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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, dichiara un ricorso inammissibile perché si limitava a ripetere gli stessi motivi già respinti dalla Corte d’Appello. La sentenza sottolinea che un ricorso deve contenere una critica specifica e argomentata al provvedimento impugnato, non una mera riproposizione di doglianze generiche. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile in Cassazione: La Genericità Costa Cara

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultima fase del processo penale, un momento cruciale in cui si contesta la legittimità di una sentenza. Tuttavia, non basta semplicemente dissentire dalla decisione precedente. La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale: un ricorso inammissibile è quello che si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello, senza una critica specifica e argomentata. Analizziamo questa decisione per capire le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello per il reato previsto dall’articolo 291-bis del codice penale. L’imputato era stato condannato a due anni di reclusione e a una multa di 77.400,00 euro. Contro la sentenza di secondo grado, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, basandolo su due motivi principali: la presunta violazione dell’articolo 5 del codice penale e un vizio di motivazione della sentenza riguardo al giudizio di colpevolezza.

L’Analisi della Corte: Perché il Ricorso è Inammissibile?

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso totalmente inammissibile, senza entrare nel merito delle questioni sollevate. La decisione si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale che impone requisiti di specificità molto stringenti per le impugnazioni.

La Regola della “Critica Argomentata”

Il fulcro della decisione risiede nella funzione stessa dell’impugnazione. La Cassazione chiarisce che l’atto di ricorso non può essere una semplice riproduzione dei motivi d’appello. La sua funzione è quella di sottoporre al giudice di legittimità una “critica argomentata” avverso il provvedimento impugnato. Ciò significa che il ricorrente deve confrontarsi direttamente con le ragioni esposte nella sentenza di secondo grado, indicando specificamente perché quelle motivazioni sono errate in diritto o viziate logicamente. Riproporre le stesse doglianze, ignorando di fatto la motivazione della Corte d’Appello, svuota il ricorso della sua funzione essenziale.

L’Irrilevanza dei Motivi Generici

Nel caso specifico, la Corte ha osservato che i motivi del ricorso erano una “pedissequa reiterazione” di quelli già dedotti in appello e puntualmente disattesi. La sentenza di secondo grado aveva già spiegato, ad esempio, perché non potesse essere invocata l’ignoranza inevitabile della legge, data la presenza di un precedente specifico a carico dell’imputato. Il ricorso, non confrontandosi con questa specifica argomentazione, è risultato generico e, pertanto, inammissibile. Lo stesso vale per il secondo motivo, definito “totalmente generico” perché non articolava in alcun modo la doglianza.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte di Cassazione si basa sulla necessità di preservare la funzione del giudizio di legittimità. Accettare ricorsi che non si confrontano con la decisione impugnata trasformerebbe la Cassazione in un terzo grado di merito, compito che non le spetta. Le norme procedurali (artt. 581 e 591 c.p.p.) richiedono, a pena di inammissibilità, che i motivi di impugnazione indichino specificamente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto a sostegno. Un ricorso che si limita a copiare e incollare i motivi d’appello viene considerato “apparente” e non “specifico”, poiché omette di criticare il ragionamento del giudice che ha già valutato quegli stessi argomenti. Questa rigidità formale garantisce che solo le questioni di legittimità pertinenti e ben formulate vengano esaminate, assicurando l’efficienza del sistema giudiziario.

Le Conclusioni

La decisione in esame offre una lezione chiara: la redazione di un ricorso per Cassazione richiede un’analisi critica e puntuale della sentenza di appello. Non è sufficiente essere in disaccordo; è indispensabile smontare, pezzo per pezzo, il ragionamento del giudice precedente. In caso contrario, il ricorso sarà dichiarato inammissibile, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione a favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000,00 euro. Per i professionisti legali, questo rappresenta un monito a non trattare il ricorso come una mera formalità, ma come un atto tecnico che richiede la massima specificità e un confronto diretto con la decisione che si intende impugnare.

Quando un ricorso per Cassazione viene considerato inammissibile?
Un ricorso per Cassazione è dichiarato inammissibile quando, tra le altre cose, si limita a ripetere passivamente gli stessi motivi già presentati e respinti in appello, senza formulare una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata.

Cosa significa che i motivi di ricorso devono essere “specifici”?
Significa che l’atto di impugnazione deve indicare chiaramente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che giustificano la richiesta, confrontandosi puntualmente con le argomentazioni della decisione che si contesta, invece di essere generico.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La parte che ha proposto il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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