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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per rapina. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi, considerati una mera riproposizione di argomenti già respinti, e sull’errata contestazione del bilanciamento tra attenuanti e recidiva, in contrasto con l’art. 69 del codice penale.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Regole della Cassazione su Motivi Generici e Recidiva

Presentare un’impugnazione in Cassazione richiede rigore e precisione. Non è sufficiente dissentire con una sentenza di condanna; è necessario articolare motivi specifici, pertinenti e non meramente ripetitivi. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga rigettato, sottolineando due principi fondamentali del diritto processuale penale: la specificità dei motivi di ricorso e i limiti nel bilanciamento tra circostanze attenuanti e recidiva.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato contro la sentenza della Corte d’Appello che lo aveva condannato per il reato di rapina. L’imputato basava la sua difesa su due argomentazioni principali. In primo luogo, contestava la qualificazione giuridica del fatto, sostenendo che non si trattasse di rapina. In secondo luogo, criticava la decisione dei giudici di secondo grado di considerare equivalenti le circostanze attenuanti generiche e l’aggravante della recidiva, chiedendo che le prime prevalessero.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato entrambi i motivi di ricorso, giungendo a una declaratoria di inammissibilità. Vediamo nel dettaglio le ragioni che hanno portato a questa decisione.

Il Primo Motivo: un esempio di ricorso inammissibile per genericità

Il primo punto sollevato dal ricorrente è stato giudicato privo di specificità. La Corte ha osservato che le argomentazioni presentate erano una semplice riproposizione delle stesse doglianze già discusse e respinte con motivazioni logiche e giuridicamente corrette dalla Corte d’Appello. La giurisprudenza di legittimità è costante nell’affermare che un ricorso per cassazione non può limitarsi a ripetere le censure già mosse in appello. Deve, invece, instaurare un dialogo critico con la sentenza impugnata, evidenziando specifici vizi logici o errori di diritto. In assenza di questa correlazione critica, il motivo è considerato generico e, di conseguenza, il ricorso è dichiarato inammissibile.

Il Secondo Motivo: il Divieto di Prevalenza delle Attenuanti sulla Recidiva Reiterata

Anche il secondo motivo è stato ritenuto manifestamente infondato. Il ricorrente contestava il bilanciamento tra attenuanti generiche e la recidiva contestata, ritenuto in termini di equivalenza. Tuttavia, la Suprema Corte ha richiamato il dettato normativo dell’articolo 69, quarto comma, del codice penale. Questa norma stabilisce un divieto esplicito: le circostanze attenuanti generiche non possono mai essere ritenute prevalenti sulla recidiva reiterata. La richiesta del ricorrente si scontrava, quindi, con un chiaro limite imposto dalla legge, rendendo la sua doglianza palesemente infondata.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni alla base della decisione della Corte sono cristalline e si fondano su principi consolidati. Un ricorso in Cassazione deve superare un vaglio di ammissibilità che ne testa la specificità e la fondatezza. Nel caso di specie, il primo motivo falliva il test di specificità, essendo una mera riproduzione di argomenti pregressi senza un confronto critico con la decisione impugnata. Il secondo motivo, invece, si infrangeva contro una norma imperativa (l’art. 69 c.p.), che pone un paletto invalicabile al potere discrezionale del giudice nel bilanciamento delle circostanze quando è presente una recidiva qualificata. La Corte ha quindi ribadito che proporre argomenti in palese contrasto con il dato normativo rende il ricorso manifestamente infondato.

Le Conclusioni

La pronuncia in esame rappresenta un importante monito per la redazione degli atti di impugnazione. Dimostra che il ricorso in Cassazione non è una terza istanza di merito, ma un giudizio di legittimità dove ogni motivo deve essere formulato con precisione, pertinenza e in stretta aderenza alle norme sostanziali e processuali. La conseguenza di un ricorso inammissibile non è solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso. Ciò sottolinea la necessità di una valutazione attenta e strategica prima di adire la Suprema Corte, evitando impugnazioni dilatorie o prive di concreto fondamento giuridico.

Perché un ricorso può essere dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è fondato su motivi non specifici, ossia generici, indeterminati o che si limitano a riproporre le stesse ragioni già esaminate e respinte dal giudice precedente, senza una critica puntuale alla decisione impugnata.

È possibile che le attenuanti generiche prevalgano sulla recidiva reiterata?
No, la legge lo vieta espressamente. L’articolo 69, quarto comma, del codice penale stabilisce un divieto esplicito alla prevalenza delle circostanze attenuanti generiche rispetto alla recidiva reiterata.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
Comporta che la sentenza impugnata diventi definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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