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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 882/2024, ha dichiarato inammissibili i ricorsi di tre imputati contro una sentenza della Corte d’Appello. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi, sulla rinuncia a specifici punti d’appello in secondo grado e sulla corretta applicazione dei principi sul calcolo della pena in caso di reato continuato. La Corte sottolinea che un ricorso inammissibile è quello che non si confronta criticamente con la motivazione della sentenza impugnata, ma si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione Chiarisce i Requisiti di Ammissibilità

Una recente sentenza della Corte di Cassazione Penale (n. 882 del 2024) offre un’importante lezione sui requisiti formali e sostanziali per la presentazione di un ricorso. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per tre imputati, consolidando principi fondamentali in materia di specificità dei motivi, rinuncia e calcolo della pena. Questo provvedimento agisce come un monito per i professionisti del diritto: un appello non può essere una mera riproposizione di argomenti già vagliati, ma deve costituire una critica puntuale e argomentata della decisione impugnata.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una sentenza della Corte di Appello di Catania che aveva confermato la responsabilità penale di diversi soggetti per reati gravi, tra cui associazione a delinquere aggravata da agevolazione mafiosa, corruzione e violazioni fiscali. Tre degli imputati avevano proposto ricorso per Cassazione, lamentando diversi vizi della sentenza di secondo grado. Uno di essi, tuttavia, aveva formalmente rinunciato al ricorso prima della trattazione. Gli altri due avevano sollevato questioni relative al principio del ne bis in idem (divieto di doppio processo) e al calcolo della pena a seguito del riconoscimento della continuazione con altri reati già giudicati con sentenze definitive.

L’Analisi della Corte: Criteri per Evitare un Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato separatamente le posizioni, giungendo per tutti alla medesima conclusione: l’inammissibilità. L’analisi della Corte si è concentrata su tre pilastri fondamentali della procedura penale.

La Rinuncia ai Motivi di Appello: Un Atto Definitivo

Per uno dei ricorrenti, la questione del ne bis in idem è stata troncata sul nascere. La Corte ha rilevato che il difensore, nel precedente grado di giudizio, aveva formalmente rinunciato a questo specifico motivo di appello. Tale rinuncia ha fatto sì che sulla questione si formasse il “giudicato”, impedendo che potesse essere riproposta in sede di legittimità. Questo punto evidenzia come le scelte processuali compiute nei gradi di merito abbiano conseguenze irreversibili.

La Genericità dei Motivi e la Mancata Critica alla Sentenza

Per entrambi i ricorsi esaminati nel merito, la Corte ha riscontrato un vizio comune: la genericità e la natura meramente reiterativa dei motivi. I ricorrenti si erano limitati a riproporre le stesse censure già presentate in appello, senza confrontarsi specificamente con le argomentazioni con cui la Corte territoriale le aveva respinte. La Cassazione ribadisce un principio cardine: il ricorso non è un nuovo giudizio di merito, ma un controllo di legittimità sulla sentenza impugnata. Pertanto, è necessario attaccare la ratio decidendi (la ragione della decisione) del giudice precedente, non semplicemente ripetere le proprie tesi. Questo rende il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza.

La Discrezionalità del Giudice di Merito

Infine, riguardo alla richiesta di concessione delle attenuanti generiche nella massima estensione e al ricalcolo della pena, la Corte ha sottolineato l’ampia discrezionalità del giudice di merito. La decisione di non concedere il massimo beneficio, motivata dal comportamento processuale solo parzialmente collaborativo dell’imputato, è stata ritenuta logica e non censurabile in sede di legittimità. Allo stesso modo, il complesso calcolo della pena per la continuazione tra reati sub iudice e reati già giudicati è stato considerato corretto, in quanto rispettoso dei criteri di legge, del giudicato e del divieto di reformatio in peius.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si fonda sul principio secondo cui il giudizio di Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di merito. L’inammissibilità scatta quando i motivi del ricorso sono ‘aspecifici’ o ‘generici’, ovvero quando non riescono a individuare il punto debole della motivazione della sentenza impugnata. Limitarsi a riaffermare le proprie ragioni, ignorando quelle esposte dal giudice d’appello, equivale a chiedere alla Cassazione un nuovo giudizio sui fatti, compito che non le spetta. La Corte ha inoltre precisato che la rinuncia a un motivo di appello cristallizza la decisione su quel punto, rendendola definitiva e non più contestabile. Sul piano del trattamento sanzionatorio, la sentenza riafferma che la determinazione della pena e delle attenuanti rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, il cui esercizio è sindacabile solo se la motivazione è manifestamente illogica o contraddittoria, vizio non riscontrato nel caso di specie.

Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un’importante guida pratica sulla tecnica di redazione dei ricorsi in Cassazione. La dichiarazione di ricorso inammissibile non è solo una sanzione processuale, ma la conseguenza logica di un’impugnazione che non rispetta la sua funzione di critica vincolata al provvedimento precedente. Per evitare tale esito, è indispensabile che i motivi di ricorso siano specifici, pertinenti e che si confrontino dialetticamente con la sentenza impugnata, evidenziandone le presunte violazioni di legge o i vizi di motivazione in modo chiaro e puntuale.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso è dichiarato inammissibile quando i suoi motivi sono generici e si limitano a ripetere argomentazioni già respinte, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata. L’inammissibilità può derivare anche dalla proposizione di questioni su cui è intervenuta una rinuncia in un grado precedente o che richiedono valutazioni di fatto precluse alla Corte di Cassazione.

È possibile sollevare un’eccezione di “ne bis in idem” (doppio processo) per la prima volta in Cassazione?
No, la sentenza chiarisce che tale eccezione non può essere sollevata in Cassazione se, come nel caso di specie, il motivo di appello relativo a tale questione era stato oggetto di formale rinuncia nel giudizio di secondo grado. Tale rinuncia rende la decisione sul punto definitiva.

Come viene calcolata la pena in caso di “continuazione” tra reati già giudicati e reati ancora da giudicare?
Il giudice deve prima individuare il reato più grave tra tutti quelli in continuazione. La pena inflitta per tale reato costituisce la base, sulla quale vengono poi applicati gli aumenti per i reati ‘satellite’. Nel fare ciò, il giudice può confermare o anche ridurre gli aumenti di pena già stabiliti nelle sentenze definitive, ma deve sempre rispettare il divieto di peggiorare la pena complessiva per l’imputato (divieto di reformatio in peius).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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