccia aggravata, ai sensi dell’art. 612, comma secondo, del codice penale, con l’aggravante di cui all’art. 61 n.1 c.p. La sentenza di primo grado, emessa dal Tribunale, era stata pienamente confermata dalla Corte d’Appello. L’imputato, non rassegnato alla condanna, ha deciso di proporre ricorso per Cassazione, affidando la sua difesa a due specifici motivi.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione della Corte

Il ricorrente ha basato la sua impugnazione su due principali argomentazioni:

1. Vizio di motivazione e violazione di legge: Si contestava la valutazione delle prove effettuata dai giudici di merito, sostenendo che la responsabilità penale non fosse stata adeguatamente dimostrata.
2. Mancata applicazione dell’art. 131 bis c.p.: Si lamentava il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto”, ritenendo che la condotta rientrasse in tale fattispecie.

La Corte di Cassazione ha esaminato entrambi i motivi, giungendo a una conclusione netta: il ricorso era da dichiararsi inammissibile.

Le motivazioni del ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni della difesa. Il primo motivo è stato qualificato come una “pedissequa reiterazione” di quanto già sostenuto e puntualmente respinto dalla Corte d’Appello. I giudici hanno evidenziato che un ricorso per Cassazione non può limitarsi a riproporre le stesse doglianze, ma deve contenere una critica argomentata e specifica proprio contro la motivazione della sentenza impugnata. In assenza di ciò, il motivo è considerato generico e, di conseguenza, inammissibile.

Anche il secondo motivo, relativo all’art. 131 bis c.p., è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha osservato che la sentenza d’appello aveva già fornito una chiara giustificazione per il diniego di tale beneficio, valorizzando la “mancanza di occasionalità della condotta” in ragione di un precedente specifico. Il ricorrente, nel suo motivo, non si era confrontato con questa precisa argomentazione, rendendo la sua censura inefficace.

Le conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale del processo penale: il giudizio di Cassazione non è un terzo grado di merito. Non si possono riproporre le medesime questioni fattuali già valutate, ma è necessario individuare vizi logici o giuridici specifici nella sentenza d’appello. La dichiarazione di ricorso inammissibile comporta conseguenze significative per il ricorrente: oltre alla condanna definitiva, scatta l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende, fissata in questo caso a tremila euro. Questa decisione serve da monito sull’importanza di redigere ricorsi pertinenti e ben fondati, evitando impugnazioni dilatorie o prive di reale contenuto critico.

Quando un ricorso in Cassazione viene considerato generico e quindi inammissibile?
Un ricorso è considerato generico quando si limita a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte nei gradi di merito precedenti (in questo caso, in Corte d’Appello), senza muovere una critica specifica, argomentata e pertinente contro la motivazione della sentenza che si sta impugnando.

Perché la Corte ha rifiutato di applicare la non punibilità per “particolare tenuità del fatto” (art. 131 bis c.p.)?
La Corte ha respinto la richiesta perché la sentenza d’appello aveva già adeguatamente motivato il diniego, evidenziando la mancanza di occasionalità della condotta dell’imputato a causa di un precedente specifico. La non occasionalità del comportamento è uno degli elementi che ostacolano l’applicazione di tale beneficio.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati