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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché ritenuto generico. Il caso riguarda un imputato condannato per un reato lieve in materia di stupefacenti che aveva impugnato la mancata applicazione di una pena sostitutiva. La Suprema Corte ha stabilito che il motivo di ricorso non era sufficientemente specifico e non si confrontava adeguatamente con le motivazioni della sentenza d’appello, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Spiega i Requisiti di Specificità

Quando si presenta un ricorso in Cassazione, non è sufficiente lamentare una generica ingiustizia. È fondamentale articolare motivi precisi e pertinenti. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile per genericità porti non solo alla conferma della condanna, ma anche a ulteriori sanzioni economiche. Analizziamo insieme questa decisione per capire l’importanza della specificità negli atti di impugnazione.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine con una condanna emessa dal Tribunale di Marsala e successivamente confermata dalla Corte di Appello di Palermo. Un individuo era stato riconosciuto colpevole per un reato di lieve entità in materia di stupefacenti, previsto dall’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/1990. La pena inflitta era di quattro mesi di reclusione e 800 euro di multa.

Contro la sentenza di secondo grado, la difesa dell’imputato ha proposto ricorso per cassazione, basando l’intera impugnazione su un’unica doglianza.

Il Motivo del Ricorso e la Richiesta di Pena Sostitutiva

L’imputato, tramite il suo difensore, ha lamentato un vizio di motivazione e una violazione di legge da parte della Corte di Appello. Nello specifico, si contestava la mancata applicazione di una pena sostitutiva, prevista dall’articolo 58 della legge n. 689/1981, che avrebbe potuto tramutare la pena detentiva in una sanzione meno afflittiva.

Secondo la difesa, i giudici di merito non avrebbero adeguatamente giustificato il diniego di tale beneficio, commettendo così un errore di diritto che doveva essere sanato in sede di legittimità.

La Decisione della Cassazione: Perché il Ricorso è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13745/2024, ha respinto completamente le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non è entrata nel merito della richiesta di applicare o meno la pena sostitutiva, ma si è fermata a un livello preliminare, quello procedurale.

I giudici supremi hanno sottolineato che il motivo presentato era stato formulato in modo del tutto generico e aspecifico, una caratteristica che lo rendeva non deducibile in quella sede.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha spiegato che la motivazione della sentenza impugnata, sebbene sintetica, rappresentava e giustificava in modo logico e giuridicamente corretto le ragioni del diniego della pena sostitutiva. Il ricorso, invece, non riusciva a confrontarsi con queste argomentazioni.

In base all’art. 591, comma 1, lettera c), del codice di procedura penale, un ricorso è manifestamente inammissibile quando i motivi sono generici. Nel caso di specie, il ricorrente si è limitato a lamentare la mancata concessione del beneficio senza però:
1. Puntualizzare le specifiche ragioni di fatto e di diritto per cui la decisione della Corte d’Appello sarebbe stata errata.
2. Confrontarsi in modo adeguato con le argomentazioni espresse dai giudici di merito, che evidentemente avevano già valutato e scartato tale possibilità.

In sostanza, il ricorso non ha superato il vaglio di ammissibilità perché non ha costruito una critica strutturata e pertinente alla sentenza di secondo grado, ma si è limitato a riproporre una richiesta già respinta senza aggiungere elementi critici validi per un giudizio di legittimità.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La dichiarazione di inammissibilità ha comportato conseguenze significative per il ricorrente. Per legge, è stato condannato al pagamento delle spese processuali e, in aggiunta, al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale: un’impugnazione, specialmente in Cassazione, deve essere un atto tecnico di precisione chirurgica. Non è una terza istanza di giudizio sui fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge. Per questo, ogni doglianza deve essere specifica, dettagliata e deve ‘dialogare’ criticamente con la decisione che si intende contestare. In assenza di questi requisiti, il rischio concreto è quello di un ricorso inammissibile, con l’aggravio di ulteriori spese a carico dell’imputato.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto generico e aspecifico. L’imputato non ha specificato le ragioni di fatto e di diritto a sostegno della sua richiesta e non si è confrontato adeguatamente con le motivazioni della sentenza impugnata, come richiesto dalla legge.

Qual era la richiesta principale avanzata nel ricorso?
La richiesta principale era l’applicazione di una pena sostitutiva in luogo della pena detentiva di quattro mesi di reclusione, ai sensi dell’art. 58 della legge n. 689/1981.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente dopo la decisione della Cassazione?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di un’ulteriore somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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