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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per il reato di cui all’art. 483 c.p. (falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico). Il motivo del ricorso è stato ritenuto ‘patentemente generico’, in quanto le contestazioni erano puramente assertive e non collegate ai fatti specifici. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione sanziona le impugnazioni generiche

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione richiede precisione e argomentazioni specifiche. Un’impugnazione vaga e non circostanziata non solo è destinata al fallimento, ma può anche costare caro. Lo conferma una recente ordinanza della Suprema Corte, che ha dichiarato un ricorso inammissibile perché ‘patentemente generico’, condannando il ricorrente a pagare, oltre alle spese processuali, anche una cospicua sanzione pecuniaria.

Il caso in esame

Il punto di partenza è una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Torino per il reato di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, previsto dall’articolo 483 del codice penale. L’imputato, non accettando la decisione, ha deciso di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo: la violazione dell’articolo 129 del codice di procedura penale. Sosteneva, in pratica, che i giudici di merito avrebbero dovuto assolverlo per insufficienza di prove.

La genericità del motivo rende il ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione, tuttavia, non è nemmeno entrata nel merito della questione. I giudici hanno stroncato sul nascere l’impugnazione, definendola ‘patentemente generica’. Ma cosa significa? In termini semplici, il ricorrente si è limitato ad affermare la propria tesi in modo assertivo, senza collegarla in modo specifico e dettagliato agli elementi del processo. Non ha evidenziato errori logici o giuridici precisi nella sentenza impugnata, ma ha solo riproposto una sua versione dei fatti. Questo tipo di approccio non è consentito in sede di legittimità, dove la Corte non può riesaminare le prove, ma solo verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

Le motivazioni della Corte

Nella loro ordinanza, i giudici supremi hanno spiegato che un’allegazione del tutto assertiva e non correlabile al caso di specie esime la Corte da ogni ulteriore considerazione. Non basta lamentare un’ingiustizia; è necessario dimostrare, punto per punto, dove e perché la decisione del giudice precedente sarebbe sbagliata. La mancanza di questa specificità rende il ricorso un atto inutile, che non può essere esaminato. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso. Questa decisione ha due importanti conseguenze. La prima è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale. La seconda, più pesante, è la condanna al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

Le conclusioni: la ‘colpa’ nel presentare un ricorso inammissibile

Quest’ultima sanzione non è automatica. Viene applicata quando i giudici ravvisano ‘profili di colpa’ nell’aver proposto l’impugnazione. La ‘colpa’ consiste nell’aver intrapreso un’azione legale la cui inammissibilità era evidente sin dall’inizio. In pratica, si sanziona l’abuso dello strumento processuale, utilizzato in modo superficiale e senza reali fondamenta giuridiche. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: il diritto di difesa e di impugnazione deve essere esercitato con serietà e competenza. Presentare ricorsi generici e pretestuosi non solo non porta a risultati, ma espone a conseguenze economiche significative, a tutela dell’efficienza del sistema giudiziario.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto ‘patentemente generico’. Le argomentazioni del ricorrente erano puramente assertive e non correlate specificamente ai fatti del processo e alla sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile in questo caso?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e, in aggiunta, al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Cosa significa che sono stati ravvisati ‘profili di colpa’ nell’impugnazione?
Significa che la Corte ha ritenuto il ricorrente colpevole per aver presentato un ricorso la cui inammissibilità era così evidente da configurare un abuso dello strumento processuale, giustificando così l’imposizione di una sanzione pecuniaria aggiuntiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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