LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per furto pluriaggravato. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso erano generici, poiché si limitavano a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello, senza contestare specificamente le motivazioni della sentenza impugnata. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Sottolinea l’Importanza dei Motivi Specifici

Presentare un ricorso in Cassazione richiede precisione e tecnicismo. Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce ancora una volta le conseguenze di un’impugnazione formulata in modo non adeguato, dichiarando un ricorso inammissibile perché privo di motivi specifici. Questa decisione evidenzia un principio fondamentale della procedura penale: non è sufficiente dissentire da una sentenza, ma è necessario contestarne le fondamenta logico-giuridiche in modo puntuale.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna per furto pluriaggravato. L’imputato era stato ritenuto colpevole di aver infranto il finestrino di un’autovettura per impossessarsi di alcuni capi di abbigliamento custoditi al suo interno. Un elemento rilevante del contesto era che, al momento del fatto, l’individuo era già sottoposto alla misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per reati della stessa natura, indicando una certa propensione a delinquere.

Dopo la conferma della condanna da parte della Corte d’Appello, la difesa ha proposto ricorso per Cassazione, chiedendo il proscioglimento ai sensi dell’art. 129 del codice di procedura penale, sostenendo la mancanza di elementi sufficienti a giustificare un giudizio di colpevolezza.

L’Appello e il ricorso inammissibile in Cassazione

Il cuore della decisione della Suprema Corte risiede nella valutazione del motivo di ricorso presentato. I Giudici hanno stabilito che l’impugnazione era caratterizzata da una genericità di fondo. Invece di attaccare specificamente le argomentazioni contenute nella sentenza della Corte d’Appello, il ricorrente si è limitato a riproporre le stesse ragioni già esaminate e ritenute infondate nel precedente grado di giudizio.

Questo approccio rende il ricorso inammissibile. La legge, in particolare l’articolo 591, comma 1, lettera c), del codice di procedura penale, richiede che i motivi di impugnazione siano specifici. Ciò significa che deve esistere una correlazione diretta tra le critiche mosse dal ricorrente e le ragioni esposte dal giudice nella decisione impugnata. Mancando tale correlazione, l’atto di impugnazione perde la sua funzione essenziale e non può essere esaminato nel merito.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando che la genericità del ricorso ne determina l’inammissibilità. Il ricorso non può essere una semplice riproposizione di doglianze già vagliate, ma deve costituire una critica mirata e argomentata al provvedimento che si intende contestare. Nel caso di specie, il ricorrente non ha spiegato perché le conclusioni della Corte d’Appello fossero errate, limitandosi a ripetere la propria tesi difensiva.

La Corte ha quindi applicato il principio secondo cui la mancanza di specificità dei motivi, che si traduce nell’assenza di un confronto critico con la sentenza impugnata, equivale a un’acquiescenza di fatto alle ragioni del giudice precedente. L’esito è stato, pertanto, inevitabile: la dichiarazione di inammissibilità del ricorso, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un importante monito per la pratica legale. La redazione di un atto di impugnazione, specialmente in sede di legittimità, deve essere curata con la massima attenzione. Non è un’opportunità per ridiscutere l’intero merito della vicenda, ma un momento per individuare e censurare specifici vizi logici o giuridici della decisione precedente. Un ricorso vago e ripetitivo è destinato al fallimento, comportando non solo la conferma della condanna ma anche ulteriori oneri economici per l’imputato. La specificità e la pertinenza dei motivi sono, dunque, i pilastri indispensabili per un’efficace tutela dei diritti nel processo penale.

Quando un ricorso in Cassazione viene considerato generico?
Secondo l’ordinanza, un ricorso è generico quando si limita a riproporre le stesse ragioni già discusse e respinte dal giudice precedente, senza confrontarsi specificamente con le argomentazioni della decisione impugnata.

Qual è la conseguenza di un ricorso inammissibile?
La conseguenza principale è che la Corte non esamina il merito della questione. Inoltre, come stabilito nel caso di specie, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Perché il furto è stato definito pluriaggravato in questo caso?
L’ordinanza menziona gli articoli 624 e 625, numeri 2 e 7, del codice penale. Questo suggerisce che il reato è stato aggravato dall’uso della violenza sulle cose (la rottura del finestrino) e dal fatto che i beni rubati erano esposti alla pubblica fede (all’interno di un’auto parcheggiata).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati