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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per il reato di molestie (art. 660 c.p.). Il ricorso è stato giudicato generico e manifestamente infondato poiché criticava la valutazione delle prove in modo astratto, senza indicare vizi specifici. La decisione conferma la sentenza di merito, basata su testimonianze corroborate, e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Sottolinea l’Importanza della Specificità dei Motivi

Un ricorso inammissibile è spesso l’esito di un’impugnazione che non rispetta i rigidi requisiti formali e sostanziali previsti dalla legge. Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come la genericità dei motivi di appello conduca non solo al rigetto, ma anche a significative conseguenze economiche per il ricorrente. Il caso analizzato riguarda una condanna per molestie, ma i principi espressi dalla Corte hanno una valenza generale nell’ambito della procedura penale.

I Fatti di Causa: dalle Molestie al Processo

La vicenda giudiziaria trae origine da una serie di episodi di molestie subiti da una donna tra il 2018 e il 2020. L’imputato, inizialmente accusato di atti persecutori, è stato condannato dal Tribunale di Milano per la contravvenzione di cui all’art. 660 del codice penale (molestia o disturbo alle persone). Il Tribunale, dopo aver riqualificato il reato, ha condannato l’uomo al pagamento di una ammenda di quattrocento euro e al risarcimento dei danni in favore della parte civile, liquidati in mille euro. La decisione di primo grado si fondava sulle dichiarazioni della persona offesa, ritenute attendibili e corroborate dalla testimonianza del suo compagno e da documentazione sanitaria.

L’Appello in Cassazione e le Doglianze della Difesa

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un unico motivo: la violazione dei criteri legali di valutazione della prova e il vizio di motivazione. Secondo la difesa, la sentenza impugnata era carente, in quanto non avrebbe adeguatamente illustrato le ragioni per cui il reato di molestie dovesse ritenersi effettivamente consumato. Inoltre, si contestava la mancanza di una valutazione critica delle testimonianze della persona offesa e del suo compagno, considerate le uniche fonti di prova a carico.

L’importanza della specificità nel ricorso

Il punto cruciale sollevato dalla difesa verteva sulla presunta assenza di un’analisi approfondita degli elementi costitutivi del reato, sia dal punto di vista materiale che psicologico. In sostanza, si accusava il giudice di merito di non aver adeguatamente ‘pesato’ la credibilità delle dichiarazioni che formavano il quadro probatorio.

La Decisione della Corte: un ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile perché generico e, comunque, manifestamente infondato. Questa decisione ha comportato non solo la conferma della condanna, ma anche ulteriori sanzioni per il ricorrente.

Le Motivazioni: la Genericità come Vizio Capitale

La Suprema Corte ha spiegato che, contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, la sentenza del Tribunale aveva ricostruito in modo analitico i fatti. Il giudice di merito aveva basato la sua decisione sulle dichiarazioni della vittima, rafforzate da riscontri esterni (la testimonianza del compagno e la documentazione sanitaria). Il Tribunale aveva correttamente accertato la storicità degli episodi ingiuriosi, la loro attitudine molesta e la presenza degli altri elementi richiesti dall’art. 660 c.p., come la pubblicità dei luoghi e il carattere petulante della condotta.

La Cassazione ha bollato il ricorso come astratto e ipotetico. Il ricorrente si era limitato a dolersi della valutazione giudiziale in termini generali, senza indicare sotto quale specifico profilo l’analisi delle prove fosse incompleta o deficitaria. Non aveva fornito ragioni concrete per cui i testimoni avrebbero dovuto essere considerati inattendibili, né aveva individuato specifici vizi logici nel ragionamento del giudice. In assenza di critiche puntuali e circostanziate, l’impugnazione si risolve in una mera richiesta di rivalutazione del merito, inammissibile in sede di legittimità.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche di un Ricorso Inammissibile

La declaratoria di inammissibilità ha avuto conseguenze economiche severe per l’imputato. Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, è stato condannato al pagamento delle spese processuali. Inoltre, a causa della colpa nell’aver proposto un’impugnazione priva di fondamento, è stato condannato a versare la somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Infine, è stato obbligato a rifondere le spese legali sostenute dalla parte civile, ammessa al patrocinio a spese dello Stato. Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: un ricorso, specialmente in Cassazione, deve essere un atto tecnico preciso, che individui vizi specifici della decisione impugnata, e non una generica contestazione dell’operato del giudice.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Secondo la sentenza, un ricorso è dichiarato inammissibile quando è generico e manifestamente infondato, ovvero quando si limita a criticare la valutazione delle prove in termini astratti e ipotetici, senza indicare specifici profili di incompletezza o vizi logici nel ragionamento del giudice.

Cosa si intende per ricorso “generico”?
Un ricorso è “generico” quando non indica in modo specifico perché l’apprezzamento probatorio del giudice sarebbe errato, per quali ragioni i testimoni dovrebbero essere ritenuti inattendibili o sotto quale preciso aspetto il ragionamento della sentenza impugnata sarebbe viziato. In pratica, manca di critiche puntuali e circostanziate.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali, al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende (nel caso di specie, 3.000 euro) e alla rifusione delle spese legali sostenute dalla parte civile costituita nel giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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