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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile perché ritenuto troppo generico e non specifico. L’imputato, condannato in appello per reati di droga, aveva lamentato una carenza di motivazione, ma il suo ricorso non ha indicato puntualmente quali motivi non fossero stati esaminati, limitandosi a critiche astratte. La Corte ha confermato la condanna e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e l’Importanza della Specificità dei Motivi

Nel sistema giudiziario italiano, l’accesso ai mezzi di impugnazione è un diritto fondamentale, ma è subordinato al rispetto di precise regole formali e sostanziali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la genericità di un atto di appello possa condurre a una dichiarazione di ricorso inammissibile, precludendo l’esame nel merito della questione. Questo principio garantisce l’efficienza del sistema e impone alle parti di formulare critiche precise e circostanziate.

I Fatti del Caso: dalla Condanna al Ricorso

La vicenda processuale ha origine con una condanna emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Perugia, con la quale un individuo veniva condannato alla pena di tre anni di reclusione e dodicimila euro di multa per violazione della normativa sugli stupefacenti (art. 73, comma 1, D.P.R. 309/1990).

La sentenza veniva confermata in secondo grado dalla Corte di Appello di Perugia. Contro quest’ultima decisione, l’imputato proponeva ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione. In particolare, sosteneva che i giudici d’appello non avessero adeguatamente argomentato le ragioni della conferma della condanna.

La Decisione della Corte: un Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. La decisione si fonda su un unico, ma decisivo, punto: l’aspecificità dei motivi di ricorso. Secondo i giudici, l’atto presentato dalla difesa si limitava a una critica generica e indistinta, senza entrare nel dettaglio delle argomentazioni svolte dalla Corte di Appello.

Di conseguenza, oltre a non poter esaminare il merito della questione, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale.

Le Motivazioni: Perché un Ricorso Generico non può essere Accolto

La Corte ha spiegato che il motivo di censura si traduceva in una “lamentela del tutto generica ed indistinta”. L’imputato, nel suo ricorso, evocava principi astratti senza però collegarli in modo specifico al procedimento in esame e alle considerazioni effettivamente svolte dalla Corte d’Appello. Mancava una “puntuale e specifica indicazione” dei motivi di gravame che, a suo dire, non sarebbero stati esaminati dai giudici di secondo grado.

La Cassazione ha sottolineato che una semplice lettura della sentenza impugnata smentiva questa affermazione, poiché la Corte territoriale aveva confermato la condanna con una motivazione “congrua e immune da rilievi di illogicità manifesta”. Un ricorso per cassazione non può limitarsi a riproporre le stesse doglianze già respinte, ma deve individuare con precisione i vizi logici o giuridici della decisione di appello. In assenza di tale specificità, l’impugnazione non supera il vaglio di ammissibilità.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche della Declaratoria di Inammissibilità

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale penale: la specificità dei motivi di ricorso è un requisito imprescindibile. Per la difesa, ciò significa che non è sufficiente lamentare genericamente una carenza di motivazione, ma è necessario argomentare punto per punto, dimostrando dove e perché il giudice di merito abbia errato. Per l’imputato, la conseguenza di un ricorso inammissibile non è solo la definitività della condanna, ma anche un onere economico aggiuntivo, rappresentato dalle spese processuali e dalla sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione, come chiarito dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 186/2000, è legittima quando non vi sono elementi per ritenere che il ricorso sia stato proposto senza colpa.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto aspecifico. La difesa si è limitata a una lamentela generica e indistinta sulla motivazione della sentenza d’appello, senza indicare in modo puntuale e specifico quali motivi non sarebbero stati esaminati.

Cosa si intende per ricorso ‘aspecifico’ in questo contesto?
Per ricorso aspecifico si intende un atto di impugnazione che evoca principi astratti senza un riferimento concreto al caso specifico, alle argomentazioni della corte territoriale e senza una chiara indicazione dei punti della sentenza che si contestano e delle ragioni giuridiche della contestazione.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della declaratoria di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dalla legge in questi casi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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