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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché il motivo, relativo alla sanzione per un reato di droga, era troppo generico. Di conseguenza, l’appellante è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una cospicua sanzione pecuniaria. La decisione sottolinea l’importanza di formulare motivi di impugnazione specifici.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze di un Appello Generico

Nel processo penale, l’impugnazione di una sentenza è un diritto fondamentale, ma deve essere esercitato secondo regole precise. Un ricorso inammissibile può non solo vanificare la possibilità di una revisione della condanna, ma anche comportare costi aggiuntivi per l’imputato. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la genericità dei motivi di appello conduca inevitabilmente a questa conclusione.

I Fatti del Caso

Il caso analizzato trae origine da una condanna per il reato previsto dall’art. 73 del d.P.R. 309/1990, una norma che sanziona la produzione, il traffico e la detenzione illecita di sostanze stupefacenti. L’imputato, dopo la sentenza della Corte d’Appello di Bari, ha deciso di presentare ricorso per Cassazione. Tuttavia, l’unico motivo di doglianza sollevato riguardava genericamente il “trattamento sanzionatorio”, ovvero la pena che gli era stata inflitta.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con l’ordinanza n. 10988 del 2024, ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. Questa decisione non è entrata nel merito della congruità della pena, ma si è fermata a una valutazione preliminare. La conseguenza diretta di tale declaratoria è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: la Genericità come Causa di un Ricorso Inammissibile

La ragione fondamentale della decisione risiede nella totale genericità del motivo di ricorso. La Corte ha sottolineato che il ricorrente non aveva dedotto “alcunchè” di specifico. In altre parole, non aveva indicato quali fossero i criteri di legge che il giudice di merito avrebbe violato nel determinare la pena, né aveva fornito argomentazioni concrete a sostegno di una presunta ingiustizia della sanzione.

Nel diritto processuale penale, i motivi di impugnazione devono essere specifici: devono indicare con chiarezza le parti del provvedimento che si contestano e le ragioni di fatto e di diritto che giustificano la richiesta di riforma. Un’impugnazione che si limita a una lamentela generica, senza un’analisi critica e argomentata della sentenza, non soddisfa i requisiti di legge e, pertanto, non può essere esaminata.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale per chiunque intenda impugnare una sentenza penale. Non è sufficiente manifestare un dissenso generico verso la decisione del giudice. È indispensabile, con l’assistenza di un difensore, costruire un’argomentazione solida, individuando i vizi specifici della sentenza (siano essi violazioni di legge o difetti di motivazione) e illustrandoli in modo chiaro e pertinente. In assenza di tale specificità, il rischio concreto non è solo quello di vedere confermata la condanna, ma anche di subire un’ulteriore sanzione economica, rendendo l’impugnazione un passo controproducente.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il motivo presentato era considerato generico, in quanto non conteneva alcuna argomentazione specifica contro il trattamento sanzionatorio deciso nella sentenza impugnata.

Qual era l’oggetto del ricorso presentato?
L’unico motivo di ricorso riguardava il trattamento sanzionatorio applicato per una condanna relativa al reato previsto dall’art. 73 del d.P.R. 309/1990 (legge sugli stupefacenti).

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente dopo la dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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