Ricorso Inammissibile in Cassazione: Analisi di un Caso Pratico
Quando si presenta un appello alla Corte di Cassazione, è fondamentale che questo rispetti precisi requisiti di forma e di sostanza. In caso contrario, si rischia una dichiarazione di ricorso inammissibile, che non solo impedisce l’esame nel merito della questione, ma comporta anche conseguenze economiche per chi lo ha proposto. Analizziamo un’ordinanza recente per comprendere meglio i criteri applicati dalla Suprema Corte.
I Fatti del Caso
Il caso in esame riguarda un individuo condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello per il reato di violenza o minaccia a un pubblico ufficiale, previsto dall’art. 336 del codice penale. Non accettando la decisione, l’imputato ha presentato ricorso in Cassazione. L’unico motivo di appello verteva sulla corretta qualificazione giuridica dei fatti: secondo la difesa, il comportamento tenuto avrebbe dovuto essere inquadrato nel reato di resistenza a un pubblico ufficiale (art. 337 c.p.), e non in quello contestato.
La Decisione della Corte e il ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione, dopo aver esaminato gli atti, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione ha avuto due conseguenze dirette per il ricorrente: l’impossibilità di ottenere una nuova valutazione dei fatti e la condanna al pagamento delle spese processuali, oltre a una sanzione pecuniaria di tremila euro da versare alla Cassa delle ammende.
Le Motivazioni della Dichiarazione di Inammissibilità
La Suprema Corte ha basato la sua decisione su tre pilastri argomentativi chiari e distinti, che evidenziano i vizi dell’appello presentato.
1. Mancanza di Concreto Interesse ad Agire
In primo luogo, i Giudici hanno ritenuto che il motivo di ricorso fosse privo di un “concreto interesse ad agire”. Questo significa che la richiesta di riqualificare il reato non era supportata da un reale e tangibile vantaggio che ne sarebbe derivato per il ricorrente. L’appello non può essere un mero esercizio teorico, ma deve mirare a un risultato pratico e favorevole.
2. Motivo Meramente Riproduttivo
In secondo luogo, il ricorso inammissibile è stato giudicato “meramente riproduttivo di censure già adeguatamente valutate dai Giudici di merito”. In altre parole, la difesa si è limitata a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte nei precedenti gradi di giudizio, senza introdurre nuovi elementi di diritto o di fatto che potessero giustificare un riesame da parte della Cassazione.
3. Genericità Oggettiva del Ricorso
Infine, il motivo è stato considerato “obiettivamente generico”. L’appello non si confrontava specificamente con la motivazione della sentenza impugnata. Invece di contestare punto per punto le ragioni dei giudici d’appello, il ricorso si limitava a una critica vaga, senza dimostrare dove e perché la decisione precedente fosse errata. La Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito, ma un giudice di legittimità che valuta la corretta applicazione della legge; per questo, i motivi di ricorso devono essere specifici e puntuali.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
L’ordinanza in esame offre una lezione importante: per avere successo in Cassazione, un ricorso deve essere specifico, innovativo e deve dimostrare un interesse concreto alla riforma della sentenza. Limitarsi a ripetere argomenti già sconfitti o formulare critiche generiche porta quasi inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile. Questa decisione non solo rende definitiva la condanna, ma aggrava anche la posizione del ricorrente con ulteriori oneri economici, sottolineando l’importanza di una strategia processuale ponderata e tecnicamente ineccepibile.
Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Secondo questa ordinanza, un ricorso può essere dichiarato inammissibile quando è privo di un concreto interesse ad agire, è meramente riproduttivo di argomentazioni già valutate nei precedenti gradi di giudizio ed è oggettivamente generico, non confrontandosi in modo specifico con le motivazioni della sentenza che si intende impugnare.
Cosa chiedeva specificamente il ricorrente nel suo appello?
Il ricorrente chiedeva una diversa qualificazione giuridica dei fatti per cui era stato condannato, sostenendo che dovessero essere inquadrati nel reato di resistenza a un pubblico ufficiale (art. 337 c.p.) anziché in quello di violenza o minaccia a un pubblico ufficiale (art. 336 c.p.).
Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 33015 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 33015 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 20/06/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME COGNOME nato a CASTELLAMMARE DI STABIA il 21/07/1988
avverso la sentenza del 27/09/2024 della CORTE APPELLO di NAPOLI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
R.G. n. 9257/2025
CONSIDERATO IN FATTO E IN DIRITTO
Visti gli atti, la sentenza impugnata (condanna per il reato previsto dall’art. 336 cod. pe Esaminato il motivo di ricorso, relativo alla corretta qualificazione giuridica dei fa sarebbero riconducibili all’art. 337 cod. pen.:
Ritenuto il motivo inammissibile perché, da una parte, privo di concreto interesse ad agire comunque, meramente riproduttivo di censure già adeguatamente valutate dai Giudici di merito e perché obiettivamente generico rispetto alla motivazione della sentenza impugnata con la quale non si confronta;
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna d ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processual e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 20 giugno 2025.