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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per minaccia aggravata. La genericità dei motivi di appello e la gravità del fatto, commesso con un’arma da fuoco, hanno portato a un ricorso inammissibile, precludendo anche la possibilità di dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione e comportando la condanna al pagamento di una sanzione.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

Nel processo penale, la presentazione di un ricorso è un momento cruciale che richiede precisione e rigore. Quando i motivi di appello sono vaghi, generici o non pertinenti, il rischio è quello di vedersi dichiarare il ricorso inammissibile. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio delle conseguenze di un ricorso mal formulato, sottolineando come l’inammissibilità precluda anche la possibilità di far valere l’eventuale prescrizione del reato.

I Fatti del Caso: Minaccia Aggravata e Condanna

Il caso trae origine da una condanna emessa in primo grado e parzialmente riformata in appello. L’imputato era stato riconosciuto colpevole del reato di minaccia aggravata, ai sensi dell’art. 612, secondo e terzo comma, del codice penale. La Corte d’Appello, pur concedendo la sospensione condizionale della pena, aveva confermato la responsabilità penale dell’individuo. La condotta contestata era particolarmente grave: l’imputato aveva utilizzato una pistola, esplodendo un colpo per terrorizzare la vittima.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso per Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. Errata valutazione degli elementi del reato: Si contestava la sussistenza degli elementi oggettivi e soggettivi del reato di minaccia, lamentando un vizio di motivazione da parte dei giudici di merito.
2. Mancata applicazione della particolare tenuità del fatto: L’imputato riteneva che la sua condotta dovesse rientrare nell’ambito di applicazione dell’art. 131-bis c.p., che prevede la non punibilità per fatti di minima offensività.
3. Mancata concessione delle attenuanti generiche ed eccessività della pena: Si lamentava un trattamento sanzionatorio troppo severo e il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche in misura prevalente sull’aggravante.

La Decisione della Corte: un Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi, dichiarando il ricorso nel suo complesso inammissibile. La decisione si fonda su argomentazioni precise che evidenziano le carenze dell’atto di impugnazione.

Il primo motivo è stato giudicato inammissibile per la sua genericità e per aver introdotto deduzioni nuove, mai proposte in appello. Inoltre, la Corte ha ritenuto le motivazioni delle sentenze di primo e secondo grado adeguate e logicamente coerenti.

Il secondo motivo, relativo alla tenuità del fatto, è stato considerato manifestamente infondato. I giudici hanno sottolineato come la gravità della condotta, caratterizzata dall’uso di una pistola e dall’esplosione di un colpo per intimidire, fosse del tutto incompatibile con l’istituto della particolare tenuità.

Infine, il terzo motivo è stato dichiarato inammissibile perché non si confrontava con la sentenza impugnata: la Corte d’Appello aveva effettivamente concesso le attenuanti generiche, bilanciandole in equivalenza con l’aggravante contestata. La motivazione sulla pena è stata ritenuta sufficiente e non illogica.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nel principio, consolidato in giurisprudenza, secondo cui un ricorso inammissibile crea una barriera invalicabile all’esame di altre questioni, inclusa l’estinzione del reato per prescrizione. La Corte ha ribadito che l’inammissibilità del ricorso preclude la possibilità di rilevare d’ufficio la prescrizione maturata dopo la sentenza d’appello.

Questo principio processuale è fondamentale: un’impugnazione non può essere utilizzata come mero strumento per guadagnare tempo in attesa della prescrizione. Deve essere fondata su motivi specifici, pertinenti e non generici. In caso contrario, non solo non viene esaminata nel merito, ma cristallizza la condanna e impedisce l’applicazione di cause estintive del reato. La condanna dell’imputato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000,00 euro a favore della Cassa delle ammende è la diretta conseguenza di questa inammissibilità.

Le Conclusioni

Questa ordinanza serve da monito sull’importanza della tecnica redazionale e della sostanza giuridica nei ricorsi. Un ricorso basato su doglianze generiche o che si limita a esprimere un mero dissenso rispetto alla ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito è destinato a essere dichiarato inammissibile. Le conseguenze sono gravi: non solo la condanna diventa definitiva, ma si perde anche la possibilità di beneficiare di eventuali cause estintive del reato, come la prescrizione. Per gli operatori del diritto, ciò significa che ogni motivo di ricorso deve essere attentamente ponderato, specifico e supportato da precise ragioni di fatto e di diritto, evitando argomentazioni vaghe che non supererebbero il vaglio di ammissibilità della Suprema Corte.

Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Significa che il ricorso non può essere esaminato nel merito perché manca dei requisiti formali o sostanziali richiesti dalla legge. Ad esempio, i motivi possono essere troppo generici, non pertinenti alla decisione impugnata o presentati fuori termine.

Se un reato si prescrive dopo la sentenza d’appello, la Cassazione può dichiararlo estinto anche se il ricorso è inammissibile?
No. Secondo l’ordinanza, l’inammissibilità del ricorso per cassazione preclude la possibilità per la Corte di rilevare d’ufficio l’estinzione del reato per prescrizione, anche se questa è maturata dopo la sentenza d’appello.

Perché la Corte non ha concesso l’applicazione della particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
La Corte ha ritenuto la condotta dell’imputato di notevole gravità, poiché aveva utilizzato una pistola ed esploso un colpo per terrorizzare la vittima. Tale gravità è stata considerata incompatibile con l’istituto della particolare tenuità del fatto, che si applica solo a condotte di minima offensività.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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