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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché i motivi presentati dagli imputati erano una semplice ripetizione di argomenti già respinti in appello. La Corte ribadisce che la determinazione della pena è discrezionale del giudice di merito e non sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione chiarisce i limiti dell’impugnazione

Presentare un ricorso in Corte di Cassazione richiede specificità e una critica puntuale alla sentenza impugnata. Non basta riproporre le stesse argomentazioni già respinte nei gradi di merito. Con l’ordinanza n. 4418 del 2024, la Suprema Corte ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta di motivi generici e ripetitivi. Questa decisione offre spunti cruciali per comprendere i requisiti di ammissibilità delle impugnazioni di legittimità.

I fatti del caso

Tre individui, condannati dalla Corte di Appello di Milano, decidevano di presentare ricorso per Cassazione. Le loro doglianze si concentravano principalmente su due aspetti. In primo luogo, due dei ricorrenti contestavano il riconoscimento della circostanza aggravante della minorata difesa, ritenendo che non sussistessero le condizioni di fatto per la sua applicazione. In secondo luogo, tutti e tre lamentavano l’eccessività della pena, sostenendo che la Corte d’Appello non avesse concesso le circostanze attenuanti generiche nella loro massima estensione.

La decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, con una motivazione sintetica ma estremamente chiara, ha dichiarato tutti i ricorsi inammissibili. Di conseguenza, ha condannato i ricorrenti non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro ciascuno alla Cassa delle ammende. La decisione si fonda su principi consolidati in giurisprudenza riguardo ai limiti del giudizio di legittimità.

Le motivazioni dietro un ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha articolato la sua decisione sulla base di due pilastri argomentativi distinti, uno per ciascun motivo di ricorso.

La ripetitività dei motivi come causa di inammissibilità

Riguardo alla contestazione sull’aggravante della minorata difesa, i giudici hanno rilevato che i motivi del ricorso erano una “pedissequa reiterazione” di quelli già presentati e puntualmente disattesi dalla Corte d’Appello. Il ricorso in Cassazione non può essere una semplice riproposizione delle stesse difese, ma deve contenere una critica specifica e argomentata delle ragioni esposte nella sentenza impugnata. In mancanza di questa critica, il motivo di ricorso viene considerato non specifico, ma solo apparente, e quindi inammissibile. I ricorrenti, in sostanza, hanno omesso di svolgere la funzione tipica dell’impugnazione di legittimità: censurare i vizi logico-giuridici della decisione di secondo grado.

La discrezionalità del giudice sulla quantificazione della pena

In merito alla presunta eccessività della pena, la Corte ha ribadito un principio cardine: la graduazione della pena è una valutazione di merito che rientra nella piena discrezionalità del giudice. Questo potere discrezionale, esercitato nel rispetto dei principi sanciti dagli articoli 132 e 133 del codice penale (gravità del reato e capacità a delinquere del reo), non è sindacabile in sede di legittimità. La Corte di Cassazione può intervenire solo se la motivazione del giudice di merito è manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva adeguatamente giustificato la propria decisione, rendendo la doglianza manifestamente infondata e, pertanto, inammissibile.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame riafferma con forza i paletti del giudizio di Cassazione. Per evitare una declaratoria di ricorso inammissibile, è essenziale che l’atto di impugnazione vada oltre la mera riproposizione di argomenti già esaminati. È necessario un confronto critico con la motivazione della sentenza d’appello, evidenziandone specifici vizi di legittimità. Allo stesso modo, le censure relative alla quantificazione della pena hanno scarse possibilità di successo se non dimostrano una palese illogicità nel ragionamento del giudice di merito, la cui discrezionalità in materia resta sovrana.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se i motivi presentati sono una mera e acritica ripetizione di quelli già esaminati e respinti nel precedente grado di giudizio, mancando così di una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata.

La Corte di Cassazione può riesaminare la quantità della pena stabilita da un altro giudice?
No, la graduazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito. La Corte di Cassazione non può riesaminare questa decisione, a meno che la motivazione fornita dal giudice di merito non sia palesemente illogica, contraddittoria o del tutto assente.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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