LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per violazione della legge sugli stupefacenti. I motivi sono stati ritenuti generici e meramente riproduttivi di censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, la cui motivazione è stata giudicata logica e coerente. La decisione sottolinea l’importanza di formulare motivi di ricorso specifici per evitare una declaratoria di inammissibilità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e il Dovere di Specificità

Un ricorso inammissibile rappresenta una delle insidie più comuni nel processo penale e la sua declaratoria comporta conseguenze significative. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito i principi fondamentali che regolano l’ammissibilità dei ricorsi, sottolineando come la genericità e la mera riproposizione di argomenti già vagliati non possano superare il filtro di legittimità. Questo caso offre uno spaccato chiaro su come la Corte valuta i motivi di impugnazione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Palermo. La ricorrente era stata condannata per un reato previsto dall’art. 73 del Testo Unico sugli Stupefacenti (d.P.R. 309/1990), una norma che punisce la produzione, il traffico e la detenzione illecita di sostanze stupefacenti. Sentendosi ingiustamente condannata, la parte decideva di adire la Suprema Corte di Cassazione, ultimo grado di giudizio, per far valere le proprie ragioni.

I Motivi del Ricorso e il Rigetto della Cassazione

L’impugnazione si fondava essenzialmente su due motivi principali, entrambi attentamente esaminati e infine respinti dalla Corte.

Primo Motivo: Presunta Violazione di Legge e Vizi di Motivazione

La difesa sosteneva che la sentenza d’appello fosse viziata sia per violazione di legge sia per difetti nella motivazione riguardo all’affermazione della responsabilità penale. Tuttavia, la Cassazione ha ritenuto tale motivo infondato. Secondo gli Ermellini, la Corte territoriale aveva motivato la propria decisione in maniera “logica, coerente e puntuale”. Questo giudizio implica che il ragionamento dei giudici di secondo grado era stato esauriente, privo di contraddizioni e ben ancorato agli elementi processuali, rendendo la critica della ricorrente non meritevole di accoglimento in sede di legittimità.

Secondo Motivo: un ricorso inammissibile per Ripetitività

Il secondo motivo di ricorso verteva sulla mancata riqualificazione del fatto in un’ipotesi di minore gravità (prevista dal comma 5 dell’art. 73) e sulla mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche. Anche in questo caso, la Corte ha respinto la censura, qualificandola come “meramente riproduttivo di profili di censura già adeguatamente vagliata e disattesa”. In altre parole, la difesa non aveva introdotto nuovi argomenti, ma si era limitata a riproporre le stesse questioni già discusse e respinte con argomenti giuridici corretti dal giudice del merito.

Le Motivazioni: la Genericità come Causa di Inammissibilità

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella valutazione complessiva dell’impugnazione come “generica”. La Corte ha sottolineato che il ricorso era “manca di indicare – se non con affermazioni assolutamente apodittiche – gli elementi pretermessi dal giudice del merito e utili all’accoglimento della stessa”.

Questo passaggio è fondamentale. Per essere ammissibile, un ricorso per cassazione non può limitarsi a una critica astratta o a una semplice riproposizione delle difese svolte nei precedenti gradi. Deve, invece, individuare in modo specifico e dettagliato i punti della sentenza impugnata che si ritengono errati, spiegando perché il ragionamento del giudice sarebbe viziato e quali elementi fattuali o giuridici sarebbero stati trascurati o mal interpretati. In assenza di tale specificità, il ricorso si risolve in un tentativo di ottenere un nuovo giudizio sul fatto, cosa preclusa in sede di legittimità.

Le Conclusioni: Conseguenze della Dichiarazione di Inammissibilità

L’esito del giudizio è stata la dichiarazione di ricorso inammissibile. Tale pronuncia comporta due importanti conseguenze per la ricorrente:

1. La condanna al pagamento delle spese processuali.
2. La condanna al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista proprio per i casi di impugnazioni inammissibili, volta a scoraggiare ricorsi dilatori o manifestamente infondati.

Questa ordinanza funge da monito sull’importanza di redigere ricorsi per cassazione tecnicamente rigorosi e puntuali, capaci di dialogare criticamente con la motivazione della sentenza impugnata, anziché limitarsi a ripetere argomentazioni già sconfessate.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile, come in questo caso, se è generico, ovvero se si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nei gradi di giudizio precedenti senza muovere critiche specifiche e dettagliate alla sentenza impugnata.

Cosa significa che la motivazione di una sentenza è ‘logica, coerente e puntuale’?
Significa che il giudice ha esposto le ragioni della sua decisione in modo chiaro, senza contraddizioni e analizzando in modo specifico tutti gli elementi rilevanti, rendendo il suo ragionamento giuridico solido e non censurabile in sede di legittimità.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile?
La parte che presenta un ricorso dichiarato inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati