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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile per tentato furto aggravato. La decisione si fonda sul principio che l’atto di impugnazione non può limitarsi a riproporre le stesse censure del precedente grado di giudizio, ma deve confrontarsi criticamente e specificamente con le motivazioni della sentenza impugnata. In caso contrario, il ricorso è considerato generico e, di conseguenza, inammissibile.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Sottolinea l’Importanza della Specificità dei Motivi

Presentare un appello non significa semplicemente riproporre le proprie ragioni. Un’impugnazione, per essere valida, deve contenere una critica argomentata e puntuale alla decisione che si contesta. Lo ha ribadito la Corte di Cassazione con una recente ordinanza, dichiarando un ricorso inammissibile perché si limitava a ripetere le stesse argomentazioni già respinte nel grado precedente, senza un reale confronto con la motivazione della sentenza d’appello. Analizziamo questo caso per capire le implicazioni pratiche di questo fondamentale principio processuale.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato in primo e secondo grado per tentato furto aggravato dall’esposizione del bene alla pubblica fede e per un altro reato minore. La pena inflitta era di quattro mesi e quindici giorni di reclusione, oltre a una multa.

Contro la sentenza della Corte d’Appello, l’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per cassazione. Il motivo principale del ricorso era la presunta violazione di legge e la carenza di motivazione riguardo alla mancanza di una condizione di procedibilità, ritenuta necessaria per avviare l’azione penale.

L’Analisi della Corte di Cassazione e il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha stroncato sul nascere le doglianze del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. Il problema non risiedeva nel merito della questione sollevata, ma nella forma stessa dell’atto di impugnazione. I giudici supremi hanno osservato che il ricorso non faceva altro che reiterare le medesime considerazioni critiche già presentate nell’atto di appello avverso la sentenza di primo grado.

La Corte d’Appello aveva già fornito una risposta logica e congrua, spiegando che la condizione di procedibilità non era necessaria in quanto il reato di furto era aggravato dall’esposizione del bene alla pubblica fede (art. 625 n. 7 c.p.). Tale aggravante rende il reato procedibile d’ufficio, senza bisogno della querela della persona offesa. Il ricorso in Cassazione ignorava completamente questa motivazione, limitandosi a riproporre la tesi originaria.

La Funzione dell’Impugnazione e il Principio di Specificità

La decisione si basa su un principio cardine del nostro sistema processuale: la funzione tipica dell’impugnazione è quella della critica argomentata avverso il provvedimento che si intende contestare. Non è un’occasione per un terzo riesame della vicenda, ma un dialogo critico con la decisione del giudice precedente.

Gli articoli 581 e 591 del codice di procedura penale stabiliscono, a pena di inammissibilità, che i motivi di impugnazione devono indicare specificamente:
1. Le ragioni di diritto.
2. Gli elementi di fatto che sorreggono ogni richiesta.

Il contenuto essenziale di un’impugnazione è, quindi, un confronto puntuale con le argomentazioni del provvedimento impugnato, evidenziando le ragioni del proprio dissenso. Se il motivo di ricorso non si confronta con la motivazione della sentenza, come nel caso di specie, viene meno la sua unica funzione e si destina inevitabilmente all’inammissibilità.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando la sua costante giurisprudenza. Un ricorso per cassazione che riproduce e reitera gli stessi motivi già presentati in appello e motivatamente respinti in secondo grado, senza confrontarsi criticamente con gli argomenti del provvedimento impugnato, è inammissibile. Tale atto si limita a una lamentela generica su una presunta carenza o illogicità della motivazione, tradendo la funzione stessa del ricorso di legittimità.

Di conseguenza, non solo il ricorso è stato respinto, ma il ricorrente è stato anche condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di euro 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende, come previsto dalla legge in caso di inammissibilità.

Conclusioni: L’Importanza di un Ricorso Specifico

Questa ordinanza offre una lezione cruciale per tutti gli operatori del diritto. La preparazione di un atto di impugnazione richiede un’analisi approfondita e mirata della sentenza che si intende contestare. Non è sufficiente essere convinti delle proprie ragioni; è indispensabile smontare, punto per punto, il ragionamento del giudice precedente, evidenziandone gli errori di diritto o i vizi logici. Un ricorso “fotocopia” o generico non solo è inutile, ma comporta anche conseguenze economiche negative per l’assistito. La specificità e la pertinenza non sono mere formalità, ma l’essenza stessa del diritto di difesa in sede di impugnazione.

Perché un ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte nel precedente grado di giudizio, senza confrontarsi criticamente e specificamente con le motivazioni della sentenza d’appello.

Cosa significa che un motivo di ricorso deve essere “specifico”?
Significa che l’atto di impugnazione deve indicare in modo puntuale le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che fondano il dissenso, instaurando un confronto diretto con le argomentazioni contenute nel provvedimento che si contesta. Non può essere una lamentela generica.

In questo caso, perché l’argomento sulla mancanza della condizione di procedibilità è stato respinto?
L’argomento è stato respinto perché il reato di tentato furto era contestato con l’aggravante dell’esposizione del bene alla pubblica fede. Questa circostanza rende il reato procedibile d’ufficio, cioè perseguibile dallo Stato senza la necessità di una querela da parte della persona offesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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