LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché le motivazioni presentate erano una mera ripetizione di quelle già respinte dalla Corte d’Appello. Il caso verteva sulla richiesta di estinzione del reato per condotte riparatorie, ma l’offerta di risarcimento era stata considerata tardiva e comunque rifiutata dalla parte offesa. Di conseguenza, l’appellante è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Sancisce la Genericità dell’Appello

L’esito di un processo non dipende solo dalla fondatezza delle proprie ragioni, ma anche dal modo in cui queste vengono presentate nelle sedi opportune. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un principio fondamentale della procedura penale: un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta della presentazione di un atto di impugnazione generico e ripetitivo. Il caso analizzato offre spunti cruciali sulla tempestività delle condotte riparatorie e sui requisiti di specificità che un ricorso deve possedere per essere esaminato nel merito.

I Fatti di Causa

Un imputato, dopo essere stato condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello, decideva di ricorrere in Cassazione. L’unico motivo di doglianza sollevato riguardava la mancata dichiarazione di estinzione del reato, ai sensi dell’art. 162-ter del codice penale, per avvenuta condotta riparatoria. In sostanza, la difesa sosteneva che il giudice di primo grado avesse errato nel non considerare estinto il reato a seguito dell’offerta di risarcimento del danno.

La Corte d’Appello, tuttavia, aveva già esaminato e respinto questa tesi, confermando la decisione del primo giudice. La motivazione della Corte territoriale si basava su due punti chiave: in primo luogo, l’offerta risarcitoria era stata presentata in ritardo, dopo che il dibattimento era già stato aperto; in secondo luogo, la persona offesa aveva comunque rifiutato tale offerta.

La Decisione sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Gli Ermellini non sono entrati nel merito della richiesta, ma si sono fermati a un’analisi preliminare sulla validità stessa dell’atto di impugnazione. La Suprema Corte ha ritenuto che il ricorso fosse affetto da due vizi insanabili: la genericità e la natura indeducibile delle censure mosse.

Il ricorrente, infatti, si era limitato a riproporre le medesime argomentazioni già discusse e ritenute infondate dal giudice d’appello. Questa ‘pedissequa reiterazione’ dei motivi, senza una critica specifica e argomentata della sentenza impugnata, svuota il ricorso della sua funzione tipica, rendendolo un mero atto apparente. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha basato la sua decisione su principi consolidati della procedura penale. Un ricorso in Cassazione non può essere una semplice riproposizione dei motivi d’appello. Deve, invece, contenere una critica puntuale e ragionata della sentenza di secondo grado, evidenziando gli errori di diritto o i vizi di motivazione in cui sarebbe incorso il giudice precedente. Quando un ricorso si limita a ripetere argomenti già disattesi, senza confrontarsi con le ragioni esposte nella decisione impugnata, esso è considerato generico e, pertanto, inammissibile.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva spiegato in modo completo e logico perché l’offerta risarcitoria non potesse condurre all’estinzione del reato: era tardiva. Il giudice di primo grado aveva correttamente respinto una richiesta di legittimo impedimento della difesa e dichiarato aperto il dibattimento. Qualsiasi offerta successiva a quel momento era da considerarsi fuori tempo massimo. La Cassazione ha ritenuto questa motivazione esauriente e non scalfita dalle generiche lamentele del ricorrente.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un insegnamento cruciale per chiunque affronti un percorso giudiziario: la forma è sostanza. Un’impugnazione, per avere successo, deve essere specifica e mirata. Non basta avere ragione nel merito, è necessario articolare le proprie difese in modo tecnicamente corretto, criticando specificamente i punti della decisione che si ritiene errata. La mera ripetizione di argomenti già vagliati è una strategia destinata al fallimento e comporta, come in questo caso, la condanna a sanzioni economiche. Inoltre, la vicenda sottolinea l’importanza della tempestività delle condotte riparatorie: per beneficiare dell’estinzione del reato prevista dall’art. 162-ter c.p., il risarcimento deve avvenire entro precisi limiti temporali, la cui violazione ne pregiudica l’efficacia.

Quando un ricorso in Cassazione viene considerato ‘generico’ e quindi inammissibile?
Un ricorso è considerato generico e inammissibile quando si limita a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte nel precedente grado di giudizio, senza formulare una critica specifica e argomentata contro le motivazioni della sentenza che si sta impugnando.

Un’offerta di risarcimento tardiva può portare all’estinzione del reato?
No, secondo questa ordinanza, un’offerta risarcitoria presentata dopo l’apertura del dibattimento è considerata tardiva e non è idonea a produrre l’effetto estintivo del reato previsto dall’articolo 162-ter del codice penale.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, a titolo sanzionatorio, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati