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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per sostituzione di persona. La decisione si fonda sulla manifesta genericità dei motivi di appello, che non contenevano una critica effettiva alla sentenza impugnata, ma si limitavano a contestazioni assertive. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la lezione della Cassazione sulla specificità dei motivi

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultima fase del processo penale, un’opportunità cruciale per contestare una condanna. Tuttavia, questa fase è regolata da norme procedurali molto rigide. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci ricorda l’importanza fondamentale della specificità dei motivi di ricorso, pena la dichiarazione di ricorso inammissibile e le relative conseguenze economiche. Analizziamo insieme questa ordinanza per comprendere meglio i requisiti di un’impugnazione efficace.

Il caso in esame: condanna e ricorso

Un individuo, condannato in primo grado e in appello per il reato di sostituzione di persona (previsto dall’art. 494 del codice penale), decide di presentare ricorso per Cassazione. I suoi motivi di impugnazione si basavano principalmente su due punti:

1. Sosteneva che i fatti contestati avrebbero dovuto essere qualificati, al massimo, come delitto di truffa.
2. Contestava la correttezza dell’individuazione della sua persona come autore del reato, ma lo faceva in modo generico e assertivo.

In sostanza, il ricorrente non ha formulato una critica puntuale e argomentata contro la sentenza della Corte d’Appello, ma si è limitato a proporre una diversa interpretazione dei fatti e a sollevare dubbi generici.

La decisione della Suprema Corte: perché il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi presentati e li ha ritenuti ‘patentemente privi della necessaria specificità’. La decisione di dichiarare il ricorso inammissibile si fonda sul fatto che l’impugnazione non può limitarsi a riproporre le stesse questioni già decise nei gradi precedenti o a contestare genericamente la valutazione delle prove fatta dai giudici di merito.

Perché un ricorso sia ammissibile, deve contenere una critica effettiva e puntuale del provvedimento impugnato, evidenziando specifici errori di diritto o vizi logici nella motivazione della sentenza. Nel caso specifico, il ricorrente non ha nemmeno denunciato un ‘travisamento della prova’, ovvero un errore palese del giudice nella lettura di un atto processuale, che è uno dei pochi vizi di fatto che possono essere fatti valere in Cassazione.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte sono chiare e si allineano a un orientamento giurisprudenziale consolidato. Un ricorso è generico, e quindi inammissibile, quando non si confronta specificamente con le ragioni esposte nella sentenza impugnata. Limitarsi ad affermare che ‘le cose sono andate diversamente’ o che ‘il reato è un altro’ senza demolire logicamente e giuridicamente il ragionamento del giudice d’appello, equivale a non presentare una vera e propria impugnazione. La Cassazione non è un terzo grado di giudizio in cui si possono riesaminare i fatti, ma un giudice di legittimità che verifica la corretta applicazione della legge.

Le conclusioni

La dichiarazione di inammissibilità ha avuto due conseguenze dirette per il ricorrente, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale:

1. Condanna al pagamento delle spese processuali: il ricorrente deve farsi carico dei costi del procedimento.
2. Condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende: poiché la Corte ha ravvisato una colpa nell’aver presentato un ricorso palesemente infondato, ha inflitto anche una sanzione pecuniaria di 3.000 euro.

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia, specialmente nelle sue fasi più alte, richiede rigore, precisione e una solida argomentazione giuridica. Un ricorso presentato in modo superficiale o generico non solo è destinato al fallimento, ma comporta anche costi significativi.

Quando un ricorso per Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è privo della necessaria specificità, ovvero quando non contiene una critica effettiva e argomentata contro il provvedimento impugnato, ma si limita a contestazioni generiche e assertive senza confrontarsi con le motivazioni della sentenza precedente.

Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile?
In caso di inammissibilità del ricorso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, se la Corte ravvisa profili di colpa, anche al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000 euro.

È sufficiente contestare genericamente l’identificazione dell’imputato per rendere ammissibile un ricorso?
No, non è sufficiente. Secondo la Corte, contestare in maniera del tutto assertiva la correttezza dell’individuazione dell’imputato, senza nemmeno denunciare un ‘travisamento della prova’ (cioè un errore palese del giudice nell’interpretare una prova), rende il motivo di ricorso generico e quindi inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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