LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una condanna per stupefacenti. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi, che si limitavano a riproporre censure già respinte in appello e a sollecitare una rivalutazione delle prove, attività preclusa in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Conferma la Condanna per Genericità dei Motivi

Quando si presenta un ricorso in Cassazione, è fondamentale che i motivi siano specifici e pertinenti. Un recente provvedimento della Suprema Corte ha ribadito questo principio, dichiarando un ricorso inammissibile perché meramente ripetitivo e finalizzato a una nuova valutazione dei fatti, attività non consentita in sede di legittimità. Questa ordinanza offre uno spunto prezioso per comprendere i limiti dell’impugnazione e le conseguenze di un appello mal formulato.

Il caso in esame: un appello contro una condanna per stupefacenti

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Napoli, che aveva confermato una condanna per un reato legato agli stupefacenti. L’imputato, tramite il suo difensore, ha sollevato un unico motivo di ricorso, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione in relazione all’affermazione della sua responsabilità penale. In particolare, la difesa contestava la mancata riqualificazione del fatto in un’ipotesi di minore gravità, come previsto dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti (d.P.R. 309/1990).

La decisione della Cassazione sul ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Secondo i giudici supremi, il motivo presentato era del tutto generico. Invece di individuare specifici errori di diritto nella sentenza impugnata, l’appellante si era limitato a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. La Corte ha sottolineato come l’appello fosse meramente contestativo e mirasse a ottenere una rivalutazione delle risultanze istruttorie, un compito che spetta esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non alla Corte di Cassazione, che opera come giudice di legittimità.

Le motivazioni della Corte

La motivazione della Corte si fonda su principi consolidati della procedura penale. In primo luogo, un ricorso per cassazione non può essere una semplice riproposizione dei motivi d’appello. Deve, invece, evidenziare in modo puntuale e critico gli errori giuridici o i vizi logici della decisione impugnata. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva già ampiamente motivato le ragioni per cui non era possibile applicare l’ipotesi del fatto di lieve entità, basandosi su elementi concreti come la quantità e la qualità della sostanza stupefacente e le modalità dell’azione.

In secondo luogo, la Cassazione ribadisce che il suo ruolo non è quello di un “terzo grado di giudizio” sui fatti. La valutazione delle prove, come le testimonianze o le perizie, è preclusa in sede di legittimità. Chiedere alla Suprema Corte di riconsiderare questi elementi equivale a snaturare la sua funzione, che è quella di garantire l’uniforme interpretazione e la corretta applicazione della legge.

Conclusioni: le implicazioni pratiche

La dichiarazione di inammissibilità del ricorso ha comportato per il ricorrente non solo la conferma definitiva della condanna, ma anche l’obbligo di pagare le spese del procedimento e di versare una somma di tremila euro alla Cassa delle Ammende. La Corte ha specificato che tale condanna è giustificata dal fatto che non si potevano escludere profili di colpa nella proposizione di un ricorso palesemente infondato.

Questa ordinanza serve da monito: la redazione di un ricorso per cassazione richiede rigore tecnico e la consapevolezza dei limiti del giudizio di legittimità. Un’impugnazione basata su critiche generiche o su una richiesta di riesame dei fatti è destinata a essere dichiarata inammissibile, con conseguenze economiche negative per l’imputato.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché era privo di specificità, si limitava a riproporre censure già valutate e respinte dal giudice di merito e mirava a ottenere una nuova valutazione delle prove, attività non consentita in sede di legittimità.

Cosa significa che un ricorso è ‘meramente riproduttivo’ di censure già vagliate?
Significa che il ricorso non introduce nuovi e specifici argomenti di diritto, ma si limita a ripetere le stesse obiezioni che erano già state presentate, esaminate e motivatamente respinte nella sentenza del grado di giudizio precedente.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile?
La persona che presenta un ricorso dichiarato inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, tremila euro) da versare alla Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati